«Note» firmate Bresson

Il grande regista pubblica una sua «guida al cinema» Il grande regista pubblica una sua «guida al cinema» «Note» firmate Bresson A 80 anni si diverte a Sulle prime sembra di ringiovanire d'un mezzo secolo nel ritrovare le serrate polemiche e le fredde coordinate che davano alla -settima arte- un suo fondamento teorico. Forse l'ha già addirittura sostenuta qualcuno la superiorità del cinematografo, nuovo modo di sentire, nei confronti del cinema che sarebbe la meccanica proiezione del teatro filmato. Eppure leggendo le Note sul cinematografo che Robert Bresson pubblica in traduzione italiana presso Marsilio (traduzione Ginevra Bompiani. 126 pagine, 14 mila lire), non si avverte la minima sensazione di stucchevole. Il regista più giovane del mondo con i suoi ottant'anni si diverte a insegnare senza la pretesa d'in ventare lo specifico filmico. Persino nel modo stesso di presentare le sue deduzioni — aforismi, scarabocchi, battute che spesso sono battutale — l'austero creatore di Un condannato a morte è fuggito e di Pickpocket non dimentica di parlare a un pubblico che la sovrabbondanza d'immagini ha reso pesante, privo di curiosità. Quindi non si tratta d'un diario di lavorazione né d'una prolusione da accade mia; al contrario leggiamo provocazioni schiette e scooriamo indicazioni inequivocabili. A volte monsieur Bresson si dà il piglio di una massaia autoritaria: -Appiattire le immagini (come con un ferro da stiro), sema attenuarle». E si nega dolciastre divagazioni: -Quando basta un violino non usarne due-. O ancora: -Quel die è passato attraverso un'arte e ne ha serbato l'impronta, non può più entrare in un'altra-. Questa battuta introduce il concetto durissimo d'una d insegnare senza pretese Bresson. un maestr chiara distinzione tra palcoscenico e -set... tra una commedia e un film (Sul palcoscenico un cavallo, un cane che non sia di gesso o di cartone, mette a disagio. Contrariamente al cinematografo, cercare una verità nel reale è funesto al teatro-). A un certo punto il credente Bresson intitola appunto alla fede l'essenza stessa del cinematografo che significherebbe -ininterrottamente credere-, mentre l'impiego di teatro e cinema si riduce a un'alternanza del credere e del non credere. La situazione non concede vie d'uscite. -Un attore che viene dal teatro non può che («Quando basta un violi o severo e caustico portare con sé le convenzioni, la morale e i doveri verso la sua arte-. Non dimentichiamo allora che Bresson batte continuamente vie nuove nella sua scoperta del cinematografo, non ricor rendo mai a divi quanto piuttosto a visi inediti, a temperamenti d'eccezione Ricordiamo magari che raggiungere il lirismo e la commozione attraverso l'interpretazione d'un asino non è riuscito a nessuno nella sto ria dell'arte (da rivedere, in qualche televisione gentile il finale di Au hasard. Baithazar). Debussy, ci provoca Bresson. -suonava la sua musica no non usarne due») con il piano chiuso-. Conviene, insiste, infischiarsi d'una cattiva reputazione: -Temine piuttosto una che non potresti sostenere-. Infine: -E' perché canta sempre la stessa cannone che l'usignolo è così ammirato?-. Naturalmente, accanto al riserbo, emerge una linea costruttiva. Fondamentale il rapporto tra l'occhio, che in genere è superficiale, e l'orecchio, profondo e inventivo (-11 fischio di una locomotiva imprime in noi la visione di un'intera stazione-). E magari, d'improvviso, via libera a un ricordo per esemplificare senza neppure nominarlo U senso del montaggio {-Qualche giorno fa, traversando i giardini di NotreDame, incrocio un uomo i cui occhi colgono dietro di me qualcosa che io non posso vedere e s'illuminano d'improvviso. Se, contemporaneamente all'uomo, avessi visto la giovane donna e i ba7nbini verso i quali si mise a correre, quella faccia felice non mi avrebbe tanto colpito-). Un qualcosa d'inespresso finisce col giovare al cinematografo non come fa X, divo celeberrimo, -dai lineamenti stranoti, troppo intelligibili-. Probabilmente hanno ragione i contadini quando vuotano lo stagno per arrivare all'essenziale, cioè avere i pesci. E per ultimo, da parte di un regista che tanto rilievo ha dato al sonoro, eccolo annunciare la soppressione della musica per servirsi del silenzio come elemento di composizione e strumento di emozione (-Dirlo per onestà-). Rivolta a tutti, la citazione dotta e ideologia sincera: - Vogliono trovare la soluzione là dove non vi è che enigma-. E' di Pascal. Piero Ferona

Persone citate: Bresson, Debussy, Ginevra Bompiani, Piero Ferona, Robert Bresson