Diplomazia al lavoro per evitare la guerra commerciale con Tripoli di Emilio Pucci

Dopo il blocco dei beni libici deciso dalla magistratura Dopo il blocco dei beni libici deciso dalla magistratura Diplomazia al lavoro per evitare la guerra commerciale con Tripoli Una battaglia che per ora si combatte a colpi di carta da bollo e minacce di ritorsioni - Almeno venti aziende stanno per decidere ulteriori iniziative legali ROMA — Non sarà una settimana di Ferragosto tranquilla per le ditte creditrici della Libia, per i giudici che hanno disposto il sequestro dei beni libici in Italia, per le banche che si sono viste sequestrare i depositi, per gli avvocati, per la Farnesina e per l'ambasciata di Tripoli a Roma. Appena sette miliardi non versati hanno scatenato una «guerra legale- che rischia di trasformarsi in una -guerra commerciale- tra l'Italia e la Libia. Un evento che le diplomazie di Roma e di Tripoli vogliono evitare a tutti i costi. Una vicenda sempre più intricata, con probabili nuovi clamorosi sviluppi. La battaglia, che per ora si combatte a colpi di carta da bollo e minacce verbali, ha preso il via da un geometra lombardo, La concessione Sergio Buzzi, desideroso di essere saldato al più presto dai libici. La magistratura milanese ha accolto la sua istanza decidendo di bloccare i beni del Paese nordafricano presso le banche italiane (Comit. Credit, Bnl. Banco di Roma e Ubae). In ognuna di queste cinque banche sono stati -congelati- 7 miliardi per un totale di 35 miliardi. Immediata la protesta del governo di Tripoli che prepara controricorsi e arriva a minacciare ritorsioni commerciali. A fianco dei clienti libici protestano le banche Italiane. Ma il guaio è che sono almeno venti le aziende dell'Italia Settentrionale che. vantando crediti nei confronti di imprese statali libiche, hanno preso contatti con l'avvocato Enzo Marazzi, il legale che la scorsa settimana ha promosso l'azio¬ stabilita dal tribun ne giudiziaria per conto di Buzzi. Queste imprese si sono consorziate e prima di Ferragosto si riuniranno per decidere ulteriori iniziative legali. Sono in vista dunque nuovi colpi di scena. Le autorità libiche non stanno a guardare e sono già passate al contrattacco. Dopo le dure proteste verbali dell'ambasciatore Abdulrahman Shalgam (-11 sequestro cautelativo è un provvedimento ingiusto e sbagliato. Chiederemo un forte risarcimento per danni morali e materiali-), e la lettera al governatore della Banca d'Italia Ciampi, nei prossimi giorni il governo di Gheddafi presenterà, tramite l'avvocato Edmondo Zappacosta. il ricorso alla magistratura di Milano. I libici giudicano illegittimo ed esagerato il sequestro dei ale della libertà loro beni. Tripoli, afferma l'ambasciatore Shalgam. ha sempre onorato i suoi debiti e continuerà a farlo. Ora «piccete questioni economiche possono far esplodere, specie quando sono strumentalizzate dalla stampa, cose piii grandi e possono costituire un precedente pericoloso-, E il governatore della banca centrale libica nella lettera a Ciampi chiede come sia possibile sequestrare beni delle banche libiche per un debito che non è loro, ma di aziende statali di Tripoli. La risposta di via Nazionale non è nota nei particolari ma, a quanto si dice, Ciampi si sarebbe limitato ad osservare che le cinque banche italiane presso le quali sono depositati i beni sotto sequestro si stanno muovendo in difesa dei loro clienti libici. A livello ufficiale c'è dunque grande prudenza e la speranza che tutto possa risolversi in tempi brevi, senza ulteriori complicazioni commerciali o. addirittura, politiche, dopo le gravi tensioni del mesi scorsi tra Libia e Italia. Alla Farnesina, infatti, la complicata vicenda è attentamente seguita, ma finora non c'è stata alcuna necessità di intervento. Dal ministero degli Esteri si tende a minimizzare la portata della vertenza. La soluzione dovrà comunque trovarsi fuori dalle aule del tribunale dal momento che le udienze sono state fissate per il maggio '87. La schiarita potrebbe venire proprio dal ricorso libico contro il sequestro cautelativo. Un intervento per chiedere U dissequestro dell'eccedenza (35 miliardi contro i 7 richiesti), lascia capire l'avvocato Marazzi, sarebbe già un elemento per avviare un contatto con le autorità di Tripoli. La storia potrebbe quindi chiudersi entro il mese. Comunque, questa vicenda sottolinea una volta di più i problemi delle nostre aziende che operano in Paesi -ad alto rischio-. Oli imprenditori, con in testa il presidente degli industriali di Torino, Giuseppe Pichetto. reclamano un maggiore impegno del governo. Emilio Pucci