Nel pianeta Anarchia

Chi sono, cosa dicono a Carrara, Milano, Torino, Pietra Ligure Chi sono, cosa dicono a Carrara, Milano, Torino, Pietra Ligure Nel pianeta Anarchia Va in vacanza llpro€esso contro la mafia Che ne pensano di Bresci? - Tra Bakunin e Mazzini: l'eredità di un'idea e la città del futuro Punk e politica -1 «nipoti» del regicida non considerano importante dedicargli un monumento Oggi ultima udienza a Palermo: si riprenderà il 4 settembre - D bilancio dei primi sei mesi che aveva preso parte alla guerra civile spagnola e che sul finire dei suoi giorni, alcuni anni fa. il basco nero sui capelli argentati, vendeva libri usati in corso Vinzaglio di fronte alla questura, prediligendo le pubblicazioni anarchie e offrendole anche senza compenso. Oggi nella città •sabauda» per definizione, gli anarchici si sfumano piuttosto verso gruppi .anti» perché per lo più ignorano Bakunin. I nomi dei clubs. anche se tale denominazione è impropria, suonano come «macchia nera», «collettivo avaria» e altri ancora. Di recente, i punk-anarchici avevano chiesto al Comune una sede. L'assessore alla Gioventù. Giampiero Leo, rileva: -Non è facile accontentarli per il problema degli spazi ma sono aperto e disponibile avendo verificato che i giovani di "luce nera" hanno dato buone prove nel settore musica e cinema. Ho trovato in loro un impegno valido». Da Ravenna, in un sottofondo di musica rock. Romano Bella. 17 anni, ci racconta al telefono: -Siamo cinque amici, tutti punk, e ci qualifichiamo anarchici per la scelta di vita che abbiamo fatto. Vorremmo stare più insieme, in comune diciamo, ma per ora siamo costretti a trascorrere ore in discoteca. Non abbiamo contatto con associazioni o con partiti e non ne cerchiamo-. La distinzione netta, ben marcata, fra punk e anarchici, l'avevamo riscontrata a Carrara e nella zona all'intorno per il filone storico che riporta la tradizione anarchica senza surrogati. Si può constatarlo specialmente a Gragnana «anarchica irriducibile come il marmo». Alcuni cognomi si riallacciano là a matrici lontane e i nomi come Libertario. Libera, Oberdan. Ideale, sono frequenti. Nel camposanto di Turìgliano. presso il quale dovrebbe venire eretto il monumento a Bresci, sono sepolti Gino Lucetti e Stefano Vatteroni. che nel 1926 a Roma attentarono a Mussolini. Lucetti era scalpellino e proveniva dalla Francia. Il Duce era in auto. quell'U settembre, arrivava da via Nomentana ed era appena giunto a Porta Pia. La bomba. una Sipe. feri alcuni passanti. Mussolini disse poi di aver pensato a un sasso che avesse urtato la vettura. Tra le tombe degli anarchici o considerati tali vi è pure quella di Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano nel 1969 nel corso delle indagini per l'attentato di Piazza Fontana. Non mancano le donne anarchiche. Paola Menconi. 45 anni, ex assessore socialista al Bilancio, votò per il monumento a Bresci -per averne uno bello. Gli altri qui a Carrara, sono brutti, basta guardarli». I giovani sono ovviamente diversi dall'ottantatreenne Ugo Mazzucchelli. il patriarca del marmo che con l'idea di eternare Bresci ha suscitato la rovente discussione che riempie di sé l'estate. Giancarlo Elia ha 26 anni: -Lavoro a Massa — dice — ma vengo spesso a Carrara. Non ho mai preso parte a manifestazioni e non mi occupo di politica. Se mi domandano se sono anarchico dico di si perché da queste parti lo sono tutti». la di Bresci e tanto meno a quella di Bakunin. -E' proprio la non unitarietà, comunque, a esprimere l'individualismo libertario che contrasta, almeno in apparenza, con i grandi partiti di massa che hanno sempre guardato gli anarchici con sospetto o con odio», è l'opinione di Gianni Pagano, milanese. 24 anni. -Basta vedere che fine hanno fatto sotto tutte le dittature e come sono stati trattati anche nelle più solide democrazie». Difficile identificare questi giovani con la Fai. la federazione anarchica italiana sorta nel 1945. oppure con la federazione comunista libertaria o con la Fagi. la federazione giovanile, o con i gruppi anarchici federati. -Che anarchia sarebbe mai se accettassimo una struttura e dipendessimo da una gerarchia?», domanda Massimo Abriani. di Cinisello Balsamo, che conclude: -Mi trovo benissimo con i punk i quali, secondo me, sono i veri anarchici di oggi». Nella capitale lombarda, che a qualcuno potrebbe sembrare forse più disponibile a tarde risonanze reattive a Bava Beccaris e al periodo che vide maturare il gesto di Bresci, la «topografia anarchica» non è molto dissimile da quella di Torino, dove l'anarchismo si esprime in gruppuscoli che con il solco della tradizione bresciana hanno ben poco da spartire. In corso Vittorio Emanuele l'alto monumento al «Re galantuomo» è, come sta inciso alla base, sul retro, «dono di Re Umberto I». Mano ignota vi ha aggiunto nei giorni scorsi «Viva Bresci» e, come firma, la A iniziale di anarchia. Nelle ultime ore si è provveduto a erigere uno steccato di legno che lascia visibile il nome del re ma copre quello del suo assassino, tracciato più in basso, nell'attesa di ripulire la pietra. Torino è anarchica? Risponde Andrea Parisi, 22 anni, onerario e studente serale: «£ro ancora ragazzino e già leggevo gli opuscoli che mi passava "Margherita", ma non ho mai scritto nulla sui muri e non ho mai ucciso o pensato di uccidere nessuno». «Margherita» era il soprannome di un «idealista rivoluzionario», come si definiva. giuristi, avrebbe potuto essere suddiviso in tanti dibattimenti (11 prof. Giandomenico Pisapia è stato uno dei più critici nei riguardi, appunto, dei processoli!). Difensore di numerosi imputati, fra i quali Francesco Madonia ed Andrea Di Carlo, nomi di spicco nel gotha mafioso, l'avv. Frino Restivo è del parere che si sia andati avanti celermente -soprattutto per la lealtà dei difensori, a dimostrazione della volontà di concludere nei tempi più brevi, auspicando che ciò possa coincidere con le esigenze di giustizia». Per l'avv. Restivo, -gli avvocati della difesa hanno rimediato, con il loro sacrificio personale e il senso di responsabilità, ai guasti provocati da questa nuova moda di imbastire processi con milioni di pagine e schiere di imputati». Non sono mancati in questi sei mesi episodi clamorosi, come quando l'avv. Giovanni Natoli e l'avv. Ivo Reina, legali di parecchi imputati, tentarono la ricusazione del presidente Giordano (pm in passato in parecchi processi di mafia, ma alla sua prima esperienza come presidente nel ramo penale) che a loro avviso aveva condotto con parzialità un interrogatorio. Risolto positivamente il «caso», il processo è quindi proseguito senza troppi sussulti ma con parecchi momenti di forte tensione come quando sono stati interrogati Michele Greco detto il «papa» accusato di decine di delitti, ricchissimo proprietario di agrumeti che fino a qualche anno addietro frequentava politici, imprenditori, aristocratici. Catturato i'8 marzo nelle campagne dì Caccamo a 40 chilometri da Palermo, Michele Greco era latitante da 4 anni (lo è ancora il fratello minore Salvatore soprannominato «senatore» per la sua propensione alla politica). Dovranno essere nuovamente processati, stavolta a Catania, per il delitto Chinnici. La prima sezione della Corte di Cassazione ha annullato i primi due gradi di giudizio svoltisi a Caltanissetta e conclusisi con la condanna all'ergastolo dei Greco. Per la Cassazione i primi due processi furono condotti con superficialità e le condanne furono decise in mancanza di prove. Altri momenti clou gli interrogatori dei «pentiti» o «dissociati» Buscetta e Contorno, e ancora di Luciano Liggio e Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Baiamone, tutti considerati influenti membri della super-commissione che comanda la mafia. In una lunga intervista in esclusiva al «Giornale di Sicilia» ed air-Europeo». Liggio, condannato all'ergastolo con sentenza definitiva per l'assassinio dei medici Michele Navarra e Giovanni Russo, afferma che in carcere si dedica a studi di sociologia e di tecniche agrarie, di filosofia indiana e di teologia. Secondo Liggio le sue disavventure con la giustizia sono aumentate da quando egli rifiutò di sostenere un «golpe». Della droga Liggio dice: «Non so neanche cosa sia, ne ho letto sui giornali». -Il mio mito l'ha creato la polizia, sostenuta dai giornalisti», afferma anche l'ex Primula rossa di Corleone che per sedici anni, tra il '50 e il '60, riuscì a sfuggire alle ricerche degli inquirenti. DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Oggi ultima udienza: poi va in vacanza il maxiprocesso alla mafia dopo 83 udienze nell'arco di sei mesi, dal 10 febbraio scorso. Attorno all'aula bunker costruita accanto al carcere dell'Ucciardone verrà mantenuto l'eccezionale servizio di sicurezza con autoblindo e continue perlustrazioni del perimetro carcerario. C'è sempre il timore di un'incursione tipo commandos e non si dimentica che i boss del braccio operativo della supercommissione al vertice della mafia sono ancora tutti latitanti: Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, per cominciare, i due luogotenenti di Luciano Liggio che Tommaso Buscetta e «Totuccio» Contorno hanno descritto come i più pericolosi, e poi Pino Greco detto «Carpuzzedda», Mario Prestifilippo, «Nitto» Santapaola. Si riprenderà il 4 settembre con altri testi citati dall'accusa (in totale sono 726) e quasi certamente salirà sul pretorio anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il quale nei giorni scorsi ha invitato il presidente della Corte d'assise Alfonso Giordano a convocarlo perché vuol chiarire le ragioni che hanno spinto il Comune a costituirsi parte civile contro le cosche che per anni, insanguinando ie strade della città, hanno arrecato danni gravissimi all'immagine di Palermo, oltre ad aver terrorizzato la gente. E si andrà quindi avanti con la discussione, che si prevede impegnerà a fondo giudici e avvocati, con gli imputati aggrappati alle sbarre nelle 30 gabbie costruite a semicerchio nell'aula verde del bunker costato oltre 40 miliardi. A metà del maxiprocesso, il più affollato dibattimento nella storia giudiziaria italiana, con 567 rinviati a giudizio, è ancora impossibile tracciare un bilancici II maxiprocesso, nella migliore delle ipotesi, durerà altri sei mesi, almeno fino al febbraio del 1987 e nel frattempo andrà a finire che gruppetti di accusati otterranno la scarcerazione per decorrenza dei termini, un evento previsto del resto dai magistrati che hanno istruito il mastodontico processo che, secondo il parere di molti PIETRA LIGURE — -Mazzini era ligure, come me, e forse anche per questo a 26 anni mi riconosco nel suo pensiero ma, come architetto sia pure esordiente, non mi sarebbe mai i>enuto in testa di fare un monumento a Bresci. Sono anarchico, culturalmente soprattutto, forse non politicamente visto che non voglio aver a che fare con i partiti, pur sempre cardini di un sistema.. Cosi dice Alfredo Priverno. neo laureato in architettura, abitante a Pietra Ligure, il quale ci è di aiuto nel tentativo di tracciare un ritratto, per molti versi appena sbozzato, forse addirittura improbabile, di un giovane anarchico d'oggi. Esiste, è attuale? Vi sono cioè giovani attratti dall'anarchia oppure essa è ormai retaggio di pochi, entrati da tempo nel corridoio della terza età? L'interrogativo si ripropone dopo quanto è stato detto sul monumento a Bresci. l'assassino di Umberto I. in progetto a Carrara. Aggiunge Priverno: 'Mi sento giovane, anche per l'età. Già dieci anni fa fondai, sema quattrini, un notiziario anarchico ciclostilato che aveva per testata A.G. che sembrava voler dire "Azione giovane" ma che in realtà derivava dalle Iniziali di Antonio Gallenga, il parmigiano il quale propose nel 1833 a Mazzini — ex documenti storici non lo smentiscono — di recarsi a Torino per uccidere Carlo Alberto. Il disegno poi non si realizzò, direi per fortuna poiché avrebbe gettato su Mazzini una pesante ombra. Il velleitarismo di Gallenga comunque mi piacque, anche se direi che egli fu un "pentito" della prima ora, considerando che in seguito scrisse molte cose rivoltandosi contro Mazzini. L'anarchismo oggi? Direi che i giovani sono tutti anarchici, anche se non possiamo chiamarli tali una volta cresciuti. L'idea del monumento a Bresci però non mi va giù — prosegue Priverno — perché come architetto i monumenti non li concepisco nell'urbanistica moderna. Vogliamo prepararci al Duemila? Vogliamo ideare case, edifici, città per il futuro? Conserviamo allora i monumenti che abbiamo, specialmente se hanno un significato, un valore artistico, ma non fabbrichiamone di nuovi. Questo lo dico come pensatore libertario. Se a Carrara lianno tanto marmo, lo possono impiegare diversamente». L'ombra di Mazzini, -libe rata da ogni condizionamento rivoluzionario è accolta fra quelle dei padri della Patria», sfiora anche Silvio Giacobini, savonese, che al bollettino A.G. diede la sua collaborazione. Afferma: -La carta d'identità di un giovane anarchico c'è e la si può tracciare ma non risponde a schemi prefabbricati. Non ho nessuna tessera e non sono iscritto a niente. Se lo fossi, non mi sentirei di professarmi anarchico e mazziniano. Il monumento a Bresci mi lascia indifferente. Non ho studiato molto, ma ho letto un po' di tutto. Secondo me l'anarchia lascia liberi, vuole che gli uomini siano liberi, non li uccide e non costruisce monumenti. L'idea del monumento è lontana da me come le Piramidi. Non erano forse monumenti? Qualcuno ha scritto che erano delle tombe. Io direi: appunto». Si profila cosi l'immaginetipo di un anarchismo giovane che non assomiglia a quel¬ qpmdtccgcGahttmcFirnlcrsecAmsc Renzo Rossotti