Manipolatori di cervelli di Dacia Maraini

Paura dì altre Cernobil Paura dì altre Cernobil Manipolatori di cervelli Dacia Maraini: « ROMA — •Non c'è molto da essere ottimisti, a guardarsi intorno». Difficile dar torto a Dacia Maraini, quando dice che siamo circondati da guai e che dunque occorre parecchio coraggio, oltre che un pizzico di incoscienza, per sperare in un nuovo millennio dagli inizi radiosi. La scrittrice, oltretutto, sembra quasi affezionata alla, sua véna pessimista, e aggiunge con decisione che pensare all'anno 2001 con 1 dati reali di oggi, induce a formulare anche ipotesi di odissee catastrofiche. Riesce a immaginare come sarà l'Italia quando si affaccerà al primo anno del Terzo Millennio? • Conoscendo il nostro Paese, non sarà molto cambiato. Purtroppo saremo allo stesso punto, staremo ancora lì a discutere se fare un governo con un ministro socialista in più o uno democristiano in meno. Assisteremo alle stesse liti e alle stesse storie desolanti». Ma la società, almeno quella, sarà cambiata? •Penso che la società italiana, nei suoi caratteri generali, non cambierà molto. Ho la sgradevole sensazione che faccia un passo avanti e uno indietro. Il nostro in realtà, sotto sotto è un paese conservatore, nonostante l'apparenza di grandi movimenti; e ho paura che nel 2001 non sarà cambiato un gran che». Non crede nemmeno che le donne avranno finalmente il giusto spazio? Non è proprio ipotizzabile, nel 2001, una donna alla presidenza della Repubblica? •Si, potrebbe anche succedere, ma non significherebbe ugualmente molto, perché per cambiare veramente le cose non basta che ci sia un ministro o un presidente donna. Niente cambierà s Bisogna che anche gli uomini modifichino i loro valori, che cambi almeno un po' la mentalità e lo stile delle persone, della politica, dei rapporti sociali. Ci vuole una femminilizzazione, cosa che non si ottiene facilmente, e comunque non si fa cambiando il sesso ai ministri, è un processo più radicale e profondo». Così, il primo giorno del prossimo millennio vedrà esattamente le stesse cose dei precedenti? •Esattamente, no. Ma molto simile, si. Se non sarà pane, sarà panfocaccìa». Ma un cambiamento dovrà pur esserci, se non altro perché saranno trascorsi quindici anni. In quale campo lo vede più probabile? • Gli unici cambiamenti sono proprio quelli che mi fanno paura. Le più probabili novità riguardano l'ambiente, e il mio timore fondato è che andrà peggiorando l'avvelenamento generale. Ci stiamo avvelenando con le nostre mani. Ogni giorno sentiamo cose mostruose sull'uso incosciente dei materiali inquinanti, sul pericolo per i mari, le acque, la terra. Questo mi preoccupa molto, e da qui al 2001 tutto lascia pensare die le cose peggioreranno. Potrebbero essere avvenute altre Cernobil, tra l'altro». U tempo che manca a quella data fatidica verrà sprecato? Avremo una qualità della vita peggiore dell'attuale? •Diciamo che esistono grandi pericoli, e il più serio è proprio quello di autoavvelenamento. Se non faremo esplodere la bomba atomica, se non ci sarà la tersa guerra mondiale, ma si continuerà a costruire centrali atomiche, ciò non potrà che portare disastri». Almeno qualche bella novità, dovrà pur esserci nel fu¬ e non in peggio» (Freud aveva previst Fare previsioni è un mestiere difficile. Ciò non toglie che si azzardino ipotesi sul proprio 'campo di interessi. Nel mio caso, la psicoanalisi. Che cosa succederà nel 2001? Forse non molti sanno che lo stesso Freud, con la circospezione e il senso di realtà che era alla base della sua vita e della sua. opera, pensava nel 1938 che «in futuro qualcuno ci insegnerà come influenzare direttamente, con speciali sostanze chimiche, le quantità energetiche e la loro ripartizione nell'apparato psichico». Una tesi sconcertante e nello stesso tempo inquietante perché in fondo anch'egli. che era sempre stato molto, ma molto scettico sul valore della terapia, aveva capito che la cura con mezzi psicologici non era il tratto fondante della psicoanalisi. E si tenga presente che turo. Non le pare? jlLo cosa bella è che per fortuna ci sono nel mondo persone meravigliose, e che ne nascono sempre di nuove. Punto molto sugli esseri umani che hanno il sentimento della vita, che pensano agli altri, che non vogliono soltanto arraffare e soggiogare. Ci credo, e la mia fiducia è che siano sempre dì più». E per lei, per la scrittrice Dacia Maraini? • Vado verso la vecchiaia, dunque non guardo al futuro come attesa di grandi felicità. Penso al mio lavoro, mi auguro che dia dei frutti. Spero che il 2001 sia per me il momento della raccolta, dopo tanti anni di lavoro. Ma non so nulla, e forse è vero che sono un po' pessimista, ma potrebbe andare male anche in questo mio campo». g.P- U <EUB<S&& UN FREWF* HBi i sto che con speciali so Freud lavorava con tempi molto ridotti e non saprei veramente cosa penserebbe se egli oggi fosse testimone di terapie analitiche che superano i 10 anni senza che il terapeuta e il paziente si domandino che cosa stanno facendo. Sono del parere che il futuro della psicoanalisi si debba scorgere non nel suo valore curativo ma solo nella sua eventuale capacità preventiva. Dna obiezione molto frequente che mi sento fare è resistenza di decine di scuole e sono sempre costretto a fare lo stesso discorso, che non bisogna impressionarsi in quanto si tratta sempre di modalità più o meno diverse che guardano a un solo aspetto del problema. Si ha quindi ragione se si tratta di fermarsi al particolare, ma si ha torto quando quel particolare rischia di diventare una totalità. Si dimentica facilmente che anche in altre discipline scientifiche, specialmente nel passato, si doveva accontentarsi di varie spiegazioni per lo stesso fenomeno, ma poi prima o poi sorge sempre qualche mente illuminata che, dall'assieme delle parti anche contrastanti e ferocemente nemiche, riesce a trovare un elemento unificatore per mezzo del quale, se le osservazioni parziali sono giuste, possono prendere posto all'interno di una teoria più generale. Attualmente però gli psicoanalisti, e uso il termine nell'accezione più vasta, passano il loro tempo più a dire che ognuno di loro ha ragione rispetto agli altri piuttosto che porsi di fronte alla realtà psicologica e cercare di capire le sue leggi generali. Se noi riusciremo a capire perché una persona si com¬ stanze chimiche...) promette psicologicamente, senza che la sua fisiologia mentale sia alterata, si potrà sicuramente fare qualcosa perché le condizioni ambientali di base possano essere corrette, così come oggi riusciamo a salvarci da certe malattie attraverso la vaccinazione. Non penso si tratti di una utopia perché di fatto si sono già capite tante cose per quello che riguarda il mondo dell'infanzia. Il futuro della psicoanalisi è quindi una comprensione più completa del funzionamento mentale. Per quanto riguarda Jung, come del resto Freud, non è possibile dire che cosa rimarrà ma certo è impossibile che venga cancellato dalla memoria di coloro i quali si occuperanno della prevenzione delle malattie mentali. Jung è stato grandissimo nel momento in cui, dopo che Freud aveva approfondito la comprensione delle nevrosi, si è immerso nello studio dei processi di integrazione psicologica, non riguardanti più soltanto i disturbi nervosi ma l'uomo nella sua totalità. Ed è giunto a formulare la teoria del processo di individuazione, come riscatto dell'uomo rispetto a un assetto sociale anonimo e collettivo. E Lacan? Bisogna sempre tenere a mente che un pensiero va avanti se altri sanno raccoglierlo. E un pensiero va avanti soltanto se ha delle linee di sviluppo. Se non le ha. diventa una religione rivelata che va difesa con i denti e la spada. Le cose dette e scritte da Lacan, una volta decifrate, ci dicono in quale direzione vuole andare? Alcuni esempi recenti ci danno una indicazione che nessuno vorrebbe raccogliere. Aldo Carotenuto

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