2001, Odissea nella Penisola... di Marco Tosatti

2001, Odissea nella Penisola 2001, Odissea nella Penisola Quasi un gioco da spiaggia: proviamo a immaginare che cosa ci riserveranno ancora gli ultimi quindici anni di questo secolo Pericoli dentro di noi Il politologo Tamburrano: «De Mita e Craxi litigheranno ancora per Palazzo Chigi». Il pei e le trattative Usa-Urss Cambierà fa Chiesa? «frati marciatori», femfe-convenfi, parroci di colore, il Papa, a 80 anni, continuerà a viaggiare Il Duemila si avvicina a passi da gigante; è oramai dietro l'angolo. In queste settimane di mezza estate ne abbiamo visto delle anticipazioni sfrecciare per le strade delle nostre città e sui litorali delle nostre spiagge. Alludo ai caschi di tutti i colori e di tutte le fogge, che nascondono i volti dei motociclisti. C'è chi li porta slacciati, chi infilati sul braccio come un giocatore di calcio americano. A torso nudo o con scollature vertiginose, in bikini o in slip, i nuovi centauri col casco assomigliano un poco a marziani, a esseri umani semi-meccanici: personaggi della fantascienza divenuti realta, anticipazioni del Duemila prossimo venturo. Protetti dall'anonimato, resi più spavaldi dalla presunzione di sicurezza, i cascoprotetti sì gettano nella mischia del traffico con una strafottenza che lascia sconcertati pedoni e automobilisti. Lo spettacolo è nuovo, per certi versi affascinante. Uno strumento concepito per dettare prudenza, per ingabbia. re impeti troppo pericolosi, si è rapidamente trasformato in fiera delle vanità e in sfoggio di virtuosismi. Se da questo piccolo segnale volessimo partire per un immaginario viaggio alle soglie del Duemila, potremmo rassicurarci sul nostro futuro. Lo spettro della robotizzazione universale è uno spettro innocente e giocherellone che riesce a umanizzare la tragedia: addolcendola con le inesauribili risorse della fantasia, del look e dei travestimenti. Del resto è difficile immaginare per i prossimi quindici anni cambiamenti più radicali di quelli che ci hanno investito nei quidici anni che ci stanno alle spalle. E" perciò molto probabile che nei prossimi anni noi italiani ci dedicheremo soprattutto a metabolizzare i cambiamenti che già ci sono stati: a comprenderne la radicalità e la pervasività. Le radici di ciò che saremo e di quello che divente remo le abbiamo già piantate; anche se oggi non tutti ce ne siamo resi conto. Siamo diventati tutti enormemente più attivi e intraprendenti: più assetati di scelte e di opportunità, più immediatamente reattivi agli impulsi e alle spinte che ci circondano. Siamo anche più instabili, meno sicuri, più incerti. Le classi sociali, cosi come la maggior parte di noi adulti le abbiamo conosciute quando siamo nati e ci siamo formati, stanno scomparendo, Non scompaiono beninteso le differenze e gli squilibri, ma è scomparso il sentimento soggettivo della loro immutabilità e della loro ineluttabilità. E la scomparsa di questo sentimento ispira comportamenti e atteggiamenti diversi da quelli dì sempre nelle varie sfere della vita: a scuola come nel lavoro, nei rapporti familiari come nella militanza politica. Si è più disposti a studiare, a cambiare lavoro e residenza. Le relazioni familiari sono più instabili perché le si vogliono fondate sui sentimenti piuttosto che sulla natura o sulla tradizione. Le scelte politiche diventano esse stesse più labili perché si presume o si spera di poterle fondare sulla propria personale capacità di giudizio e di valutazione piuttosto che sulla fedeltà a una scelta fatta una volta per sempre. Insomma, se si guarda e si ascolta il mondo che ci circonda, il Duemila che si avvicina ci si presenta con un volto molto umano, ancorché celato dal colori e dalle fogge di un casco. Il pericolo che incombe sta piuttosto dentro di noi e consiste soprattutto nel fatto che ciascuno di noi, quasi ebbro del nuovo sentimento di libertà che lo pervade, non riesce a percepire la necessità di costruire con gli altri le nuove regole della convivenza civile che sostituiscano o si affianchino alle antiche che sono morte o si sono affievolite. E' per l'appunto questa la frontiera del nostro Duemila: ricostruire regole all'altezza del nuovo tipo di traffico sociale che si è formato nei quindici anni che ci stanno alle spalle. Giovanni Bechelloni ROMA — Come sarà la politica nel 2001? Giuseppe Tamburrano, presidente della Fondazione Menni e •politologo» di mestiere, racconta i più probabili scenari politici in cui si muoveranno l'Italia e il mondo, varcata la soglia del terzo millennio. Sarà soltanto la seconda volta nella storia che l'umanità avrà coscienza d'aver toccato una data fatidica... Quando si avvicinava l'anno Mille, ai diffusa la convinzione che avrebbe segnato la line del mondo: ci furono scene di panico e terrore, la gente credette alla profezia. Adesso, a disianza di un millennio, siamo più smaliziati, non crediamo alla line del mondo. Però, le parole "anno Duemila", fanno impressione». Eppure a quella scadenza mancano soltanto quindici anni. Infatti, se anziché chiedere cosa succederà nel 2001, il che evoca scenari apocalittici, domandi cosa accadrà tra quindici anni, la gente é portata a rispondere: cosa vuoi che possa succedere?». Cerchiamo allora di immaginare lo scenario politico, semplicemente tra quindici anni. «Certamente quella notte sarà speciale, si faranno grandi cenoni, i fuochi d'artificio non si conteranno. Ma restiamo alla politica e facciamo un salto Indietro di quindici anni. Se nel 1971 ci avessero chiesto come sarebbe siato II mondo o l'Italia nel 1986, avremmo risposto con un sorriso: come vuoi che sarà? E a pensarci ora, avremmo fatto bene. Quindici anni fa infatti, il governo si reggeva su un'intesa tra de e psi: un'Intesa rissosa, ma quella era giudicata necessaria e senza alternative; il partito comunista era In mezzo al guado; americani e russi trattavano. Grosso modo, gli scenari di allora non erano molto diversi da quelli di oggi». Facciamo adesso un salto In avanti, di altri quindici anni. Nel complesso, sono comunque tanti anche per I nostri politici. «Se immaginiamo I protagonisti di oggi da qui a quindici anni, beh, salvo incidenti non auspicabili. De Mita e Craxi saranno ancora sulla breccia. Cori la longevità del politìcf italiani — pensiamo a Partirli o Andreottl— / due saranno certamente sulla breccia. E probabilmente tra quindici anni avremo Craxi e De Mita che continuano a litigare, nel quadro di un'Intesa necessaria». E I comunisti? «/ comunisti cambiano non da quindici, ma da quarantadue anni. Già nel 1944, dopo II ritorno di Togliatti dalla Russia, si diceva che il pei ai era socialdemocratlzzato, perché aveva scelto la via parlamentare e non voleva più tare la rivoluzione. Se da quarantadue anni stanno cambiando, è probabile che tra quindici staranno cambiando ancora. Sempre a metà del guado, saranno». E lo scenario mondiale, Stati Uniti e Unione Sovietica? •Quindici anni la trattavano, oggi trattano. Probabilmente anche nel 2001 avremo una riunione in corso a Ginevra». Torniamo a casa nostra. Chi occuperà Palazzo Chigi nel 2001? •Immaginiamo II pentapartito, con i comunisti sempre In mezzo al guado che non possono essere un'alternativa, e questi cinque che fanno la solita maggioranza necessaria. Se trovano una regola in base alla quale ripartire la poltrona di Palazzo Chigi in rapporto al voti, I calcoli sono presto fatti. Con questo nuovo manuale Cencelll, spettano tre anni alla de, uno al psi e un altro per I tre laici. Avremo che il Duemila Unisce con la de, e inizia con Craxi. Saremo nuovamente alla presidenza socialista, nel pieno rispetto dell'alternanza». Da far impallidire l'eterno ritorno del sempre uguale, di nietzschiana memo rial Professor Tamburrano, tutto ciò sarà molto realistico, ma non le sembra di eccedere con lo scetticismo su «come vanno la cose di questo mondo»? «Ed lo infatti, dal momento che il 2001 è comunque una data speciale, non vorrei trattarlo come un anno qualunque, e preferisco lasciarmi andare ad un po' di Immaginazione, a previsioni influenzate dalle speranze». Bene, ricominciamo. Come sarà 10 scenario politico italiano all'inizio del terzo millennio? >Socialisti e democristiani continuano a litigare, finendo col rompere definitivamente: è probabile; 11 pei esce finalmente dal guado e approda alla riva socialdemocratica; si realizza finalmente questa benedetta riforma della Costituzione e delle leggi elettorali per tare un nuovo Stato; e forse. Il 2001 comincia con un governo CraxiOchetto-Spadollnl. Può darsi, perché no?». Andiamo avanti. E l'Europa, il reato del mondo, la pace? •L'Europa, Invece di continuare a litigare sul latte e sui cereali, si unisce. L'Europa orientale, con Gorbaciov che mantiene le promesse, diventa più autonoma. Russi e americani, protetti ciascuno da un proprio scudo spaziale, smantellano gli arsenali nucleari. I palestinesi possono avere una patria, se I viaggi che si stanno tacendo si infittiscono, non solo In Marocco. Il Libano finalmente pacificato. Le guerre tra Iran e Irak, e l'Invasione sovietica in Afghanistan, finite». Tutto questo è davvero possibile? «Ori sii Tutto questo ò possibile. E' un'Immaginazione non proprio astratta, é fondata non soltanto sulla speranza». Ma non è un po' troppo? •Forse sì. Però, se alla fine dell'anno Mille si diceva che ci sareb¬ CITTA' DEL VATICANO — Come sarà la Chiesa del Duemila? Le previsioni sono facili, e difficili allo stesso tempo, a causa del singolare carattere di questa istituzione, che sembra non cambiare mai, e in realtà un po' cambia sempre. Allora invitiamo i lettori a un gioco: noi prospetteremo degli «scenari», e saranno loro a decidere, in base al loro intuito, e alla loro esperienza, che cosa è scherzo, e che cosa potrà essere reale. Nel Duemila, Giovanni Paolo n avrà ottantanni, e presumibilmente non avrà smesso di viaggiare. Sarà stato dodici volte in Africa, più di venti in America Latina* avrà compiuto il suo primo viaggio a Cuba, e nella Cina Popolare. Sarà ancora in attesa del Visto del Cremlino per andare in Lituania; ma come è noto, non solo la Chiesa ha tempi decisionali lunghi, e svolte cosi impercettibili che sembrano dritte come una fucilata. Marcinkus sarà alla guida dello Ior. In compenso ci saranno voci sempre più insistenti, di ottima fonte, sulla volontà dei vertici pontifici di be stata la fine del mondo, se la fine del secondo millennio ci portasse tutto quanto abbiamo appena detto, quella sì, in termini romaneschi, sarebbe la fine der monnol». Gianni Pennacchi dare un nuovo assetto alle Finanze vaticane. Altre voci, anche queste di ottima fonte, daranno per imminente una riforma della Curia, n card. Siri sarà ancora arcivescovo di Genova, E si parlerà molto di una prossima ristrutturazione dell'Osservatore Romano, per renderlo più mordente e aggressivo. Addentriamoci ancora più avanti, nel primo secolo dopo il Millennio, oltre la sua metà. Al Vaticano Terzo non sarà passata, con un esiguo scarto di non placet, la proposta di trasferire il centro operativo della Chiesa Cattolica in Africa, a Kinshasa, lasciando a Roma una funzione di rappresentanza e di grande centro liturgico. La Chiesa . cattolica nel frattempo sarà infatti composta quasi in prevalenza di fedeli dell'America Latina e del Continente Nero. Nonostante la «riapertura» con la Cina, «l'operazione Asia», un gigantesco sforzo missionario in cui saranno state spese per vari lustri le forze migliori di alcuni movimenti laici molto ferventi, come CI e Opus Dei, avrà solo scalfito la tradizionale impermeabi- lità del continente alla conversione cristiana. In Europa, a parte ciò che resterà dei gruppi molto omogenei e ferventi, la situazione sarà di sostanziale minoranza. Nuovo paganesimo, sessoconsumismo con qualche tentativo isolato ma significativo di adorazione di feticci, scristianizzazione, oltre all'ateismo statalizzato, si saranno consolidati, riducendo gli spazi anche per le forme di cristianesimo anonimo, o di «appartenenza parziale». Negli Stati Uniti sarà giunto a livelli parossistici il fenomeno delle nuove religioni, create ormai a livello familiare: ogni famiglia, una setta diversa. Alcuni ordini religiosi saranno composti quasi completamente da esponenti dell'Asia, dell'Africa e del nuovo mondo. Alcuni saranno scomparsi, o in via di sparizione, mentre, viste le esperienze degli ultimi decenni del '900 in campo di protesta antinucleare, ecologica e pacifista, saranno creati ordini di «frati marciatori», raccolti in tende anziché conventi. E in Europa, Italia compresa, le parrocchie saranno tenute in molti casi da sacerdoti di colore. Il ricambio insufficente nelle vocazioni «locali» avrà richiesto questa misura di missionarietà inversa. Ci sarà qualche problema, perché non pochi di loro proverranno dal Kerala, nel Sud dell'India, e saranno perciò di rito sirc-malabarese, con una liturgia molto ricca e complicata, oltre che lunga; non facile da adattare alle abitudini dei fedeli più riottosi e/o frettolosi, oltreché tradizionalisti, in Baviera, nell'hinterland milanese, dove piccoli gruppi semiclandestini cclebrerasmo ancora il rito ambrosiano, in Irlanda e in Veneto. In campo ecumenico si saranno fatti grandi gesti di buona volontà, e ci saranno grandi speranze di una riunificazione, a tempi lunghi, delle varie confessioni cristiane. Resteranno solo da risolvere alcuni nodi — definiti marginali dagli esperti vaticanisti —, come resistenza del Papa, la validità delle ordinazioni sacerdotali, e la questione: chi fra cattolici, ortodossi e protestanti ha in realtà l'autentico depositum fidei? Su un punto solo, l'unanimità sarà quasi totale: nel negare il sacerdozio ministeriale alle donne. Marco Tosatti