Scrive Pannella

Scrive Palmella Scrive Palmella Una lettera del leader radicdel Paese e del governo, la Caro Direttore, mi pare molto probabile che fra un pugno di settimane non avrò più ragione (e necessità) di rivolgermi alla tua attenzione per checchessia; se non — magari — per segnalarti il mio ricordo e salutarti. Questo m'aiuta a inviarti questa 'lettera', o articolo, davvero lungo, con la preghiera di pubblicarmelo, e di pubblicarmelo tenendo conto che, in questi giorni, ovunque son fioriti editoriali, note, noterelle, non di rado prestigiosi e importanti, ai quali per svariate ragioni non ho voluto o potuto rispondere. Compatibilmente con l'intervento che devo agli scouts cattolici all'inarca nelle stesse ore (per corrispondere ad un invito che m'appare come una preziosa testimonianza di attiva tolleranza, di lede buona nelle proprie idee e di coscienza civile) ai Piani della Pezza di Rocca di Mezzo, dovrei intervenire alla Camera dei Deputati sulle dichiarazioni programmatiche e di presentazione del -nuovo» governo del «nuovo- presidente del Consiglio Bettino Craxi. Per poterlo fare, caro Direttore, sollecito il tuo aiuto e quello dei lettori (non solamente quelli altolocatissimi) di «Stampa Sera»: io non so bene che dire. Non ho ancora capito perché la crisi fu aperta, a poche ore da un .voto di fiducia» formale e dalla solita, irresponsabile, costosa per il paese, imboscata dei .franchi tiratori»; e fu aperta al buio, senza preparazione d'alternativa. Non sarebbe stato meglio fidarsi .alla lettera» della Costituzione, andare avanti, ma preannunciando .al paese ed a loro signori» che. dopo venti o trenta giorni, ci si sarebbe dimessi, presentate le linee caratterizzanti della nuova «legge finanziaria», se non avvenivano chiarificazioni essenziali da parte di chi con incessante guerriglia polemica ne logorava l'impegno e coltivava il terreno per le esercitazioni degli incappucciati dei voti «segreti»? Non ho ancora capito, ora, che cosa si sia deciso riguardo i massimi problemi di vita (o di inarrestabile declino) del nostro paese: il rispetto della legge a cominciare dai diritti-doveri delle varie istituzioni, di fronte all'usurpazione partitocratica che s'estende in primo luogo per l'attività legislativa del Parlamento, o attraverso essa; il necessario attacco contro il debito pubblico esistente (ormai maggiore del prodotto interno lordo), e non solamente contro (a chiacchiere) il disavanzo annuale; i>* perseguimento non in ordinaria amministrazione di una politica estera volta all'acquisizione «nell'oggi» di realtà sovranazionali europee, con chi ci sta, per poter esistere e resistere sul piano della difesa e della sicurezza, ma anche soprattutto su quello sociale, economico, tecnologico e produttivo, e impegnata a realizzare, contro lo sterminio per fame e per guerra di decine di milioni di esseri, le nuove «campagne d'Affrica», di segno diverso ma di uguale impegno di quelle di buona o cattiva memoria d'.Eritrea». di «Libia». d'Abissinia: la riforma radicale della pubblica amministrazione secondo i suggerimenti della Commissione Giannini e la riforma della Giustizia, civile oltre che penale (andrebbe colta l'occasione del rinnovato impegno della Associazione Nazionale Magistrati e dei referendum già richiesti che — convergenti — indicano gli stessi obiettivi di governo e legislativi...). Se qualcuno, fra i lettori di «Stampa Sera», può aiutarmi, lo prego di farlo. Ho finora infatti letto solamente una sorta di bozza di programma, che consegno agli archivi come insuperato documento della capacità di proporre e di esprimere il nulla. Abbiamo bisogno di impegni non solamente sugli obiettivi e sui contenuti, ma sulle date, sulle scadenze, sui ritmi, sulle cifre, per poter appoggiare, o criticare, o emendare, o opporci, tutti, da semplici cittadini a deputati, o la maledizione e lo sfacelo oligarchici proseguiranno non più solamente inarrestati ma inarrestabili. Occorre, caro Direttore, che un nuovo governo sia tale, almeno per un minimo e prenda atto che — oltre tre anni dopo l'esordio del precedente — non cambiare, non aggiornare, non tener conto di quanto nel mondo e nel paese è accaduto, di quel che è riuscito e quel che si è mancato, della nuova coscienza — ad esempio — diffusasi fra tutti — nel frattempo — sul carattere letteralmente «vitale», per l'umanità e per ciascuno, di nuove politiche «Stampa Sera» di oggi 4 agosto 1è uscita in 585.684 esemplari STAMPA SERA Michele Torre direttore responsabile Cario Bramardo vicedirettore Editrice LA STAMPA S p A Presidente Giovanni Agnelli Vicepresidente Vittorio Caissotti di Chiusano Amministratore Delegato e Direttore Generale Paolo Paloschi ale - Il partito, i problemi sopravvivenza della radio ecologiche e energetiche; e — per la vita democratica — l'urgenza prioritaria di consentire quel «conoscere per deliberare» einaudiano che in Italia sembra riservato solamente a quel che non lo merita, che è risibile e inutile, come «verifiche», vertici», risse e rissette quotidiane da corte e da cortile, e sempre meno ai concreti problemi da risolvere. Certo, alla Camera dei deputati, si è di recente realizzata una «riforma» che toglie ulteriore fondamento a questa mia preoccupazione di serietà: da noi. ora. non si può più parlare più di mezz'ora, o giù di lì. tranne eccezioni; in attesa di realizzare tale «riforma» anche nelle sale di tribunale, per la difesa ovviamente, e per gli incontri politici, scientifici, partitici, per la produzione musicale e operistica, noi deputati abbiamo il privilegio di poter intervenire solamente in modo sommario e generale, ma non in quello analitico e propositivo. Ma resto nell'imbarazzo lo stesso. Per finire, caro Direttore, mi consenta di passare ad altro tema, che mi sta a cuore e sul quale continuo a leggere non poche sciocchezze, dovute a disinformazione ed a colpevole corrività di chi l'usa: la «cessazione di attività», l'.autoscioglimento del partito radicale». Il tutto si riassume in poche frasi. Noi. ovviamente, vorremmo un partito radicale sempre più forte, grande, adeguato. Per questo lottiamo, senza risparmio di mezzi. E uno degli obiettivi del solo partito radicale è quello di conquistare alla politica italiana una politica animata e articolata in al massimo tre grandi schieramenti (per cominciare: bastano due. per proseguire). Ma. dinanzi alla constatazione che in Europa (siamo partito non solamente italiano), ad oggi, non siamo che 2400 iscritti a fronte delle centinaia di migliaia degli iscritti ai pri, al msi. al psdi. al psi. al pli. per non parlare dei milioni iscritti alla de. al pei. ai sindacati, prendiamo atto e informiamo tutti — iscritti e non iscritti — che in queste condizioni siamo nella più assoluta, umana, impossibilità di fare altro che evitare fallimenti e bancarotte, più o meno fraudolenti, uscire di scena con la stessa dignità (e forse creatività) con la quale vi siamo stati, dire a tutti: «noi abbiamo fatto, noi stiamo facendo, il possibile e l'impossibile per farcela, ma anche per farvi sapere che tutto dipende da chi non è. o non è ancora, o non sarà mai (in piena legittimità!) radicale, non da chi lo è». Perché, per sopravvivere, non siamo disposti a divenire altro da quel che — da soli — siamo e siamo stati: non vogliamo un coperto di più alla mensa Usi o Corte Costituzionale, a quella delle banche o degli enti locali, non vogliamo vivere di finanziaménto pubblico ma del contributo degli associati, e non vogliamo cambiare obiettivi, anche perché «tutti», «tutti, questi obiettivi si stanno rivelando sempre più necessari e sempre più riconosciuti come tali. Nessuna «trovata», dunque. E chi ne parla, la sospetta, ci risparmi le sue. cosi deboli di pensiero se non di «pensiero debole». Semplicemente la verità, ancora una volta. Come per Radio Radicale: tutti riconoscono che è stata l'unico «servizio pubblico» o quanto meno di interesse, di utilità pubblica. Tutti si sono abituali a che sia anche gratuita, assolutamente gratuita e debbano — per Radio Radicale, per noi radicali — che rifiutiamo qualsiasi forma di «assistenza», esser con assoluta naturalezza rivoluzionate le regole fondamentali del mercato: nessuno paga per il prodotto che gli importa, che consuma, o che ritiene utile che sia conosciuto e giudicato. Radio Radicale, in questi giorni di «chiusura», sta realizzando il più sensazionale dei «programmi radiofonici» che si conosca, da tanti decenni: migliaia, fra poco decine di migliaia di ascoltatori stanno intervenendo, per un minuto a testa, sulle sue frequenze. E' una bomba di conoscenza, di ascolto, di mezzo-messaggio. Mac Luhan vi avrebbe già dedicato un saggio e arricchito alcune sue tesi e intuizioni. Servirà, non servirà, perché Radio radicale viva? Non so. Se riusciremo a far altrettanto con la «cessazione delle attività» del Pr avremo compitato verso tutti, verso il paese, il nostro «Arrivederci, e grazie», in modo degno e corrispondente a quello di tutta la nostra e trentennale esistenza. Marco Pannella

Persone citate: Bettino Craxi, Bramardo, Giannini, Giovanni Agnelli, Marco Pannella, Michele Torre, Paolo Paloschi, Vittorio Caissotti Di Chiusano

Luoghi citati: Abissinia, Eritrea, Europa, Italia, Libia, Rocca Di Mezzo