Si allarga per l'infarto il confine della speranza

A Bogotà 1200 medici parlano del recupero della cellula A Bogotà 1200 medici parlano del recupero della cellula Si allarga per l'intarla il confine della speranza Nuove ricerche sulla «carnitina», la sostanza organica che influisce positivamente sul metabolismo cellulare - Come si ricostituisce la funzionalità delle membrane cardiache - I dati positivi delle prime sperimentazioni BOGOTA' — Un infarto cardiocircolatorio spesso non può essere risolto solo ripristinando il flusso sanguigno interrotto. Servono a poco anche le tecniche più moderne — trombolisi. angioplastica, by-pass — se le cellule del cuore, che hanno sofferto per l'ischemia, non sono in grado di riprendere a funzionare, ricostituendo la permeabilità delle loro membrane. Ecco perché, spesso, dopo aver risolto con successo nelle «condutture- coronariche l'inconveniente «idraulico... la trombosi si riforma, le condizioni si aggravano, il paziente muore. Questi problemi, legati a una malattia come quella cardiovascolare (sempre al primo posto come causa di morte), sono stati affrontati al congresso mondiale della Società internazionale di medicina interna, che ha avuto luogo a Bogotà, con la partecipazione di oltre 1200 medici provenienti da tutti i continenti. In particolare, durante un affollato simposio vìa satellite, specialisti italiani, francesi, americani hanno esaminato i risultati di alcune nuove ricerche sulla «carnicina... la sostanza prodotta dall'organismo i cui effetti sul metabolismo cellulare non cessano di attirare l'attenzione dei ricercatori. Le membrane delle cellule cardiache — ha spiegato il prof. Roberto Ferrari, di Brescia — devono mantenere il più possibile, anche dopo l'infarto, la loro integrità: il calcio e gli acidi grassi devono restare nei posti «giustiperché non si determinino delle necrosi che poi comprometterebbero ogni risultato, una volta ristabilito il flusso ematico. •E' stato accertato — ha proseguito — che la carnitina svolge proprio questo ruolo. Si sta anche cercando di di¬ mostrare che lo studio del "Gissi", secondo cui è possibile ridurre nettamente la mortalità da infarto somministrando streptochinasi nelle primissime ore dall'infarto, può dare risultati ancora più evidenti se a questa sostanza si associa la carnitina-. Dati significativi sono stati portati dai professori Mario Condorelli e Massimo Chiariello. di Napoli, che hanno coordinato una ricerca policentrica in 30 unità coronariche tra l'Abruzzo e la Sicilia, su 351 pazienti presi in esame entro le prime otto ore dall'inizio dei sintomi dell'infarto. Il loro studio ha chiaramente dimostrato che nei pazienti a cui era stata somministrata carnitina (in dosi particolarmente elevate durante i primi sette giorni dall'infarto) sono morte un numero minore di cellule cardiache: «Un dato — ha detto Chiariello — che indica un trend favorevole dell'evolu¬ zione della malattìa, anche se il tasso di mortalità a un anno per i pazienti non viene influenzato, per la relativa esiguità del numero di soggetti esaminati e la breve durata del trattamento-. Chi invece ha già potuto dimostrare una decisa diminuzione di mortalità è stato il venezuelano Guillermo Anselmo che si è occupato, però, della «fibroelastosi sub endocardica-, una malattia congenita che causa la morte (il dato si riferisce al Venezuela e agli Usa) nel 2.6 per cento dei bambini entro il primo anno di vita, provocando la dilatazione del ventricolo sinistro. Il prof. Anselmi ha riferito i risultati di una sua ricerca condotta dal!'83 a oggi: 13 bambini che avevano ricevuto le cure tradizionali sono morti entro i primi 15 mesi; invece nei 13 trattati anche con carnitina l'enorme dilatazione cardiaca tipica di questa malattia si è ridotta.

Persone citate: Anselmi, Chiariello, Guillermo Anselmo, Mario Condorelli, Massimo Chiariello, Roberto Ferrari

Luoghi citati: Abruzzo, Bogota', Bogotà, Brescia, Napoli, Sicilia, Usa, Venezuela