Il nostro ciclismo perde l'occasione di Gian Paolo Ormezzano

Il nostro ciclismo perde l'occasione Il nostro ciclismo perde l'occasione Il mondiale in Usa meritava tuff altra attenzione Va avanti con il suo programma mondiale il ciclismo su pista (ma c'è chi dice che, comunque, questa specialità va sempre indietro: e le incertezze sull'omologazione dell'anello di Colorado Springs possono dare forza all'affermazione), si entra domani nella settimana della strada: la 100 chilometri a cronometro a squadre giovedì, 1 professionisti sabato, le donne e i difettanti domenica. I professionisti sono stati «anticipati» perché domenica 7 c'è la Formula 1 a Monza, e la televisione Usa, che ha comprato anche la gara italiana, non vuole sovrapposizione di due avvenimenti interessanti: decisione presa un anno fa. quasi che laggiù sapessero già che lo statunitense Greg LeMond avrebbe vinto il Tour 1986 Per noi italiani la strada dei professlonsti è tutto: fra le donne, senza la Canins fratturata, non esistiamo, almeno nella lotta per 1 primi posti, e fra i dilettanti è una grande lotteria, con in più la sensazione che vincere 11 porti male all'autore stesso della vittoria, a meno che si chiami Merckx ed abbia cosi tanta classe da fare carriera fra i professionisti nonostante una prosciugante e iettatorìa maglia iridata del cosiddetti ■puri». Ci giochiamo davvero, in poche ore di una corsa sopra i 2000 di quota, presente tutto 11 meglio ciclismo del mondo, una stagione, che quest'anno internazionalmente è stata soltanto il Bontempi della Gand-Wevelgem e di tre tappe del Tour de France. Ci si dovrebbe accostare al Mundlal con più calma, non diciamo da ricchi (comunque sarebbe la situazione ottimale), ma da signori, senza affanni. E invece noi dobbiamo «caricarlo, come l'ultima occasione grande, l'unica anzi nell'anno. Brutto affare, anche per il piccolo dettaglio che non abbiamo assolutamente il corridore che dia una garanzia discreta, decente di poter vincere. Ci sarebbe la possibilità di far lavorare tutta la squadra per Bontempi, tutta fuorché Corti che appare l'unico in grado di condurre un'azione individuale efficace: però la Nazionale è ancora quella di Moser e di Saronnl, al massimo può diventare, un pochino, quella di Argentai e di Visentini, e Martini è molto bearzottiano in questa difesa di valori antichi ma anche vecchi. Insomma, se già hanno fatto sorridere e ridere la sequenza e la sequela degli errori che hanno accompagnato la spedizione azzurra (il passaporto provvisoriamente smarrito di Martini, l'avventura erotica dei due dilettanti «cacciati., la grottesca commedia dei silenzi, delle reticenze nel caso di doping di tre cronomen), dopo il tutto farà piangere. A meno che si vinca la lotteria: per la quale, però, abbiamo pochi biglietti. Ma è brutto essere arrivati a questo punto. In occasione, poi, di un Mundial per la prima volta negli Usa (parliamo della storia del ciclismo, non della preistoria, quando la pista iridata era completamente americana), con tutte le suggestioni di propaganda, di mercato che l'ambiente comporta. Davvero sognavamo, per la nostra spedizione, un altro respiro, e Invece giunge notizia di preoccupazione per 1 sospiri del sospirosissimo Baronchelli, il quale sospira da sempre. C'era un'America da conquistare, magari proprio esibendo la gioventù aggressiva e libera dei due dilettanti «erotici», magari trattenendo la Camus e offrendola, il giorno della gara che doveva essere sua, alle televisioni locali, con marito, figlia e clavicola rotta. C'era da condurre tutta un'azione promozionale, da vendere le strade italiane ai ciclisti statunitensi (sono sette milioni di praticanti attivi), da vincere il Mundlal, prima del via, con iniziative assortite di pubbliche relazioni. Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Baronchelli, Camus, Canins, Greg Lemond, Merckx, Moser, Visentini

Luoghi citati: America, Monza, Usa