Venezia a Palazzo Grassi il concerto-celebrazione del compositore francese di Giorgio Pestelli
Boulez, uno sguardo al passato Venezia, a Palazzo Grassi il concerto-celebrazione del compositore francese Boulez, uno sguardo al passato Riproposte le «Douze notations» scritte a vent'anni - Due opere di Donatori - Il magnifico Ensemble Intercontemporain VENEZIA — Costretta a districarsi fra mille impedimenti materiali, la musica, che i semplici considerano l'arte più spirituale, non ha lasciato opere di rilievo collegabili all'ideologia del progresso permanente propugnata dal Futurismo; alla musica, assai più che lambiccarsi sul futuro ha giovato riflettere sul passato (l'Offerta musicale, la Messa Solenne, i Maestri cantori insegnino). Volendo affiancare alla mostra Futurismo e futurismi una manifestazione musicale, Palazzo Grassi ha messo da parte il dilettantismo interdisciplinare e puntato su valori sicuri, che incarnano sì la modernità e la continua ricerca ma fuori dal condizionamento di un tema. Meglio di così non si poteva cadere: Pierre Boulez con un gruppo di lavori dai primi passi ad oggi, due opere recenti di Franco Donatoni, e i musicisti dell'Ensemble intercontemporain, come dire i Wiener, i Berliner Philarmoniker della musica contemporanea. Dialogue de l'ombre doublé, scritto da Boulez nel 1985 per il 60° compleanno di Luciano Berìo, è pezzo ormai, fortunatissimo: lo si è sentito' anche a Torino pochi mesi fa, quando Boulez ha ricevuto il Premio Psacaropulo, sempre nell'esecuzione del prodigioso clarinettista Alain Damiens, ma nell'atrio di Palazzo Grassi, nello spazio calibrato della corte centrale »alla romana», le condizioni acustiche sono parse ideali per la carica teatrale del lavoro: l'intreccio, propriamente il dialogo, fra le «stro/e», le inesauribili cadenze dell'esecutore, e le transizioni» precedentemente registrate e diffuse per altoparlante, aveva una avvincente consistenza e continuità, opponendo la realtà fisica del suono alla sua chimerica trasposizione: c'è l'ansia organizzativa di Boulez e l'estroversione di Berio, autore e dedicatario, soggetto e oggetto annodati in una unione di suprema intelligenza. Che cosa porta Boulez a guardarsi indietro, a ricercare nei cassetti dei juvenilia? Non certo narcisismo, ma una matura saggezza di giudizio, un po' più di tenerezza per la storia, per quegli attimi vivi che l'arte rivela anche in forme, come dicono quelli che hanno sempre fretta, 'superate». Per gli ascoltatori di Palazzo Grassi, Boulez ha tirato fuori Douze notations per pianoforte scritte a vent'anni, che in realtà già rappresentano l'autore, un anno prima dell'esordio ufficiale con la Sonatine del 1946: basti sentire come Debussy, Messiaen, il Pierrot Lunaire vengano assunti come punti di riferimento in una tensione creativa del tutto nuova. Bravissimo il pianista Alarne Neveux, che ha poi scortato nella Sonatine la flautista Sophie Cherrier; a parte la maestria compositiva, che di tutto fa spunto creativo, qui Boulez si riveli, già nel turgore quasi sinfonico sprigionato dal mite duetto di flauto e pianoforte. Dei due lavori di Donatoni, entrambi composti per incarico dell'Ensemble intercontemporain. Tema è del 1981, Cadeau del 1985 ed è dedicato a Boulez per il suo 60° compleanno. Anche Donatoni si è smussato, arrotondilo rispetto alle punte frementi degli Anni 70; ma per buona sorte qualcosa di stregato resta sempre nella sua scrittura, nelle sue mani che toccano e frugano nella materia sonora. In Cadeau masse oscure di ottoni e legni si fronteggiano dapprima con la filigrana di percussioni e arpa; sono episodi che costruiscono, non restano a sé; poi il contrasto si stempera e pare di sentire affiorare figure cifrate di Stravinski (forse in omaggio a Boulez, grande direttore e analizzatore stravinskiano); il flusso degli avvenimenti è rallentato rispetto al Donatoni di una volta: c'è più tempo, non si dice per la contemplazione, ma almeno per un uso più riposato di situazioni e combinazioni sonore. Giorgio Pestelli Pierre Boulez: dalle prime composizioni ai lavori d'oggi
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