«Non parlava mai di ciò che faceva »

«Non parlava mai di ciò che faceva » «Non parlava mai di ciò che faceva » I ricordi della matrigna di Giancarlo Giudice Un ragazzo senza famiglia. Giancarlo Giudice emerge cosi dal racconto della matrigna, la donna che gli è stata vicino per 11 anni, da quando era poco più di un brmbino a quando si è fatto uomo. •Era legato al padre ma in modo assolutamente normale» cerca di spiegare Maria Rosa Fazio ved. Giudice, nella sua casa di Serrastretta, in provincia di Catanzaro, dove si è trasferita da una decina d'anni. In realtà doveva trattarsi di un legame sofferto se il giovane Giancarlo, rimasto solo a Torino dopo il trasferimento del padre in Calabria, non andò a trovarlo neppure una volta e non presenziò ai funerali quando mori, ucciso da una cirrosi epatica, conseguenza dell'abuso di alcol. Anche il ricordo della madre appare stemperato: «L'aveva persa che era poco più di un bambino, non ne parlava mai, si limitava a dire che andava qualche volta al cimitero ma ho sempre sospettato che fossero bugie per far contento >1 padre». E la matrigna? Giancarlo la conobbe quando ormai era la nuova moglie di suo padre. Dovette trattarsi di un rapporto inizialmente difficile, acuito dall'abitudine del ragazzo a passare gran parte delle sue giornate in casa. I rapporti non migliorarono anche quando era ormai adulto: «Non mi parlava mai di quello che faceva». Al di là di generiche ammissioni di affetto della matrigna («Sono pronta a dargli una mano in qualsiasi modo»), emerge però netto il desiderio di tagliare i ponti con una persona ormai ben più lontana dei 1250 chilometri che separano Serrastretta da Torino. La matrigna. Maria Rosa Fazio: «Preferisco non vederlo»

Persone citate: Giancarlo Giudice

Luoghi citati: Calabria, Catanzaro, Serrastretta, Torino