L'onda lunga di Ifrane di Igor Man

L'onda lunga di Ifrane L'onda lunga di Ifrane La fine dell'unione tra la Libia c il Marocco (l'accordo, che contemplava anche un patto di mutua difesa, venne sottoscritto il 13 agosto del 1984), decretata, unilateralmente, da re Hassan II venerdì notte, è l'ultima (?) conseguenza del fall-out dell'incontro di Ifrane, ha scritto il Middle East International. Il prestigioso ebdomadario di Lord Mayhew ricorda che dopo l'incontro PeresHassan, mentre Assad il siriano s'affrettò a rompere le relazioni con Rabat e l'Algeria scadeva nell'insulto, Tripoli inopinatamente mantenne il cosiddetto «basso profilo» limitandosi a dire, per via ufficiosa, «di non credere che ciò (l'incontro Peres-Hassan) fosse vero». Cosi comportandosi, il colonnello Gheddafi, che non è quel pazzo che alcuni dicono, sapeva benissimo di mettere in serio imbarazzo il monarca sceriffiano il quale, forse, non s'aspettava una tanto immediata e dura reazione da parte della Siria ma, sicuramente, contava su di una reazione di Gheddafi talmente oltraggiosa da consentirgli di rompere subito col colonnello. E' risaputo che allorché re Hassan concluse l'unione con il leader libico, gli Stati Uniti non nascosero «irritata preoccupazione». Invano Hassan cercò di spiegare, peraltro non senza sussiego, che lui, il re, avrebbe messo il guinzaglio a Gheddafi, il bedui¬ no; senza contare, poi, che quell'accordo comportava la fine contestuale degli aiuti libici al Polisario, sollevando in tal modo il Marocco da gravi preoccupazioni e militari e finanziarie. Infatti Gheddafi mollò il Polisario. tuttavia Washington prese le distanze da Rabat, ai punto da invitare alla Casa Bianca il presidente algerino Benjedid, alloggiandolo nell'appartamento di solito destinato ad Hassan II. Ricevendo Peres, primo ministro di quell'Israele con il quale il mondo arabo, ad eccezione dell'Egitto, è tuttora in guerra, il re del Marocco, pur consapevole che il vertice non poteva portare a risultato concreto alcuno, si riprometteva: a) di dare una scossa al letargico mondo arabo, ricordando ad amici e nemici che Israele è una realtà vera e importante, con cui bisogna rassegnarsi a convivere in pace; b) di farsi perdonare dagli Usa (dai quali si aspetta aiuti, anche bellici) il suo improvvido «matrimonio d'interesse» con il colonnello della Sirte. Il re avrebbe scommesso la sua più bella mazza da golf contro un dinaro bucato che Tripoli avrebbe reagito di brutto al suo incontro con Peres. Cosi non è stato. Dimodoché non gli sarà parso vero di dichiararsi offeso dal comunicato congiunto diffuso dopo l'incontro a sorpresa tra Hassad e Ghed dafi. Denunciando l'unione con la Libia in un discorso di un'ora, Hassan ha infatti detto di aver inviato un suo dignitario a Gheddafi per «spiegargli» l'incontro di Ifrane. «Il colonnello si è rifiutato di ricevere il rappresentante della corona, dicendo di attendere la visita di un rappresentante del popolo marocchino... E' stato un grave errore presumere di distinguere tra il popolo marocchino e il suo sovrano il quale si è visto, pertanto, costretto a dichiarare finita l'unione con la Jamahiria». In più: «Il lessico del comunicato libicosiriano aveva superato il tot lerabile». Gheddafi, che si considera il delfino di Nasser e in suo nome insegue l'utopia del mondo arabo unito contro Israele «corpo estraneo», non si sarà certo sgomentato per la fine di un'unione, quella col Marocco, invero di facciata. E' dal 1969 che Tripoli sottoscrive unioni, fusioni o che altro con l'Egitto, con la Siria, col Sudan, con la Tunisia (quest'ultima unione, suggellata il 12 gennaio del 1974 in un momento di distrazione di Burghiba, venne annullata due giorni dopo dal «combattente supremo» che cacciò l'artefice del patto, il suo ministro degli Esteri Masmoudi), ed è dal 1969 che regolarmente il colonnello raccoglie bidoni e cocci rotti . Dopo il bombardamento su Tripoli del 15 aprile, Gheddafi ha potuto toccare con mano quanto egli sia isolato, soprattutto nel mondo arabo. Sicché s'è deciso a denunciate il «tradimento» di Hassan II (solo dopo un mese), soltanto perché Assad con la sua visita lampo ve lo ha, in certo senso, costretto. Assad è venuto ad assicurarsi «solidarietà e concreto aiuto in caso di una nuova aggressione imperialistica». Non è la prima volta che Tripoli riceve simili assicurazioni da Damasco ma, stavolta, Assad parlava «con il completo assenso dei sovietici», come scrive Al Watan Al Arabi, un foglio di solito assai bene informato. Ne viene che il fall-out di Ifrane si rivela, paradossalmente, non proprio negativo per il colonnello. Costui non potrà magari contare su di un aiuto diretto dell'Urss in caso di una nuova incursione americana, ma, questa volta, è presumibile pensare che i sovietici non ingoierebbero il rospo come nell'aprile scorso; la Tass ha già lanciato segnali piuttosto espliciti in questo senso. La via che porta all'auspicato incontro Reagan-Gorbaciov passa, c stato scritto, anche attraverso la sfida di Reagan a Gheddafi. Però codesta equazione potrebbe benissimo ribaltarsi. Con Gheddafi, miles gloriosus d'occasione e soltanto cliente dell'Urss, si può giuocare impunemente alla guerra. Con Assad, alleato vero di Mosca, converrebbe andar cauti. Igor Man