A Parma, capitale della musica di Massimo Mila

A Parma, capitale della musica I RISULTATI DEI CONCORSI «TOSCANINI» E «PETRASSI.» A Parma, capitale della musica Tre italiani (emiliani) vincitori per la composizione, un ungherese per la direzione d'orchestra DAL NOSTRO INVIATO PARMA — Lo straordinario sviluppo assunto dall'attività musicale nella regione Emilia-Romagna, sotto lo stimolo d'una specifica tradizione locale e d'una forte spinta associativa, ha assunto una dimensione assai più che regionale, e perfino più che nazionale con l'istituzione del concorso di direzione d'orchestra intitolato, com'è ovvio, al parmense Arturo Toscanini. Vi si è associato quest'anno, anzi, vi si è intrecciato, un concorso di compo. iaone intitolato a Goffredo Petrassl. Non è esagerato dire che l'altro ieri Parma è stata una capitale mondiale della musica, concentrando nelle due commissioni giudicatrici una ventina di musicisti europei di primissimo plano. La giornata è cominciata già di mattino, negli spazi polivalenti di quell'enorme mistero architettonico che a Parma è chiamato la Pilotta, con la presentazione d'un libro su Petrassl, pubblicato dalla EdT-Musica di Torino, a cura di Enzo Restagno, che del Concorso Petrassl per la composizione è stato l'ispiratore e l'animatore. Il libro, composto di venti scritti d'autori vari, scelti, coordinati e comandati da Restagno, non è una miscellanea, bensì un'opera organica destinata a restare fondamentale nella storia di questo grande compositore. Si suddivide in tre parti, la prima delle quali è un'appassionante autobiografia estorta da Restagno con domande sostanziose e perfino pungenti, che non hanno paura di addentrarsi in particolari anche Ìntimi della sua forma¬ zione artistica e della sua vita privata. Segue l'esame dell'opera, che è il nucleo del libro, distribuito a seconda dei generi musicali e delle epoche attraverso una dozzina di studiosi, tra i quali non ci sono soltanto i petrasslani di ferro come 11 sottoscritto o Fedele D'Amico, ma anche nomi nuovi, di giovani che non hanno nulla da invidiare, ma anzi, qualche cosa da insegnare ai vecchi tromboni. Infine, appendice preziosa, cinque testimonianze di musicisti contemporanei che parlano del loro «Petrassi preferito», cioè scelgono un'opera del Maestro che ha avuto un'importanza decisiva nella loro esperienza musicale. Da notare che non sono tutti allievi di Petrassl, anzi, qualcuno proviene, diciamo cosi, dal campo musicale opposto, come Bussotti, che in una pagina di altissima qualità letteraria sul Coro di morti prende di petto la delicata questione, già sfiorata nella -biografia raccontata dall'autore*, del dualismo Petrassi-Dallaplccola nella musica italiana contemporanea. Esperienze Le scelte di questi artisti illuminano la loro stessa personalità: l'americano Elilott Carter, di Petrassi quasi contemporaneo, tratta di Tre per sette; Aldo Clementi, che di Petrassi fu proprio allievo, illustra il Concerto per flauto; Donatori!, che di Petrassi allievo non fu, racconta in termini toccanti la decisiva esperienza, quasi più esistenziale che artistica, che fu per lui la conoscenza del primo Concerto per orchestra. Infi¬ ne Guido Turchi Individua i due poli dell'arte di Petrassi: la «réeréation» e la «coscienza morale», quest'ultimo già illustrato, nella sezione precedente, da Pinzami. Chiudono il volume l'indispensabile catalogo delle opere, la nota bibliografica e la nota discografica, a cura di Giorgio Pugllaro. Nel pomeriggio il fantomatico spazio barocco del Teatro Farnese ha ospitato l'esecuzione dei tre pezzi prescelti nel concorso di composizione, diretti dai tre premiati del concorso di direzione d'orchestra. Questi avevano avuto agio di studiarseli per bene sotto la guida di Vladimir Deiman durante il corso estivo seguito dai selezionati delle eliminatorie, secondo l'originale formula di questo concorso. Fatto sorprendente, di cui gli organizzatori sono i primi a dirsi un poco imbarazzati, su oltre un centinaio di concorrenti i tre vincitori del concorso di composizione, avvenuto naturalmente per busta chiusa e giudicato da otto compositori di cui cinque stranieri, con Petrassi presidente, sono tutti italiani, non solo, ma tutti emiliani l Sono, nell'ordine: Fabrizio Fanticini, trentunenne, allievo di Armando Gentiluccl e di Franco Donatemi, Mario Garuti, modenese, di ventinove anni, insegnante di composizione nel Conservatorio di Parma; Aurelio Santo ri, faentino, quarantenne, studi di perfezionamento con Donatone, seminari a Darmstadt con Stockhausen, Llgeti e Pousseur. Insegna composizione al Conservatorio di Pesaro. Di questa coincidenza non c'è che da rallegrarsi. Diclamo pure: è una lieta sorpresa. Da questo concorso parmigiano di composizione non si sapeva bene che cosa potesse uscire. Invece è altamente positivo il grado di autonomia con cui questi giovani si sono appropriato il difficile linguaggio dell'ultimo Petrassi, ovviamente, ma anche di Donatoni, forse di Sciarrino e di Femeyhough. Canto di Ulisse □ vincitore dev'essere un uomo di coraggio leonino. Il suo pezzo s'intitola Di retro al sol, titolo che potrebbe far pensare a Sciarrino o a Vacchi, ma invece è un emistichio dantesco. Infatti il pezzo vuol essere il Preludio d'una Cantata per soprano, coro e orchestra sul canto XXVI dell'Inferno (Ulisse). Si può consigliargli timidamente d'essere contento di quanto ha fatto e lasciar perdere Dante? In serata, gran finale del concorso di direzione d'orchestra, con la vittoria del venticinquenne ungherese Oyorgy GyOrivanyi, che padroneggiò con sicurezza la vasta e vacillante architettura della Faust-Symphonie di Liszt. Secondo, a ruota, il peruviano David Del Pino Kling, dotato di gesto preciso e scattante nei Quadri d'una esposizione di Musso rgsldRavel. Terzo l'americano Lesile Dunner, con una corretta esecuzione della Fantastica di Berlloz. Sugli altari l'Orchestra cosiddetta giovanile Oser, rinvigorita e smagliante dopo due mesi di cura Deiman. Massimo Mila

Luoghi citati: Emilia, Parma, Pesaro, Romagna, Torino