Saccopelisti o saccopeliani? di Guido Ceronetti

Saccopelisti o saccopeliani? LETTERE DALL'ITALIA Saccopelisti o saccopeliani? Questo neologismo nuovissimo, saccopelista, lo registro con piacere nel dizionario-memoria: suona bene, non dà allergia. Adottato. Però, come tutti ormai i neologismi, è un segno un po' spelacchiato, non una vera parola; accontentiamoci. E in verità, sacco a pelo rende malamente l'idea di dormitorio ambulante e camera da letto tascabile. La prima volta che l'ho visto in azione è in Per chi suona la campana, dove Hemingway fa fare un'affrettata fricarclla d'addio, proprio in articolo di morte, al suo partigiano americano Robert Jordan con l'amica spagnola, sui monti di Segovia, all'interno di un sacco a pelo militare. Negli anni delle più impegnative scalate, non mi è mai capitato di imitarli. Come alpinista, mai rientrato dopo mezzanotte; a Venezia, se non si fa un po' di beneficenza agli albergatori, la coscienza dice: egoista, perché? Il sacco a pelo mi dà l'idea del corpo, umano e animale, non di un popolo russante: un sacco, e fuori del pelo sparso, ed ecco l'uomo, la donna, il pensionato. Tutti quanti — anche l'onorevole jotti, il Santo Padre, la signora Thatcher — non siamo che sacchi a pelo. Il pelo via via si perde: resta il sacco, poi si perde anche il sacco. E nel sacco chi c'era? Mai lo sapremo. L'ideale dei sacchetti a pelo è il gatto. Il visone, meglio per lui se fosse senza pelo. Tutti sacchi a pelo, dunque, ma non tutti saccopelisti. Se il sacco a pelo mi ricorda quello che siamo, il saccopelista mi fa pensare piuttosto al settatore di qualche chiesa, anabattista, mormone, gioachimita, lazzarettista: quacchero, pente''tfostìej metodista, o a qualche ordine fratesco," passionista, scalzo, minorità. Un giorno si troveranno in grotte, sulle rive del Mar Morto (ogni riva sarà di mar morto) tracce di una setta che come libro sacro usava le Guide, le Piante Ur bane, i Manuali di Conversa zione e, dagli avanzi bruciati di sacco a pelo, saranno chiamati Sacccpelanli. Le ossa ri veleranno grandi corporature, robusti scheletri, i Strana chiesa, i saccopeli¬ sti, che muore d'autunno per rinascere, sempre più numerosa, l'estate seguente. Molti saccopelisti entrano in letargo al primo freddo; altri emigrano in paesi tropicali, in cerca di fame. Fortunatamente non predicano e non fanno volantinaggio, ma attirano ugualmente catecumeni e novizie. Il loro dono è la giovinezza della sporcizia che lasciano, un'aspersione di rifiuti liquidi e solidi che recnde sui luoghi delle loro soste con la grazia di una benedizione, incantando i giovani federati comunisti e i preti ruotanti incessantemente nell'orbita della socialità integrale. *★ I saccopelisti, che cosa pensano? Cultura, dunque nulla. Unisessuali, pochissimo distingui il saccopelista maschio dalla femmina; perfino i doganieri arrivano a confonderli. Non l'amore li interessa, ma dove stendersi nel sacco a pelo domani, di quale chiesa occupare gradini, di quale portico, marciapiede, imbarcadero, atrio di stazione, giardino pubblico, prossimità agognata di Museo, assaporare il contatto bocca a bocca. Saccopelisti, una chiesa, una setta, un'ortodossia, un'eresia, una via di salvezza... Ma anche una nazione, un popolo in cerca di patria, i saccopelcsi, i saccopeliani, finora inermi, disarmati, multabili, percuotigli, ma domani? Se qualche storico Stato mediterraneo, del resto amico, li rifornisse? Già alcuni sindaci li stanno considerando, più che saccopelisti, saccopeliani invasori. Diventando più forti, più consci, più audaci, con appoggi locali a sinistra, a destra e al centro storico, i saccopeliani potrebbero mettere a saccoapelo rutto, saccopelizzare orefici e panettieri, divorare senza pagarli insaccati a pelo di sontuose salumerie, mettere nel sac■ coapelo -tutti, comuni e re gioni, e costringerci, bloc carci, rinchiuderci — mentre il Saccopeliano vittorioso rade al suolo ogni albergo, trasforma le pensioni equivoche in luoghi di orazione, brucia i ristoranti — in un culdisaccoapelo senza uscita, noi che dormiamo tra bianche lenzuola, noi schizzinosi, noi che non beviamo Coca d'asfalto, noi vinti, noi Tramonto dell'Occidente. Guido Ceronetti

Persone citate: Hemingway, Robert Jordan, Segovia, Thatcher

Luoghi citati: Venezia