Ma l'esercito non si appalta

Ma l'esercito non si appalta Ma l'esercito non si appalta (Segue dalla 1' pagina) lavori preparatori. Al di fuori della destra estrema nessuno si schierò per l'esercito di mestiere o per l'esercito integralmente professionale. E quando Pertini si recò a celebrare il 4 novembre 1983 la festa della vittoria nell'unica guerra popolare nazionale dell'unità proprio nel Libano, i suoi accenti di vecchio democratico c di vecchio socialista attingevano a una storia molto lontana. I costituenù erano stati animati da un doppio obiettivo: recuperare il filo della tradizione risorgimentale ed evitare i pericoli della restaurazione fascista o comunque autoritaria. L'esercito di popolo riassumeva il punto di incontro fra la tradizione monarchica del Piemonte e la tradizione del volontariato garibaldino: la coscrizione obbligatoria come cemento nazionale, come base di quella morale del cittadino e del combattente insieme, di quella morale laica riflessa dalle pagine del Cuore di De Amicis, il testo più significati vo c commovente di una certa stagione della vita italiana. L'esercito sentito come «clero laico» della nazione. La prevenzione antiautorita¬ ria e antifascista, che animava legittimamente gli uomini della Costituente, spingeva in direzione opposta a una qualunque forma di esercito di mestiere. Non perché il fascismo avesse creato un esercito professionale, ma perché aveva opposto a forze armate tradizionali una propria milizia che già obbediva ad una gerarchia militare propria, in qualche modo contrapposta a quelle dell'esercito. I punti fermi furono due. Primo. Identificare il compito delle forze armate con la difesa della Patria, escludendo la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e arrivando a evocare l'aggettivo «sacro», che non fu mai impiegato dalla Costituente in nessuna altra occasione. Secondo. Stabilire attraverso l'articolo 52 l'istitu zione della leva popolare, san cendo il principio dell'obbligatorietà temperato solo dai «modi e limiti» in cui doveva articolarsi nelle concrete attuazioni legislative. Si trattava di un patrimonio ideale in cui venivano a fondersi il primo e il secondo Risorgimento. E la soluzione a cui arrivò De Gasperi, negli anni centristi, nella ricostruzione delle forze armate affi¬ data a un uomo della vecchia Italia come Pacciardi, fu quella di un esercito modesto, di una Marina e di una Aeronautica contenute entro limiti molto precisi, ma tutte c tre animate da sentimenti di fedeltà costituzionale e di lealtà repubblicana (impegno che richiese molta fatica nei primi anni successivi alla monarchia). Forze modeste ma rappresentative dell'intero spettro del Paese. Esercito coi limiti precisi di una nazione media, inserita gradualmente in una alleanza difensiva (che è la stessa che ha preservato la pace del mondo), senza nessun proposito di dominio o di conquista. E anzi una peculiare funzione di difesa delle popolazioni civili e dei diritti democratici, tale quale ispirava l'intera concezione del costituente. E' su questi dati lontani, acuiti dagli incidenti e dai suicidi in talune caserme, che esplode improvvisamente la polemica tra fautori dell'esercito di popolo e fautori dell'esercito integralmente professionalizzato (una voce isolata per ora del partito socialista, che non ha ricevuto nessuna conferma né dal presidente del Consiglio né dal partito vero e proprio). E sullo sfondo la divisione fra due concezioni della vita: quella che tende a difendere certi valori nazionali, sia pure inseriti nei principi dell'universalismo democratico, e quella che tende a concepire la difesa come qualche cosa da appaltare a milizie specializzate (in un periodo in cui si tende ad appaltare tutto, talvolta anche lo Stato). Noi siamo del parere di Giancarlo Pajetta. La sicurezza, la difesa della Patria, l'aiuto ai propri concittadini, la difesa dei diritti costituzionali sono valori politici generali, e non fatti privati. In materie come queste anche la tradizione non di uno ma di due Risorgimenti conta qualche cosa. E costituisce un punto di riferimento a cui non possono rinunciare né le forze della sinistra né le forze, fuori della sinistra, che hanno rap presentato l'asse di governo della Repubblica in questi de cenni. A cominciare dalla democrazia cristiana e dal mon do cattolico. In cui pure si scontrano tante differenziate talora divergenti interpretazioni sia del servizio militare sia dei doveri di difesa della Re pubblica. Giovanni Spadolini

Persone citate: De Amicis, De Gasperi, Giancarlo Pajetta, Giovanni Spadolini, Pacciardi, Pertini

Luoghi citati: Italia, Libano, Piemonte