Festival senza Berlinguer di Gianni Riotta

Festival senza Berlinguer Festa dell'Unità: 200 dibattiti, non uno sul leader scomparso Festival senza Berlinguer Cervetti minimizza: «Non avrebbe voluto essere santificato» - Ma c'è chi replica: nei guai anche per colpa sua • L'«umorista» Serra: il pei non vuole un capo, ma un programma carismatico DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Il volto di Enrico Berlinguer sorride dalla copertina di nove copie di un vecchio numero della rivista «Critica Marxista», tra quarantamila volumi della libreria della Festa nazionale dell'Unità. La decima copia penzola capovolta dallo scaffale. Attorno dominano tomi di Marx, Engels, Togliatti, Di Vittorio. Gramsci, i discorsi del segretario comunista Alessandro Natta sono raccolti in un espositore speciale, c'è un antico volume di Luigi Longo, ci sono Gorbaciov e Deng, ma Berlinguer è finito in quell'angolino. Dalla sua morte in poi, sono stati dedicati più circoli della Federazione giovanile comunista all'attore John Belushi, eroe di «Blues bro- thers», che non al politico del compromesso storico. Al ristorante ungherese un militante si dispiace che «a questa festa ci siano duecento dibattiti e non uno solo parli di Berlinguer*. E', effettivamente, il primo grande incontro del partito comunista italiano del dopo Berlinguer. La festa di Roma, due anni fa, era tutta un ricordo del leader scomparso pochi mesi prima. Nel 1985 a Ferrara, il festival fu il laboratorio del congresso di Firenze, il primo senza Berlinguer. Confermato segretario, Natta affermò orgogliosamente che non sarebbe stato il curatore dell'eredità del suo predecessore. Poco tempo fa un lettore ha scritto all'Unità lamentando questa rimozione collettiva di Berlinguer e 11 direttore del giornale, Gerardo Chiaromonte, gli ha ribattuto che non si può vivere in eterna vigilia funebre. La fine del «lutto» politico suscita nel comunisti che affollano, al di là delle speranze degli organizzatori, 1 viali della festa, due differenti emozioni. All'amico che mastica 'Povero Berlinguer, già dimenticato., con l'atteggiamento un po' nostalgico di chi si difende dalla crisi d'identità rimpiangendo 11 passato, un giovane architetto replica, davanti a una torta di noci: 'Guarda che siamo nei guai anche per colpa sua.. Ieri, di ritorno da Norimberga dove ha rappresentato gli eredi di Berlinguer al congresso della tanto osservata Spd, è arrivato alla festa Gianni Cervetti, capo dei deputati comunisti europei. •lo spero — dice — che non ci sia in nessun militante il desiderio di santificare Berlinguer: lui non l'avrebbe affatto apprezzato. Che cosa vuol dire lamentarsi dell'assenza di una tavola rotonda su Berlinguer, se il suo contributo è talmente profondo nel partito? Un piccolo dibattito nel programma? Questo si sarebbe davvero ridurre Berlinguer e la sua opera.. Il problema non è forse la mancanza di un titolo o di una foto. E' che nel temi della Festa, nelle sue paure come nelle sue speranze, nel suo linguaggio, si sente un tono tutto diverso dalla cultura e dalla pratica del berlinguerismo. Austerità? Qui c'è. non solo la moda, ma soprattutto l'idea che consumo e tempo libero siano elementi di base del vivere contemporaneo. Compromesso storico? Qui l'attenzione è a Brandt. Diversità comunista? Questa non è la festa di un partito che si vuole diverso dagli altri. , La questione è più delicata — riconosce Vittorio Campione, ideatore di queste giornate —. Non dimentichiamo che già Berlinguer, in un'intervista a Nando Adornato sull'arrivo del 19S4, l'anno di Orwell, auspicò un pei capace di vivere nel futuro e non nel passato.. Giancarlo Bosetti, atletico vicedirettore dell'Unità, è da molti indicato come un carri' pione del comunismo del Nord, pragmatico, più atten to alla logica e al progetto che non alle emozioni, e magari alla retorica, della poli< tica: «Quando Ingrao — dice — s'è lamentato di una possi bile deberlinguerizzazione del pei, cosi l'ha chiamata, Natta gli ha risposto che il partito non ha imbalsamato nemmeno Togliatti e Longo. Non c'è dubbio, dunque che questa festa venga dopo la politica di Berlinguer, sema però una rimozione.. Il personaggio più amato di questa Festa è 11 redattore dell' Uni tà di Milano, Michele Serra, columnist satirico di Tango. Mentre passeggia nel parco, tra un articolo, un dibattito e l'ennesimo colpo di tosse, viene fermato da decine di fans, che l'applaudono, l'abbracciano, gli offrono il caffè. .Sarà lui il nuovo Fortebraccio., dice un dirigente comunista. Per Serra «cftiedersi se il pei dimentica Berlinguer significa chiedersi se il pei dimentica i valori. I nostri militanti hanno magari dimenticato il Berlinguer del compromesso storico, ma hanno viva memoria del Berlinguer dell'austerità. Magari è solo un simbolo, ma accidenti come contano i simboli. Il problema è capire che il dibattito comunista non è solo litigio, non è che Napolitano e Lama vogliano solo star più vicini ai socialisti che non Natta: è che ci sono fra noi divisioni reali e che sarebbe ora di parlare di queste, anziché affogare in una orribile routine.. Ma allora 11 militante co munista sente o no la nostal già di Berlinguer? 'Berlinguer non è dimenticato., dice Serra, con le telecamere della Tv che già l'inseguono, •solo che non possiamo più aspettarci un leader carismatico: oggi il carisma deve averlo il programma, altro che storie.. Gianni Riotta

Luoghi citati: Ferrara, Firenze, Milano, Norimberga, Roma