Le incaute alternative

Le incaute alternative Pentapartito ed esperimenti in periferia Le incaute alternative L'ultima crisi è stata brutta c preoccupante, ma dovremo attendere i diari postumi di Giovanni Spadolini per avere un raggio di luce. Per l'affetto che portiamo al segretario del pri siamo disposti ad attendere il più a lungo possibile la parola chiarificatrice. E del resto, meglio così. Per torbida che sia stata, la crisi si è conclusa con un compromesso, magari discutibile, ma forse meno fragile di quanto possa sembrare. Il passaggio delle consegne tra Craxi e il successore democristiano, fissato per la primavera prossima, può creare complicazioni e aumentare ancora il tasso di litigiosità. Però Craxi e De Mita hanno un comune interesse ad affrontare le prossime elezioni su posizioni di concorrenza magari esasperate, senza tuttavia giungere a una irrimediabile rottura che avvantaggerebbe soltanto il pei. Al momento di andare in ferie, Craxi aveva osservato che, in caso di complicazioni anche il pei finirebbe per entrare nel governo e aveva aggiunto che un fatto dalla «portata storica» dovrebbe avvenire, nell'interesse di tutti, in forma esplicita e solen ne. Il pei, insomma, dovrebbe .entrare dalla porta». Più che giusta, l'osservazione ci sembra ovvia, anche perché il secondo partito italiano sta da un pezzo affacciandosi a tutte le finestre. Per una tradizione ormai antica, in Italia tutte le future combinazioni politiche vengono prima sperimentate su base locale. Basti pensare alle prime giunte di centro-sinistra, alla fine degli Anni Cinquanta, e alle «giunte rosse» degli Anni Settanta, in vista di una alternativa di sinistra che poi non si è realizzata. E oggi.' sono ì messaggi _ji7 Quali che provengono dalla perite ria? Quali le indicazioni di cui possiamo disporre se come dice Rinascita, il vero problema è sapere che cosa succederà «dopo» il penta partito? Dalla Toscana è giunta un'indicazione piuttosto drastica: bisogna far fuori Ghino di Tacco. Come tutti sanno. Eugenio Scalfari, interpretan do i desideri di molti demo cristiani e repubblicani, e d alcuni settori del mondo im prenditoriale, aveva paragonato Bettino Craxi all'antico signore di Radicofani. Ghino di Tacco taglieggiava i pellegrini che per andare dal Papa dovevano passare attraverso le sue terre; il presidente del Consiglio otterrebbe compen si altrettanto esosi grazie alla collocazione del suo partito, indispensabile per qualsiasi maggioranza. A Massa, il direttore di Repubblica è stato preso alla lettera. Democristiani e comunisti hanno tro- vato un accordo «di programma» e i «minori» sono stati lesti a inserirvisi. Con loro grande sorpresa, i socialisti locali in poche ore sono passati dalla «centralità» all'emarginazione. A Frosinone le cose sono invece andate in maniera diversa. Nella capitale della Ciociaria, dove gli estimatori di Giulio Audreotti sono numerosissimi, il pentapartito sembrava non avere alcun problema. Eppure per risolvere certi conflitti, evidentemente duri a morire, si è pensato di allargare ancora la maggioranza. Dal pentapartito aU'esapartito; un'idea che il pei ha accettato di slancio. Anche la «via frusinate al trasformismo» è un esperimento tutto da verificare. Ma non è il solo. Un'attenzione almeno uguale va attribuita a ciò che succede a Firenze. La capitale toscana è ammini strata da una giunta composta da comunisti, socialisti socialdemocratici e liberali La de e i repubblicani sono all'opposizione. L'esperimento fiorentino contraddice, nello stesso tempo, due assiomi che De Mita e Craxi difendono con pari ostinazione. De Mita ritiene che il potere debba essere esercitato in proporzione al consenso ricevuto, e che dentro ogni coalizione il ruolo di guida spetti al partito di «maggioranza relativa». Invece a Firenze il pei, di gran lunga più forte, privo com'è di quello che Bobbio chiamerebbe il «potere di aggregazione», ha accettato un sindaco socialista. Craxi dice sempre: «Niente alternativa di sinistra fino a quando i rapporti tra socialisti e comunisti non saranno più equilibrati». Ebbene: i comunisti fiorentini da soli superano il quaranta per cento. Eppure i socialisti, i socialdemocratici e i liberali preferiscono questo squilibrio alla collaborazione con la de. Alla fine degli Anni Cinquanta, il compianto Aldo Moro definì le prime giunte di centro-sinistra «caute sperimentazioni». Oggi assistiamo a esperimenti assai meno prudenti e molto più immaginosi e vediamo un pei pronto ad accettare tutto ciò che gli venga proposto. Il «dopo» per ora è questo. Chi scrive non ha mai pensato che il pentapartito fosse senza alternative. Ma ora comincia a temere che di alternative ce ne siano troppe. Gianfranco Piazzesi

Luoghi citati: Firenze, Frosinone, Italia, Radicofani, Toscana