Robbe-Grillet il verdiglionista di Lietta Tornabuoni
Robbe-Grillet il verdigjionista di Lietta Tornabuoni Robbe-Grillet il verdigjionista DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Alain Robbe-Grillet, lo scrittore e regista francese presidente della giuria della Mostra, parla di Armando Verdiglione, che ha pubblicato in Italia il suo ultimo romanzo: «Straordinario. Arrivava a Parigi con una valigetta piena di soldi da film poliziesco, banconote pressale e bene allineate, ammonticchiate: proponeva contralti, firmava, apriva la valigia, pagava. Straordinario a ,Ven' York, quand'era ancora grasso: completi bianchi e sigaro enorme, da film sudamericano...». Nell'aria ccrimonial-inaugurale, anche Robbe-Grillet, che ha sessantaquattro anni, è asciutto, barbuto, sulfureo, brillante, ed è accompagnato dalla moglie esatta e minuta che pare un disegno di Klossowski, ha qualcosa da celebrare. Un trentennale: fu nel 1956, con il saggio Una voce per il romanzo futuro pubblicato sulla Nouvelle Revue Francaise, che lanciò la teoria del «nouveau romani), d'una narrativa di descrizione oggettiva, minuziosa e impassibile della realtà, senza psicologismi né introversione. Anche se la teoria non corrispondeva fino in fondo ai suoi romanzi (Le gomme. Il voyeur, il bellissimo La gelosia), lui non l'ha mai cambiata, non l'ha considerata una moda ma la sua coerente forma d'espressióne'. I suoi libri, pubblicati in Francia dalle Editions de Minuit, la Casa editrice nata durante la Resistenza, erano editi in Italia da Einaudi: «Poi Einaudi s'è distratto, poi è fallito...». Cosi Robbe-Grillet di Brest, geometrico sognatore, ex ingegnere agronomo, ex analista all'Istituto di Statistica, ex studioso dell'Istituto di Ricerca sui Frutù Tropicali, è capitato nel mondo di Verdiglione e delle sue adepte, che lui chiama «verdiglionettes» : e Straordinario. I libri venivano ben pagali, ben tradotti, bene editi. E basta: quasi non distribuiti, non venduti, non recensiti. Restavano lì, nel silenzio. Ogni tanto Verdiglione m'invitava: vieni, presentiamo il tuo libro. Venivo, trovavo un gran convegno su Venezia capitale del mondo oppure sul Terzo Millennio, ma del mio libro non si parlava affatto. Non era in nessun modo un editore». Se era una trappola, Robbe-Grillet c'è cascato non meno di Ionesco e d'altri, ma davanti al caso Verdiglione è più stupito e divertito che severo. Anche a causa delle sue personali esperienze cor. la magistra¬ tura italiana: dedicatosi come regista all'esplorazione di un erotismo profondo e insieme da fumetto, ironico e insieme conturbante, per Spostamenti progressivi del piacere venne condannato per oscenità dal tribunale di Venezia, e del film venne decretata la distruzione, esattamente come capitato a Ultimo tango a Parigi. «Non m'era mai capitato d'andare in tribunale in motoscafo. Era il 14 luglio, faceva un caldo soffocante. I giudici sudavano terribilmente sotto le loro toghe, credo che volessero soltanto farla finita per potersi spogliare...». Ma è ancora gratissimo alla Mostra del cinema, dove lui come sceneggiatore e Alain Resnais come regista ebbero il Leone d'oro un venticinque anni fa per l'affascinante L'anno scorso a Marienbad. Dice: «Il film faceta orrore al suo produttore, che aveva deciso di non distribuirlo neppure. C'entrava molto la politica. La guerra d'Algeria divideva la Francia. I 121 intellettuali capeggiali da Sartre che avevano firmato un manifesto per l'indipendenza dell'Algeria e il ritiro della Francia dalle colonie erano messi al bando, licenziati dai posti di lavoro statali, processati, minacciati: Resnais, Florence Malraux e io eravamo tra i firmatari. Del film facevamo proiezioni semiclandestine per una, tre persone... Ma ' Véiieziàlo' sc'elsflH concorso, a dispetto del governo francese o dell'ambasciatore gollista Gaslon Palewski, lo premiò col Leone d'oro: e di colpo L'anno scorso a Marienbad diventò furiosamente alla moda anche in Francia, e rimase poi nelle storie del cinema. Senza la Mostra forse nessuno l'avrebbe mai visto».
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