Folla americana senza splendore

Folla americana senza splendore Folla americana senza splendore VENEZIA -- «Venice Fest conquers Terrorism Fear-, il festival di Venezia vince la paura del terrorismo: è il titolo a tutta pagina con cui Variety, il settimanale americano dello spettacolo, annuncia la presenza alla Mostra degli americani che avevano disertato quest'annno ogni altro festival europeo: per timore di sequestri o bombe sugli aerei e negli aeroporti, per protesta politica contro l'atteggiamento della Francia durante l'azione militare Usa in Libia, per indicazione (forse) del loro governo, per spaventi generici. Variety elenca parecchi americani a Venezia. Tra i produttori e gli industriali (che non sono mancati neppure a Cannes): Jack Valenti, presidente dei produttori Usa, Marc Spiegel; Rubln, Camizares, Koler e Gordon della XX Century Fox; Gale Ann Hurd, Peter Newman, Calvin Skaggs, David Matalon; Eisen e Manne della Columbia, Antonowsky della Universal. Tra gli attori: Sigourney Weaver, Hallie Foote, Jim Belushi, Rob Lowe. Tra i registi, Variety attribuisce al direttore della Mostra la sicurezzsa sulla presenza di: Johyn Badham, James Cameron, Ivan Reltman, Edward Zwick, David e Jerry Zucker e Jim Abrahams, Ken Harrison. Perché gli americani non avrebbero più paura, come mai questo cambiamento? Sarebbe da attribuire a tre motivi: modestissimo splendore divistico di questi americani di Venezia; sapiente azione diplomatica condotta negli Usa dal rappresentante della Mostra. Mario Longardi; allontanarsi nel tempo degli episodi terroristici europei.

Luoghi citati: Cannes, Columbia, Francia, Libia, Usa, Venezia