Operazione Greenpeace Mitterrand sapeva tutto

Operazione Greenpeace Mitterrand sapeva tutto L'Express anticipa libro-inchiesta di due giornalisti Operazione Greenpeace Mitterrand sapeva tutto PARIGI — Dell'operazione contro l'organizzazione ecologica internazionale Greenpeace, che si concluse con 1' affondamento — il 10 luglio del 1985, nel porto di Auckland — del battello Rainbow Warrior, erano al corrente sia il presidente Francois Mitterrand sia il suo capo di stato maggiore particolare, il generale Jean Salnier. Lo affermano, attraverso una minuziosa analisi dei fatti, i giornalisti de L'Express Jacques Derogy e Jean-Marie Pontaut nel libro di prossima pubblicazione Enquete sur trois secrets d'Etat (Inchiesta su tre segreti di Stato, editore Laffont) di cui il settimanale anticipa il contenuto. Per Derogy e Pontaut, 1' ammiraglio Pierre Lacost» — capo dei servizi segreti (Dgse) che organizzarono l'operazione — fu autorizzato a con¬ durre l'operazione direttamente dal generale Saulnier ma questi — spiegano gli autori del libro — era soltanto «un tramite- tra il Presidente della Repubblica e i servizi di sicurezza. Comunque, il via fu dato soltanto dopo che l'ammiraglio Lacost* assicurò che «non vi sarebbe stata alcuna vittima-■ Le cose andarono invece diversamente poiché nel sabotaggio del Rainbow Warrior rimase ucciso il fotografo di origine portoghese Fernando Pereira, che si trovava a bordo, mentre gli agenti francesi Alain Mafart e Dominique Prieur furono smascherati. Condannati a dieci anni di carcere, hanno potuto lasciare la Nuova Zelanda appena un mese fa, dopo un difficile accordo di compromesso condotto grazie alla mediazione del segretario generale delle Nazioni Unite, Xavier Perez de Cuèllar. Il fatto che il Primo Ministro — allora Laurent Fablus — fosse all'oscuro di ogni cosa, sarebbe dimostrato dalla reazione avuta durante una riunione con il Segretario generale dell'Eliseo, JeanLouis Bianco, e i ministri dell'Interno Pierre Joxe, e della Difesa Charles Hernu, il 16 luglio del 1985, quando ormai la responsabilità della Francia nella vicenda era evidente. Fabius è descritto, in quella occasione, «furente» dagli autori del libro, poiché «temeva il peggio». Quindi si voltò «a metà» verso Hernu e senza guardarlo esclamò: «Se uno di voi è responsabile di questa vicenda non è proprio il caso che lo copra. Non è proprio il caso che copra una simile idiozia-.

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