Quei Cinesi primi della classe di Sabatino Moscati

Quei Cinesi primi della classe A VENEZIA MOSTRA SUL CELESTE IMPERO FINO A MARCO POLO Quei Cinesi primi della classe Le invasioni barbariche furono contemporanee alle nostre, ma l'eclissi medioevale durò pochissimo - Già nel VI secolo un grande impero promosse la fioritura delle arti e delle scienze - Con scene di vita quotidiana e preziosi modellini funerari di case esposte la prima bussola, figure di scrivani su carta, la prima matrice per banconote in bronzo - Perfino i primi giocatori di polo VENEZIA — .Cina a Venezia»: cori s'intitola la grande mostra che s'inaugura il 30 agosto a Palazzo Ducale, promossa dal ministero italiano per gli Affari Esteri d'intesa con quello per la Cultura della Repubblica Popolare Cinese e organizzata dal Comune di Venezia (Assessorato alla Cultura) insieme al Museo della Storia Cinese di Pechino. La mostra, che rimarrà aperta fino al 1° marzo 1987, ha un sottotitolo che ne definisce i termini cronologici: 'La civiltà cinese dalla dinastia degli Han orientali a Marco Polo (25-1279 d.C)». E' subito chiaro che sì tratta della continuazione di un'altra mostra che ebbe vivo successo tra il 1983 e il 1984: quella che s'intitolava: .7000 anni di Cina a Venezia» e aveva per sottotitolo «La civiltà cinese antica dal Neolìtico alla dinastia degli Han anteriori». Atto secondo, dunque: in base alla formula, già collaudata, di presentare una scelta di preziose opere d'arte (questa volta sono centoquarantuno), per larga parte di recente scoperta e mai prima esposte fuori del territorio cinese. La 'Cortina di bambù» è dunque definitivamente caduta; e Venezia rappresenta, secondo una logica che è propria della sua storia proiettata verso l'Oriente (non a caso l'età di Marco Polo segna il termine della presentazione), la sede scelta per questa rassegna di grandi novità. Due criteri, ci sembra, presiedono alla mostra. Il primo è la scelta del prezioso e del nuovo, insomma dei picchi ora emergenti di una produzione d'arte che certo fu assai più ampia, ma che trova nelle opere esposte un'adeguata campionatura. Il secondo criterio è l'inquadramento nella dimensione storica, cioè nello sviluppo dell'arte, e insieme nel divenire della società, specie attraverso quella serie di straordinarie scoperte tecnologiche che hanno reso celebre la civiltà cinese e che qui per la prima volta vengono enucleate, illuminate, definite nel caratteri e nelle risultanze. Dal panorama generale dello sviluppo, un fatto appare evidente: il Medioevo europeo fu assai più lungo di quello che, per analogia, possiamo chiamare il 'Medioevo cinese». Infatti, se un singolare parallelismo vede in Cina come in Europa l'invasione di genti barbariche nel IV-V secolo della nostra era, la Cina ha di nuovo un grande impero centralizzato nel VI, con tutta la fioritura artistica che ne consegue. Quando gli Europei, dunque, si risollevano dalla lunga crisi e cominciano a guardare verso Oriente, essi trovano la Cina da tempo all'apice dello splendore. E' l'esperienza che fece Marco Polo. Ed è quella che facciamo oggi noi, guardando questa mostra e comprendendo perché, in molte in¬ venzioni fondamentali della storia dell'umanità, i Cinesi ci hanno preceduti. Ma poiché storica è la presentazione, seguiamo la civiltà cinese attraverso il tempo, cominciando con la Dinastia degli Han orientali (25-220 d.C). Le testimonianze sono soprattutto funerarie, a partire dai modellini in terra¬ Venezia. Mostro mitico in pietra d. C). A sinistra, statua in bronzo cotta di edifici, che i Cinesi ponevano nelle tombe accanto ai defunti, perché potessero rivivere nell'aldilà le forme più gradite dell'esistenza terrena. Ebbene, quei modellini (ma non sempre piccoli, perché c'è una torre alta un metro e mezzo!) sono non solo dei piccoli prodigi di perizia artigianale, ma anche degli strumenti preziosi per ricostruire l'architettura del tempo, che era in legno e quindi si è perduta. Si aggiunga che il gusto per le scene della vita quotidiana accresce il fascino dei modellini: come potremmo altrimenti conoscere, solo per citare qualche esempio, il porcile con la scrofa che allatta i suoi piccoli, o la cucina con le pentole e perfino i topi che cercano di raggiungere il cibo? Tra le opere di questa prima fase spicca una piastra in bronzo con al centro un magnete a forma di cucchiaio, il cui manico indica il Sud. Mediante un insieme di simboli questa vera e propria bussola, secondo ogni verosimiglianza la prima inventata a memoria d'uomo, indica ventiquattro divisioni, ciascuna delle quali forma con la seguente un angolo di quindici gradi. Ecco dunque un esempio di spicco delle invenzioni che punteggiano e caratterizzano la mostra. Particolare interessante: le piastre di bromo erano usate in origi¬ (Dinastia Han Orientali, 25-220 (Cinque dinastie. 581-960 d. C.) ne per predire il futuro; e dunque la tecnologia emerge, qui come altrove, dal mondo religioso e magico. Il periodo successivo s'intitola Wei, Jin. Dinastie del Nord e del Sud e si data dal 221 al 580 d.C: è il periodo di crisi politica a cui accennavamo, caratterizzato da frammentazioni e instabilità. Tuttavia l'arte si rinnova e si evolve, anche sotto l'impulso di un grande evento religioso, la diffusione del buddhismo: ne è testimonianza una splendida stele in pietra con la raffigurazione del Buddha che predica, premessa di altre che seguiranno. Intanto trionfa la ceramica, nella raffinata tipologia del céladon. Le figurine umane e animali mostrano i protagonisti della vita quotidiana. Tra esse una figura di scrivano porta l'attenzione su un'altra invenzione dell'antica Cina, quella della carta. Già presente nel periodo degli Han orientali, essa si afferma e si diffonde via via, rendendo più agevole l'uso della scrittura: prima che giunga in Europa dovranno passare dieci secoli! Si noti, incidentalmente, che i Cinesi saranno i primi anche a usare la stampa: il testo scritto su carta veniva impresso su una tavola di legno; quindi si incideva il fondo della tavola, sicché i segni rimanevano in rilievo e potevano essere inchiostrati e stampati. Le ta¬ vole più antiche conosciute finora sono del VII secolo. La parte maggiore della mostra concerne il terzo periodo e s'intitola Sui, Tang, Cinque Dinastie (581-960). Tra le opere d'arte spiccano anzitutto le figurine in terracotta, che testimoniano le più varie attività. Ecco ad esempio un gruppo di musicanti, ciascuno con il suo strumento: il liuto, il flauto, l'arpa, l'armonica e altri ancora (ma i nostri nomi corrispondono solo in modo approssimativo alle varietà cinesi) costituiscono ancor oggi la base delle orchestre tradizionali. E che dire dei giuocatori di polo, che ci rivelano le origini orientali di uno sport moderno? Sete e broccati con decorazioni multicolori richiamano l'attenzione su un'altra peculiarità dell'antica Cina, che affonda le sue radici nella remota preistoria e che poi diviene un'arte vera e propria, tale da denominare la grande arteria del traffico tra l'Oriente e l'Occidente, detta appunto 'Via della seta». Si aggiungano le oreficerie: all'inizio di questo periodo (VI secolo) risale una collana spettacolare, formata da ventotto sfere d'oro, in ciascuna delle quali sono incastonate dieci perle legate con una treccia di fili d'oro; nella base e nel pendente sono inserite perle, gemme rosse e azzurre, lapislazzuli e cristallo di rocca. Della quarta e ultima sezione della mostra, dedicata alle dinastie Liao, Jin, Song (960-1279), ricorderemo almeno le porcellane, tra cui uno scaldino in forma di begonia e un piatto con decorazione impressa di pesci e orlo placcato in rame; le statue in pietra di un servo, di una fantesca e di un mostro alato; infine, per concludere con le invenzioni, la più antica matrice per banconote, fatta in.bronzo e-datata al 1215. La matrice reca' non solo l'indicazione del valore, il luogo e la data di emissione, ma anche la minaccia di morte per i falsari! Una percezione acuta della natura e degli esseri animati; una capacità eccezionale di realismo e insieme di fantasia trasfigurante; un preziosismo raffinato eppure non barocco: ecco alcune tra le impressioni che resteranno di questa mostra, che amplia e rinnova profondamente le nostre conoscenze, grazie alla riapertura di quella via di comunicazione e di scambio che Marco Polo percorse vincendo le difficoltà della natura e che oggi è stata ripercorsa vincendo le difficoltà degli uomini. Sabatino Moscati