I giovani dentro il sacco di Mario Deaglio
I giovani dentro il sacco Dietro i vagabondi dell'estate una nuova povertà I giovani dentro il sacco La stagione turistica che sta per chiudersi sarà probabilmente ricordata soprattutto per il fenomeno del saccopelismo: nel corso del 1986 la rapida diffusione di questa forma giovanile di girare il mondo ha infatti raggiunto il punto di rottura, facendo scattare reazioni difensive da parte degli operatori e degli amministratori di alcune importanti località turistiche. Sia l'opinione pubblica sia gli addetti ai lavori hanno colto prevalentemente il problema, immediato e urgente, dell'impatto sul turismo, che sacrosantamente cerca di difendere la qualità del suo prodotto, e gli elementi di -colore- del saccopelismo. Il fenomeno nasconde però un altro aspetto, di gran lunga più inquietante: quello dell'impoverimento giovanile. Per convincersene, basta andare indietro di 20 anni. Allora, la grande maggioranza dei giovani, turisti e non. aveva un lavoro oppure studiava con prospettive pressoché certe di occupazione. I giovani lavoratori e i giovani studenti di tutta Europa trovavano alloggio, in ogni Paese del continente, in una rete relativamente ampia di ostelli, quasi sempre sussidiati dallo Stato o da qualche ente pubblico. In mancanza degli ostelli, riuscivano a far entrare nei loro budgets il costo di una stanza in una pensioncina. Anche allora si nutrivano in maniera sommaria, ma potevano permettersi qualche buon pranzo in trattoria e non mancavano di denari per cartoline, musei, bibite. Oggi è sufficiente guardare alle statistiche europee del lavoro per giungere alla conclusione che almeno un saccopelista su due è disoccupato, mentre l'altra metà ha un lavoro quasi sempre precario o saltuario. La lunga inflazione che abbiamo alle spalle ha visto — per moftri che non è qui il caso di indagare — i prezzi di pensioni e trattorie aumentare molto più della media e collocarsi definitivamente fuori della portata di gran parte dei giovani. I freni alla spesa pubblica hanno fatto si che la rete degli ostelli non sì sia espansa proporzionalmente al numero dei possibili utenti mentre i prezzi di questa forma di alloggio sono anch'essi lievitati. Ecco allora il giovane — italiano o di altra parte d'Europa — che. volendo trascorrere le vacanze in Italia, si sdraia per dormire in piazza San Marco invece di prendere il gelato in piazza San Marco. Il saccopelista, in altre parole, raramente è tale per vocazione lanche se si sforza di trovare attraente questo modo di girare il mondo, comunque scomodo se protratto oltre pochi giorni); lo diventa per necessità economica. Il saccopelismo rappresenta forse il primo esempio vistoso della nuova povertà dei giovani e contrasta con la relativa abbondanza di mezzi dei giovani di vent'anni fa. Lo sanno bene i pubblicitari che oggi si rivolgono in prevalenza ai consumatori di mezza età; lo conferma il travolgente successo del -fast-food-, che è ormai l'unico modo in cui i giovani con pochi soldi possono ottenere a basso prezzo le calorie di cui hanno bisogno, dato che i listini delle tradizionali pizzerie sempre più spesso competono con quelli dei ristoranti. La presenza su scala europea di svariati milioni di giovani senza mezzi non è cosa che possa essere risolta dagli assessori al turismo delle -città d'arte-, i quali necessariamente cercano un rimedio ai sintomi e non alle cause nel tentativo di evitare una -calcuttizzazione- dei centri urbani loro affidati. Deve invece essere affrontata — Mario Deaglio (Continua a pag. 2 in settima colonna)
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