In Italia quei vapori hanno già ucciso di Lorenzo Casertano

In Italia quei vapori hanno già ucciso Vesuvio e Campi Flegrei come il Lago Nios, ma solo in rari, limitati casi In Italia quei vapori hanno già ucciso I gas d'origine carbonica, stagnanti, invadono a sorpresa pozzi, grotte e cantine - Le ipotesi degli scienziati L'esplosione vulcanica nel lago di Nios. in Camerun. ha messo in evidenza che se l'attiviti vulcanica, in senso lato, si sviluppa secondo un quadro generale valevole per tutti i vulcani, nei casi particolari ognuno di questi le dà aspetti peculiari dipendenti dalle proprie caratteristiche fisico-chimiche e petrografiche. E' noto che. nel corso delle eruzioni, nel sottosuolo degli «edifici vulcanici » si ha accumulo di grandi quantità di sostanze gassose. Sul Vesuvio lo smaltimento di queste sostanze si verifica verso la fine dell'eruzione, ed c evidenziato dalla formazione di fumarole e di mofete che di queste sono un tipo particolare, caratterizzate dalla presenza esclusiva del pericoloso c difficilmente avvertibile ossido di carbonio. Questo, dato il peso specifico piuttosto elevato, tende ad occupare gli strati più bassi dell'atmosfera e a sostituire l'ossigeno nell'aria rendendola letale per la vita animale e vegetale. Le mofete si manifestano nelle zone basse della montagna e si localizzano in quegli ambienti che sono in diretto collegamento con il sottosuolo, quali pozzi per attingere ac¬ qua, cantine, caverne naturali. La tnofeta più caratteristica e stata la «grotta del cane» presso Pozzuoli che deve il nome al fatto che gli uomini potevano entrare senza subire gli effetti dell'ossido di carbonio, letali invece per gli animali che respiravano l'aria bassa a contatto con il suolo. Il fenomeno andava a collegarsi con l'attività vulcanica dei Campi Flegrei. un vulcano attivo per la presenza di manifestazioni secondarie e per il ricordo di eruzioni non molto antiche (1538 l'ultima). Per quanto riguarda il Vesuvio, e da ricordare che in quasi tutte le grandi eruzioni si sono avute vittime, fortunatamente limitate a qualche unità per volta, persone che per un motivo o per un altro erano state costrette a scendere verso la fine dell'eruzione 0 subito dopo in pozzi, cantine o caverne naturali di zone situate ai piedi del vulcano nei Comuni di Torre Annunziata. Torre del Greco, Ercolano, Portici, Terzigno, eccetera. Merita di essere citata l'esalazione di ossido di carbonio verificatasi per alcune settimane in una fontana pubblica di Torre del Greco dopo l'eruzione del 1794 le cui bocche effu- sivc, apertesi subito a monte della città, emisero grandi quantità di lava che ricopri buona parte del centro abitato. E' ancora visibile la parte alta di un campanile la cui metà inferiore fu sepolta dalla lava, insieme con la chiesa. Più recentemente e cioè qualche anno dopo la grande eruzione vesuviana dell'aprile 1906. le autorità di Ercolano (allora ancora Resina) furono costrette a ordinare la chiusura di tutti i pozzi perché esalavano ossido di carbonio. In quell'occasione l'ordine fu rispettato perché la popolazione si rese conto direttamente dell'effettivo pericolo. Ritornando al caso del Nios che ha prodotto la quasi totalità delle vittime per emissione di acido solfidrico, per quanto sia difficile avanzare previsioni in questi casi, si hanno fondati motivi per affermare che conseguenze cosi disastrose probabilmente non si avranno mai in Italia anche perché non esistono zone che possano avere analogie con quella del Camerun. E' facile invece che, specie nelle zone del Vesuvio c dei Campi Flegrei continuino a esserci ancora limitatissimi casi di intossicazioni mortali dovute a ossido di carbonio e distribuite in lunghissimi periodi di tempo. Analogamente difficile risulta voler riassumere brevemente i vari rischi di natura vulcanica a cui sono soggette le diverse zone italiane. E' sufficiente dire che per i Campi Flegrei. in relazione a fenomeni di bradisismo, è arduo precisare se si tratta di rischio vulcanico o di rischio sismico, essendo in discussione se questo fenomeno dipenda direttamente dall'attività vulcanica, precisamente da movimenti magmatici, o se. invece, come sembrano confermare le osservazioni sperimentali, dall'aumento dei moti convettivi dei fluidi del sottosuolo, aumento prodotto dalla crescila di energia termica derivante dalle masse magmatiche inerti presenti ad elevate profondità nel sottosuolo flegrco. In quest'ultimo caso la spiegazione rientra in quella della più vasta fenomenologia relativa alle deformazioni che portano ai terremoti o perlomeno a un tipo particolare di terremoto. Lorenzo Casertano Ducente di Vul.anolojiij pn-.Mi rUnivcniià Ji Niip,>li