« Non c'è appello per Udinese e Vicenza » di Claudio Giacchino

« Non c'è appello per Udinese e Vicenza » TOTONERO Uscita a sorpresa di De Biase nella replica dell'Ufficio inchieste glia Caf « Non c'è appello per Udinese e Vicenza » I ricorsi sarebbero nulli perché firmati dai presidenti Mazza e Maraschin, squalificati per cinque anni e proposti per la radiazione (condanne subito esecutive) - Violenta reazione degli avvocati difensori - Chiusano: «A De Biase nella replica tolgo il naso» - Lite in famiglia nella giuria fra giudici effettivi e supplenti; sono le avvisaglie della frattura fra «falchi» e «colombe»? ROMA — Cosa non ta mai fare il processo al calcioscandalo. I nove giudici della Caf. tutti alti magistrati e/o stimati professori universitari, che litigano tra di loro e due, neri in volto, abbandonano il giudizio. Uno. addirittura, avrebbe mormorato: • Qua mi sento preso in giro-. Ma non basta. Il football-giudizio induce il grande accusatore Corrado De Biase a vibrare un colpo a sorpresa (e forse basso) contro Udinese e Vicenza innescando le reazioni violente dei difensori dei club, i celebri penalisti Zanobini e Chiusano. Il primo dice: «ficco l'ultima truffa dell'Ufficio inchieste-. Il secondo: -Per certe scorrettezze io tolgo il saluto. Nella replica, a De Biase strappo il naso«. Ancora: il sempre più stranito presidente Vigorita che alterca, tra spunti d'involontaria comicità, con gli avvocati riottosi all'ordine: «Repliche di cinque minuti-. Il tutto sull'onda sonora (fischi, applausi, insulti) dei 150 tifosi laziali accorsi all'Hilton. Il diapason di sarcasmi e ululati: quando De Biase ed i suoi collaboratori Porceddu. Labate. Laudi e Manin Carabba sollecitano la Corte suprema del pallone: ^Ribadite le condanne di primo grado-. Cioè: la Lazio rimanga in C. Cosi, navigando un mare sempre più increspato da onde di veleno, il processo va al verdetto. E' previsto per giovedì o venerdì. Che verdetto sarà? Dopo la girandola di colpi di scena dell'udienza conclusiva, c'è da aspettarsi qualsiasi sorpresa. Primo colpo di scena — Deflagra in apertura. Vigorita annuncia: «/ giudici Squillante e Lemma non sono presenti, per motivi famigliari-. Soave bugia. Elio Lemmo. napoletano docente di procedura penale e giurista affermato, e Renato Squillante, potente magistrato di Roma, ben introdotto negli ambienti psi e amico di Craxi, sono diven¬ tati volontari «desaparecidos» perchè la sera prima il presidente Vigorita gli ha annunciato: - Voi siete membri supplenti, quindi non entrerete in camera di consiglio. Che, oltre al sottoscritto, è formata dai colleghi Carlo Pisani Massormile, Mario Corda, Antonio Martucci e Vito Giampietro-. Cosi, i due «supplenti» decidono di prendere il largo con un giorno d'anticipo. Squillante se ne va in silenzio. Alcuni cronisti garantiscono che invece Lemmo ha suggellato l'uscita di scena con il mormorio: «Qua sto a fare la comparsa e quindi me ne l'odo. Mi sento preso in giro.. Nel tardo pomeriggio, dopo che radio e tv hanno propalato le defezione dei due giudici, ricamandoci sopra, «desaparecidos» ricompari ranno all'Hilton. Lemmo smentirà a destra e a man ca: «Mai detto che sono stato preso in giro. Signori, occhio alle querele. Mi hanno detto che ero supplente, quindi ho fatto le valigie. Logico no?-. Al di là delle smentite, comunque, l'abbandono anzitempo del processo da parte dei due alti magistrati non sarebbe stato ispirato dalla semplice, bambinesca delusione per l'estromissione dalla camera di consiglio. Le defezioni, secondo voci più che ricorrenti, sarebbero l'ennesima riprova dei contrasti in seno alla Caf. Stando alle indiscrezioni, i giudici sono divisi sul come dovrà essere la sentenza. Da un lato, i «falchi» (il presidente più i colleghi Antonio Martucci e Vito Giampietro) che avrebbero già deciso: «Diamo ragione alla linea De Biase-: dall'altro, le «colombe», (Mario Corda, Carlo Pisani Massormile più i due estromessi Lemmo e Squillante): -Bisogna ridiscutere tutto, nulla è scontato prima di andare in camera di consiglio-. Le divisioni nella Caf sono i soli appigli alle speranze laziali di scampare alla C. Secondo colpo di scena — Cade a metà mattinata. La parola spetta a Corrado De Biase. Dice l'accusatore del calcio: -Udinese e Vicenza hanno presentato ricorso contro la condanna alla re- frocessione in B. I ricorsi sono firmati dai loro presidenti Mazza e Maraschin. Ambedue sono stati puniti in primo grado con una squalifica a 5 anni ciascuno e con la proposta di radiazione. Poiclié le condanne, per la legge sportiva, diventano subito esecutive, i ricorsi non sono validi. I giudici non debbono nemmeno prenderli in esame-. Quindi: Udinese e Vicenza, per De Biase, devono uscire dal processo. Anzi, non sono mai state nel processo. Le carte federali danno ragione al capo dell'Ufficio inchieste. Non, il buonsenso e il codice civile. Per stilare i ricorsi Udinese e Vicenza hanno avuto a disposizione tre giorni. Perché gli appelli fossero firmati da fiduciari dei presidenti Mazza e Maraschin, si sarebbe dovuto convocare il consiglio d'amministrazione. Impresa difficile, se non di impossibile realizzazione in 3 soli giorni: per il codice, poi, un consiglio d'amministrazione deve riunirsi entro 8 giorni dalla sua convocazione. , Ma, come mai De Biase ha scoperto l'inammissibilità dei ricorsi solo adesso? E non, giovedì, all'apertura del giudizio, quando Vigorita domandò: -L'accusa deve presentare eccezioni?-. Che, quest'uscita sbalorditiva non sia un segno di debolezza dell'accusa? Il primo interrogativo tormenta e irrita i difensori di Udinese e Vicenza, Zanobini e Chiusano. Entrambi parlano di -colpo basso-, Zanobini è furibondo: -E' la solita storia. De Biase fa il fiscale solo quando gli fa comodo. Che scorrettezza, ragazzi. Però, fa parte delle tradizioni degli inquirenti dell'Ufficio inchieste. Quelli t'invitano a giocare a poker, ma a te lasciano tre carte, loro giocano con le solite cinque-, Chiusano passeggia su e giù. ai collaboratori di De Biase Laudi e Labate dice rosso in viso: -Bravi, bella roba, ma io vi tolgo il saluto. Mai vista una simile cosa in trentatré anni di professione-. Pochi passi più in là. De Biase si sta giustificando: -Macché colpo basso. Purtroppo, solo oggi abbiamo scoperto che i ricorsi erano irregolari-. Le acque si calmeranno solo nel pomeriggio. Per incresparsi di nuovo alla replica di Zanobini. Cinque minuti di comica lotta tra l'avvocato che vorrebbe spiegarsi con calma e Vigorita che imperversa: -Basta, ora le tolgo la parola. Su, avanti, continui cosi, e io spenge, il microfono, basta dico-. Il presidente ascolta invece con interesse Chiusano articolare l'estrema difesa del Vicenza e la contestazione delle tesi di De Biase. Il processo è finito. Tra tante polemiche, quasi è passato inosservato il dramma della Carrarese: è l'unica società assolta in primo grado per cui l'Ufficio inchieste ha invocato la condanna: «Sia retrocessa in C2-. Claudio Giacchino

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