Ricciarelli-Horne, trionfo di due regine

Ricciarelli-Home, trionfa di due regine Le cantanti in una grande prova a Pesaro con «Bianca e Falliero» di Rossini Ricciarelli-Home, trionfa di due regine DAL NOSTRO INVIATO PESARO — Antagonisti d'una battaglia critica che si combatte da una trentina d'anni, quando la innescò il libro di Luigi Rognoni. Rossini serio e Rossini comico si affrontano a distanza ravvicinata in questa stagione del Rossini Opera Festival. Infatti, con la fortuna di poter disporre di due sedi di spettacolo — l'ottocentesco Teatro Comunale, bellissimo, e il recente Auditorium del Conservatorio, che con un po' di buona volontà e molto estro può funzionare anche in senso teatrale — quest'anno si alternano le recite del Turco in Italia, giusta ripresa d'uno spettacolo che aveva avuto grande successo, e l'allestimento di Bianca e Falliero, un'opera seria del 1819. che senza essere sconosciuta, come pretende l'entusiasmo degli organizzatori, era certamente dimenticata e non aveva avuto rappresentazioni recenti. Il turco, che dalla famosa ripresa romana con la Callas è rientrato di forza nel repertorio e si è assicurato non solo l'interesse, ma l'entusiasmo di critici e storici, ritorna nelle belle scene di Emanuele Luzzati, di rara armonia cromatica, coi costumi stupendi di Santuzza Cali e la regia di Egisto Marcucci. abile ad ammucchiare sulla scena un pittoresco movimento di comparse, maschere, saltimbanchi, senza che quest'immagine continua di vitalismo partenopeo disturbi l'evidenza assicurata all'azione. L'esecuzione musicale vede Ruggero Raimondi e Lucia Aliberti in quelle parti del Pascià Selim e di Donna Fiorilla che nel 1983 erano di Samuel Ramey e di Leila Cu¬ berli. Ramey è un basso rossiniano, e Raimondi no. specialmente nel teatro comico. La sua bellissima voce ha uno spessore, un'imponenza che fanno del personaggio un maggiorato, un maxi-Pascià, ma l'intelligenza e il gusto contano ben qualchecosa. ed è ammirevole la duttilità con cui il suo timbro poderoso sa gareggiare con l'inarrivabile stile comico di Enzo Darà negli scioglilingua rapidissimi del loro duetto. La Aliberti. che dai suoi lusinghieri successi all'estero si tira addosso lo scomodo epiteto di «nuova Callas», padroneggia con sicurezza le difficoltà della parte, anche se negli estremi acuti e nelle acrobazie più spinte la voce. altrimenti gradevole, s'indurisce un poco. Dirige l'orchestra della London Sinfonietta il giovane americano Rico Saccani, con sicurezza ed autorità. E' un oriundo italiano, come dice il nome; ma non tanto da possedere naturaliter quella spiritosità rossiniana di cui anche l'orchestra difetta. La novità stagionale è stata desunta da quella zona grigia della produzione rossiniana che è la fine degli anni italiani, con l'abbandono dell'opera comica. Zona grigia, ma piena di fermenti. La concentrazione sull'opera seria significa preparazione alla conquista della scena europea. Stilisticamente, Bianca e Falliero appare come un passo indietro rispetto ai capolavori del periodo napoletano: ritorno al canto di agilità e al recitativo secco, soliti castighi dell'opera seria. Ma non credo si debba accettare la tesi avanzata degli specialisti, che Rossini riservasse a Napoli gli audaci esperimenti pre-romantici di Elisabetta e di Otello, e facesse marcia idietro nelle piazze teatrali del Nord, per venire incontro alla presunta arretratezza del gusto locale. Tant'è vero che la «Gazzetta di Milano» biasimò l'opera proprio per l'eccessiva coloratura dello stile vocale. Credo piuttosto che Rossini, alle prese con un libretto cosi insulso come quello che Felice Romani dedusse da una tragedia francese, abbia risolto di buttar l'opera sul piano del bel canto, inseguendo 11. nella rivalità vocale di due prime donne, quelle possibilità drammatiche di cui ora il suo genio maturo andava in traccia anche nell'opera seria. E il genio di Rossini è tale che pure nella fiacchezza di un'opera lardellata di autocitazioni e appesantita di fronzoli ornamentali, si produce il miracolo alchemico della creazione dell'oro, cioè dell'intensità drammatica raggiunta attraverso la pura vocalità. Ciò avviene In quei passi che da sempre gli storici hanno segnalato, specialmente il Roncaglia, attentissimo lettore dello spartito. In particolare nel formidabile quartet to del primo atto, che PO sborne considera «uno dei più fieri, e proto-verdiani, movimenti di4Rossini»; e in quella Cavatina e Aria di Falliero che nel second'atto ha valso a Marilyn Home un quarto d'ora di applausi, nonostante la crudele prontezza con cui Donato Renzetti si adoperava dal podio a sventare i tentativi di applausi a scena aperta. Somma specialista di Rossini, specialmente del Rossini serio, questo mezzosoprano che arriva tranquillamente al do sopracuto è un fenomeno di emissione vocale. Sembra che il suono le fiorisca imme- diatamente e direttamente sulla bocca, quasi che per lei non ci fosse bisogno di tutto quel complicato retrobottega di polmoni, diaframma, gola e corde vocali che ne è l'indispensabile premessa. Durante certe lunghe zone desertiche dello spartito, alleggerito con qualche prudente taglio, mi sono divertito a guardare col binocolo la bocca della Home. E' uno spettacolo. Canta sempre a bocca molto aperta. Le labbra elasticissime «scrivono» la musica con l'inesaurìbile segnaletica del loro atteggiarsi: si dilatano come quelle d'una tigre che stia per mangiarvi, si allungano in altezza a forma d'uovo, le vocali — mai storpiate — le muovono in un cinematografo incessante di posizioni fondamentali. Un sordo potrebbe benissimo «vedere la musica» sulle labbra di Marilyn Home. La guerra delle regine è stata entusiasmante, perché la nostra Ricciarelli, in forma splendida, ha ribattuto colpo su colpo le prodezze vocali della collega e di suo ci ha messo una sensibilità toccante, una vibrazione patetica che le hanno consentito di rendere commovente anche una figura insignificante come la povera Bianca. Col rondò della Donna del lago. cacciato U da Rossini come sbrigativo finale, ha chiuso l'opera con un trionfo personale. Tra le altre voci, oltre all'ottimo contributo del Coro Filarmonico di Praga diretto da Lubomir Matl, è da segnalare 11 giovane tenore americano Chris Merritt, un coraggioso specialista di bel canto ottocentesco. Giorgio Surjan, Ambrogio Riva. Emesto Gavazzi, Patrizia Orciani e Diego D'Auria gli altri interpreti, tutti bene amalgamati e inseriti dalla vigile bacchetta di Donato Renzetti in un'esecuzione che nelle repliche potrà acquistare maggiore leggerezza e soprattutto confidenza con la buona ma strana acustica del ligneo Auditorium Pedrotti. Si diceva che per far teatro in questo locale ci vuole fantasia: e gusto. Pizzi;-ee li ha messi, deducendo la scena da modelli classici della pittura veneziana (le Cene del Veronese e la panchina tizianesca dell'amor sacro e l'Amor profano). Semplici accorgimenti consentono i rapidi cambiamenti di scena, dove l'azione — quella poca che c'è — si svolge credibile e con naturalezza. L'esito è stato trionfale, ma la sfida, di cui si diceva in principio, tra Rossini comico e Rossini serio, si chiude tre a uno in favore del primo. Massimo Mila li mezzosoprano americano si è dimostrato un fenomeno di emissione vocale. Sulle sue labbra un sordo potrebbe «vedere la musica». Katia ha ribattuto colpo su colpo le prodezze della collega. Un duello entusiasmante. Fantasia e gusto del regista Pizzi. Dirigeva Renzetti Kalia Ricciarelli e Marilyn Home: due mandi protagoniste in un duello entusiasmante per il Rossini «serio» che Pesaro ha riproposto

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