Fulci scopre l' erotismo, con horror

Pulci scopre rerotismo, con horror PRIME FILM: Corinne Cléry in «Il miele del diavolo» Pulci scopre rerotismo, con horror Una donna perseguita, incatena, tortura la sua vittima e poi se ne innamora: storia sadomasochistica IL MIELE DEL DIAVOLO di Lucio Fulci, con Brett Halsey, Bianca Marsillac, Corinne Cléry, Stefano Madia. Erotico, colori, Italia 1986. Cinema: Olimpia 1, Torino; Universa! e Golden, Roma. Lucio Fulci nel cinema ha fgfJiJL-UtVPO' di tutto^ dalle, farsette^on Franchi' e ìngrassia ai film di canzonette; dagli intrighi storici in costume ai thrillers autarchici; dalle avventure esotiche prodotte in casa ai sanguinolenti horror d'autentico sfondo americano. Con II miele del diavolo (titolo riferito a una poesiola recitata nel film), Fulci approda all'erotismo, con qualche illusione che sia «d'autore ■, sul tipo di quelli confezionati da Tinto Brass e Patroni Griffi. Speranza vana: il prodotto, pur tecnicamente accurato e con bella fotografia di Alessandro Ulloa è, come contenuto, mediocre. Artificiosamente ideato da più autori consociati, il soggetto più che sviluppare con coerenza un tema osé s'impunta su particolari d'una inverecondia eccessiva per un film destinato ai circuiti normali e non a quelli declassati delle luci rosse. In questa vicenda spicca un chirurgo autorevole (Brett Halsey) con moglie tradita e gelosa (Corinne Cléry). Al luminare del bisturi tocca di operare un sassofonista un po' matto (Stefano Madia), caduto dalla moto e, privo di casco, feritosi gravemente al capo. Il giovane muore in sala operatoria; la sua possessiva ragazza (Bianca Marsillac) quasi impazzisce di fronte alla sciagura, perde 11 bimbo di cui era incinta e, d'istinto, si scaglia contro il chirurgo ch'ella ritiene assassi- ^"sùó^ixiio controdi fuTàitmenta una persecuzione folle concretata con il sequestro dell'uomo ch'ella incatena, percuote, tortura, fino a quando non scatta in lei la passione che la porta a innamorarsi della propria vittima, cosicché la componente erotica torna a signoreggiare nelle immagini. La love story conclusiva, intrìsa di sadomasochismo e complicata da frange psicoanalitiche, non convince cosi come è ben poco persuasivo tutto quello che la precede: la sopportazione degli spettatori non guardoni è stavolta messa a dura prova. a, v,

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