Trenta ragazzi e l'uomo ombra di Fulvia Caprara
Trenta ragazzi e l'uomo ombra Al castello svevo di Barletta Albertazzi e i suoi in «Federico II reale e immaginario» Trenta ragazzi e l'uomo ombra Il mosaico formato da sette brani è il risultato di 40 giorni di lavoro comune - Dodici giovani proseguiranno la tournée L'attore nel ruolo della controfigura dell'imperatore - Gli interpreti sono tutti in bianco: magliette, casacche, tute e collant DAL NOSTRO INVIATO BARLETTA — Disseminato di punti luminosi, sorprese scenografiche e tranelli di regia, il castello Svevo di Barletta, con la sua struttura possente e insieme leggera, gli spalti ariosi, le scale ampie, le balconate suggestive, è stato protagonista l'altra sera dello spettacolo Federico II reale e immaginario: risultato finale del lavoro che Giorgio Albertazzi ha condotto per quaranta giorni con i trenta ragazzi del suo laboratorio. Nel castello, tra stelle e riflettori, i giovani alla prima prova e gli attori già affermati hanno presentato il mosaico composto da sette brani dedicati alla figura affascinante e complessa di Federico II, figlio di Enrico IV e di Costanza d'Altavilla. I testi («Pir meu cori alligrari» di Edoardo Sanguineti, «Hohenstaufen» e «Il santo e il Leone» di Raffaele Nigro, «Incontro al vertice al margine della crociata» di Melchior Von Shelder, ..La Fiore» di Fabio Storelli e «Il guardiaspalti» di Giorgio Albertazzi), esplorano, da diversi punti di vista, la personalità di questo regnante illuminato. E' un viaggio movimentato e diseguale, quello proposto nello spettacolo: con l'inizio vivace e accattivante dei ragazzi che recitano nelle stanze solitarie del castello, degli inseguiménti sui trampoli, dei giochi di ombre, delle recitazioni dantesche. Con gli inciampi di certe scene un po' lunghe, di certi assoli un po' esasperati; e poi con le tappe più attese, legate ai momenti in cui, da un punto sempre nuovo delle mura del castello, appare Albertazzi: il guardaspalti dell'imperatore, combattente di indistruttibile fedeltà, suo uomo-ombra, sua controfigura. Nel viaggio si ricompone a poco a poco l'immagine di Federico, viene fuori l'interpretazione che ne ha dato Albertazzi, si agganciano, per formare un'ipotesi finale suggestiva, le descrizioni dantesche con le fiabe mitologiche. Federico è come «Ulisse che si perse nel mare alla ricerca di un sogno», la ninfa Partenope, da lui inseguita con insensata passione è una «tedesca di origine greco-napoletana» e il pontefice (prima Onorio III che gli offri la corona imperiale e poi Innocenzo IV che lo scomunicò) somiglia, per i toni pacati e cantilenanti, imperiosi e insieme un po' comici, a certe nostre contemporanee imitazioni papali. I ragazzi del laboratorio, tutti bianchi, in magliette, casacche, pantaloni, tute e collant aderenti, recitano con emozione e trasporto, intrecciano dame e lanciano richiami, padroni dello spazio del castello dove, per tutta l estate, senza pause e sotto l implacabile sole mediterraneo, hanno vissuto la loro grande esperienza. Sulla scena l'altra sera erano trenta, ma di loro solo dodici sono stati scelti per proseguire il lavoro, insieme con Albertazzi, in giro per i castelli d'Italia. Si chiamano: Arcangelo Maria Anastasia, Agnese Avalle. Paola Bruna, Susanna Costaglione, Francesco Carofiglio, Valeria Micucci, Giovanni Milanese, Alessandra Paloschi, Antonietta Sonnessa, Biagio Ulderico Pesce, Giancarlo Stellini, Alfredo Vasco. Promossi e bocciati, con il maestro Albertazzi, le mamme e i fidanzati venuti da lontano per assistere al debutto, hanno preso parte al pranzo seguito allo spettacolo e durato fino alle quattro del mattino. Ci sono stati scambi contìnui di saluti e abbracci, affettuosità e nostalgie, telefonate di auguri dai parenti e mazzi di fiori, in un clima di festa conclusiva, proprio come nei saggi scolastici di fine anno. Gli spettatori, poche persone di Barletta, molti notabili baresi e numerose signore abbronzate e ingioiellate, hanno seguito la rappresentazione stando seduti sulle sedie in plastica piazzate nel cortile centrale del castello. Non c'è stato bisogno di muoversi, ma solo di girarsi sulla sedia e seguire i fasci luminosi che in- dicavano le apparizioni degli interpreti. Gli applausi finali, dopo che Albertazzi ha recitato il canto di Ulisse di Dante non sono durati a lungo: ci si aspettava un'ovazione più calorosa e invece la gente, forse disorientata dalla novità del tipo di spettacolo, ha salutato gli attori con entusiasmo convinto ma contenuto. Nello spettacolo, che Albertazzi al termine della serata ha definito «risultato di una gioiosa fatica ed esempio di scrittura scenica avventurosa, meno accademica e meno statica di quella che in genere viene proposta-, recitano nei ruoli principali (Federico, San Francesco, Pier delle Vigne) Antonio Se-rano, Mauro Guidelli. Sergio Busilli. L'itinerario federiciano non si è concluso l'altra sera con lo spettacolo: nel castello resta aperta la mostra organizzata da Pietro Marino «Da oriente a occidente» e si possono vedere, chiusi in una gabbia di cristallo, i falchi addestrati dai falconieri del Gruppo Federico II di Lecce: sono anche in programma un concerto di musica medioevale proposta dal gruppo «La reverdie». un intervento di animazione con i bambini su Federico II a cura del collettivo di Taranto «Crest», e in/ine la realizzazione di un film, prodotto dal Consorzio cooperativo per lo spettacolo di Barletta e destinato alla Terza rete della Rai. Fulvia Caprara '<: m Alberta/zi: «Lo spettacolo è il risultato di una gioiosa fatica»
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