« Craxi starà ai patti »

« Crajci starà ai patti » De Mita, con una intervista, rompe il silenzio estivo dei leader « Crajci starà ai patti » ((Tempi e modi della staffetta sono stati stabiliti» - «Regime del pentapartito? E' il pei che è latitante» - «Deve diventare possibile anche il passaggio della de all'opposizione» ROMA — Craxi terrà fede al ..patto della staffetta» di marzo; la de non voleva le dimissioni del governo; l'opposizione comunista, anche nell'ultima crisi, ha perseverato nella sua «latitanza»; è vero che il rifiuto della politica è sempre più presente nella gente ma si tratta di un fenomeno che ha «cause profonde». Sono alcuni dei concetti espressi dal segretario della de De Mita (primo dei leader del pentapartito a rompere il silenzio delle vacanze), in una intervista al direttore di Panorama Claudio Rinaldi. La staffetta: Il segretario de contesta l'opinione che il «patto della staffetta» espropri le istituzioni. «I patti fra i partiti non vincolano il Parlamento né tantomeno gli sottraggono la facoltà di dare o negare la fiducia a qualsiasi governo. Quanto al presidente del Consiglio che succederà a Craxi è falso che i cinque abbiano già raggiunto l'accordo su una persona». Il segretario de sottolinea di «non aver motivo di dubitare» dell'intenzione di Craxi di cedere il posto a un de «Tempi e modi sono stati stabiliti. Marzo è un mese dell' anno ed è fatto dì 31 giorni». La crisi: A giudizio di De Mita «non è giusto descrivere l'ultima crisi come la scorribanda di alcuni capipartito che hanno occupato le istituzioni. La verità è che fra i partiti e i gruppi parlamentari c'è un intreccio profondo e non ha senso contrapporre gli uni agli altri. E' pretestuoso, insomma, affermare che i segretari dei partiti hanno violato le regole del gioco». «I fatti — sostiene De Mita — dicono che non è stata la de a volere la crisi». Ma precisa: «Attenzione: io non escludo che anche qualche de abbia contribuito al voto contro il governo da cui la crisi è nata. Ma so che nessuno nel gruppo dirigente del partito voleva questo». Andreottt: De Mita nell'in tervista chiarisce anche il tentativo di Andreottt di formare un nuovo governo. «Se con i socialisti ci fosse stato un accordo, non avremmo avuto alcuna difficoltà a dare subito via libera a Cravi. Ma l'accordo non c'era. Il psi voleva per Craxi un incarico senza limiti e sema condizioni, nemmeno quelle concordate in sede di verifica». De Mita ribadisce che eventuali ritorsioni contro l'incarico a Craxi avrebbero portato «alla rottura irreparabili'.». Il regime: De Mita si oppone alla definizione di «regime» per il sistema politico italiano: «E' una diagnosi che non condivido. Di vero c'è solo che l'opposizione comunista anche durante l'ultima crisi è apparsa latiiante, confermando una volta di più che il sistema politico italiano, dalla crisi del centro sini stra a oggi, registra non solo le difficoltà del partito-perno della maggioranza, ma anche quelle dell'opposizione, delle sue speranze, delle sue ragio¬ ni ideali. Ma il fatto che dal pei non sia provenuta alcuna proposta con un minimo di fascino, e che la ricerca del nuovo si sia svolta, come sempre, tutta dentro la maggioranza non autorizza nessuno a sostenere che il pentapartito è diventato un regime». Partiti e cittadini: Il segretario de sottolinea che è «dal '68 che esiste una contraddizione fra la crescita della coscienza democratica del Paese e il processo di decadenza da cui sono afflitte le istituzioni. A questa contraddizione si accompagna la diffusa consapevolezza che l'evoluzione del sistema politico presto o tardi debba portare alla sostituzione della de come partito-perno di tutte le maggioranze. Il guaio è che l'ipotesi di una de all'opposizione spinge gli altri partiti non già a formulare proposte sulla base delle quali cercare di raccogliere voti, ma a fare leva sul generico desiderio di novità senza proporre niente. Ecco dove nascono i protagonismi sfrenati. Per De Mita «il vero obiettivo di questi anni è non tanto temperare certe ambizioni personali quanto perfezionare un sistema politico che per molti aspetti è logoro: eliminare l'ambiguità per cui uno stesso partito può essere sia il perno della maggioranza di oggi sia della possibile maggioranza alternativa di domani, costruire le condizioni per una democrazia compiuta in cui diventi possibile senza rischi per il sistema anche il passaggio della de all'opposizione. In questo senso — afferma il segretario — l'esito della crisi non mi ha affatto deluso».

Luoghi citati: Roma