Goria: paghi anche l'industria di Eugenio Palmieri

Gong: paghi tanche l'industria Conto alla rovescia per la finanziaria, il ministro si difende dalle critiche Gong: paghi tanche l'industria «La situazione è mutata, anche gli imprenditori devono fare sacrifìci» - «Meno aiuti per oneri sociali e cassa integrazione» - «Vendere parte dei beni pubblici, come le caserme inutili» ROMA — «/ sacrifici a questo punto spettano anche agli imprenditori. La situazione è mutata. Non si può accusare la Stato assistenziale di fare da tappo allo sviluppo e poi chiamarsi fuori dal risanamento del bilancio italiano quando è tornato il profitto, in molti casi in misura cospicua*. Il ministro del Tesoro Goria si gode gli ultimi scampoli di vacanza; «sempre troppo brevi*, aggiunge con una punta di rammarico. Tra gli interventi in gestazione dunque anche una riduzione degli oneri sociali che lo Stato si è accollato a favore delle imprese, una maggiore loro partecipazione al costo della cassa integrazione (a chi la dobbiamo chiedere, ai contadini?, è la battuta del ministro). La settimana che sta per iniziare scandisce la ripresa del lavoro. Un comunicato diffuso ieri dalla presidenza del Consiglio suona come un campanello della fine della ricreazione per i ministri sparpagliati in Italia e fuori. Palazzo Chigi fa sapere che saranno sette giorni intera¬ mente dedicati alla manovra economica. Mercoledì forse il primo summit tra i responsabili dei dicasteri interessati. Gli obiettivi: leggeri tagli alla spesa corrente; una crescita del 7,5 delle risorse destinate agli investimenti; una selezione delle spese privilegiando la ricerca, l'innovazione, i progetti per aiutare l'occupazione; uno sveltimento delle procedure per oliare un meccanismo che non riesce a spendere, spesso se non in minima parte, i miliardi che lo Stato mette a disposizione. La nota fatta redigere da Craxi non è probabilmente casuale. Cade in un momento in cui hanno ripreso a lievitare le polemiche tra partiti e tra ministri sui contenuti della legge finanziaria. Goria e di nuovo il bersaglio degli strali che gli piovono addosso da tutte le parti, dai socialisti ai socialdemocratici, dalla Confindustria ai comunisti. Ma il responsabile del Tesoro non si scompone, la prende con tranquillità. Trovo che in questi giorni molti fanno semplicemente girare la lingua, sostiene il ministro del Tesoro: «£' abbastanza curioso che si critichi qualcosa che non è definito*. Secondo il ministro c'è un progetto di finanza pubblica, uno schema di indirizzo illustrato da Craxi in Parlamento. E proprio in Parlamento si aprirà in settembre il confronto e la discussione sul tipo di contributo che ciascuna categoria potrà dare 'tenendo presente che la finanza pubblica è ostacolo allo sviluppo in quanto è in disavanzo*. Le grandezze in gioco per l'87 sono note. Diecimila miliardi da trovare, ma che con il perdurare del vento buono della congiuntura potrebbero ridursi e di molto. L'osso duro saranno 2500 miliardi, ma di questo si parlerà al momento opportuno. Comunque, avverte Goria, la legge finanziaria non potrà contenere cose che non le competono: la riforma delle pensioni, la disciplina delle partecipazioni statali «o altre diavolerie*. Idee al fuoco ce ne sono parecchie. Goria pensa di in tensificare la vendita di parte del patrimonio pubblico, non tanto per dare ossigeno alle entrate quanto per una sua migliore utilizzazione: con la Difesa è già in piedi il discorso che riguarda, ad esempio, le caserme; ci sono poi le case popolari, mentre anche le Ferrovie dello Stato si stanno muovendo. Anche le partecipazioni statali dovranno camminare con le loro gambe, mentre probabilmente non si farà un ulteriore ricorso ai ticket sanitari. «La strategia indicata dal collega Donat-Cattin mi sembra a questo punto condivisibile: si deve puntare alla efficienza del sistema*, afferma Goria. Il ministro del Tesoro appare molto disponibile al con fronto in Parlamento, fermi restando i paletti fissati dal pentapartito: non esclude un dibattito sulla opportunità o meno di tassare le rendite finanziarie anche se ribadisce che per quanto riguarda i titoli pubblici non possono essere assolutamente messi in discussione i diritti acquisiti. I problemi, afferma, vanno affrontati con attenzione ma senza enfasi. Come vede il ministro del Tesoro la riforma di Reagan per il fisco? Egli condivide le osservazioni del suo predecessore, Andreatta, e aggiunge: «Si può discutere di tutto ma il gpttito deve restare invariato. Una riforma cosi ha richiesto anni di riflessione e non si può liquidare quindi in poche battute. Ma forse la cosa più saggia potrebbe essere quella di trasformarlo in un tema all'attenzione della Comunità Europea*. Una Comunità Europea ancora una volta squassata dalla tempesta monetaria. Goria e d'accordo con gli Stati Uniti: in questa fase congiunturale la Germania deve accelerare il suo sviluppo. Forse una decisione a Bonn maturerà in settembre quando si conosceranno i dati dell'andamento dell'economia tedesca. Senza una Germania trainante saranno guai per tutti, a cominciare dall'Italia visto che si tratta del nostro primo sbocco commerciale, sottolinea il ministro. Eugenio Palmieri

Persone citate: Andreatta, Craxi, Donat-cattin, Goria, Reagan

Luoghi citati: Bonn, Germania, Italia, Roma, Stati Uniti