Hanno vinto i piccioni

Hanno vinto i piccioni Il Tar sospende l'ordinanza del sindaco: si possono sfamare Hanno vinto i piccioni Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso delTEnpa - Per i giudici il divieto «è inidoneo a eliminare» i colombi, «la loro morte potrebbe provocare epidemie», «è illogico» e non si può limitare un liberò comportamento dell'uomo Il primo tempo dell'infuocata partita di mezza estate giocata fra Amministrazione comunale e i paladini dei piccioni s'è concluso con un sonoro 3-0 a favore degli «ospiti». Il Tribunale amministrativo regionale ha infatti accolto la richiesta avanzata dalla protezione animali di sospendere l'ordinanza con cui il sindaco, a giugno, aveva vietato ai cittadini di dare da mangiare ai circa 25.000 colombi che vivono in città. Il Comune ha ancora la possibilità di rifarsi e capovolgere il risultato quest'autunno quando il Tar dovrà decidere, una volta per tutte, se l'ordinanza del sindaco è legittima. Le argomentazioni avanzate dal legale dell'Enpa. professor Dal Piaz, e praticamente fatte proprie dal Tar per annullare momentaneamente l'ordine del sindaco, sono tre. I giudici della 2" Sezione (pres. Barbieri, giudici a latere Montini e Frattini) ritengono il divieto «inidoneo a eliminare in tempi ragionevolmente brevi» i colombi e cioè -la fonte dei fatti dannosi (palazzi deturpati dagli escrementi dei volatili, persone colpite da zecche dei piccioni e pericoli di epidemie^ cui si intende ovviare». Anche perchè, proseguono i giudici, «l'alimentazione fornita dagli uomini non è la sola nè la principale di cui i colombi possono fruire». Secondo, «fa morte per inedia dei colombi può porre problemi igienico-sanitari non minori del loro mantenimento in vita». Le carcasse dei colombi in sottotetti, androni e ballatoi rappresenterebbero cioè un pericolo di epidemie, soprattutto d'estate, forse più grande di quello A scatenare la guerra di Enpa e amici degli animali tour court contro l'amministrazione comunale c l'ordinanza del 16 giugno scorso con la quale il sindaco, sollecitato dall'assessore alla Sanità Bracco (studioso e allevatore di piccioni viaggiatori), «fa assoluto divieto a chiunque di somministrare alimenti di qualsiasi genere c in qualsiasi luogo» ai colombi del territorio urbano. Un mese dopo, il 17 luglio, la «sfida» di Silvano Traisci: il vicepresidente dell'Enpa, con altre decine di cittadini, distribuisce mangime ai piccioni davanti al Municipio. Multato di 100 mila lire, Traisci presenta ricorso al Tar il 30 luglio chiedendo che l'ordinanza venga dichiarata illegittima e,- nel frattempo, sospesa. Il tribunale, con una rapidità eccezionale per il periodo feriale, si riunisce in camera di consiglio giovedì. Ieri, la sentenza. paventato dai veterinari dell'Usi 1-23 che definivano i piccioni, nella loro relazione al sindaco, tra i portatori per eccellenza di infezioni. Il Tar conclude giudicando l'ordinanza «afflitta da irrazionalità e illogicità» e sottolinea che il «fatto di alimentare colombi allo stato libero non è fatto dannoso o p»ricoloso» ma «si configura come un libero comportamento del¬ l'uomo che potrà essere regolamentato, ina non proibito in assoluto». Mentre in Comune si sta valutando l'ipotesi di ricorrere al Consiglio di Stato (ma prima di ottenere qualcosa passerebbero almeno un paio di mesi finendo praticamente a cavallo del giudizio del Tar vero e proprio) i protettori e tifosi dei pennuti danno fiato alle trombe. «Una sentenza che ci riempie di soddisfazione — dice Silvano Traisci. vicepresidente dell'Enpa — S'è capito die i piccioni sono patrimonio dello Stato e die i cittadini hanno diritto di dare da mangiare agli animali». «L'ho già detto che l'ordine del sindaco è illegittimo — si spinge un po' in là Sergio Gaiotti. consigliere de — // Tar ha posto fine a una assurda iniziativa». Gaiotti definisce «magra» la «figura» fatta da chi ha emanato il provvedimento: «Rimane il problema del soprannumero dei colombi» risolvibile con «un piano di contraccezione con distribuzione di mangime anti-fecondativo». Beppe Minello Cibo ai colombi: il divieto prevedeva multe da 100 mila lire

Persone citate: Barbieri, Beppe Minello, Dal Piaz, Frattini, Gaiotti, Montini, Sergio Gaiotti, Silvano Traisci, Traisci