Il prosciutto a peso d'oro di Marina Cassi

Il prosciutto a peso d'oro Sorpresa al rientro dalle ferie Il prosciutto a peso d'oro I rincari del «crudo» per colpa di Cernobil Gli effetti negativi deUa nube sprigionata dalla centrale nucleare di Cernobil non paiono trovare fine: oltre ad aver inciso non poco sulle abitudini alimentari degli abitanti di tutti i Paesi coinvolti, la fuga radioattiva sarebbe ora responsabile di un notevole aumento del prezzo del.prosciutto crudo. Il raffinato salume (ottima soluzione per pranzi veloci nei mesi estivi o tutto l'anno per cuoche svogliate) ha subito negli ultimi mesi rincari nettamente superiori al tasso di inflazione annuo che è ancora di poco superiore al sei per cento. I prezzi dei prosciutti crudi con marchi famosi e di prima qualità sono aumentati, in alcuni casi, di poco meno del 50 per cento; una avvisaglia preoccupante per la ripresa autunnale. Secondo le rilevazioni dell'Ufficio statistica sui prezzi al consumo nella nostra città, il prosciutto crudo costerebbe in media intorno alle 27 mila lire con un incremento di quasi l'8 per cento nell'arco di dodici mesi, dal luglio '85 allo stesso mese di quest'anno (il che significa che in alcuni negozi si può comprare a 25 mila lire, in altri se ne spendono anche più di 30 mila). Ma la realtà sembra smentire le medie statistiche. «Durante i mesi dell'effetto Cernobil — spiega Franco Ferri, titolare dì una salumeria — t clienti hanno acquistato enormi quantità di prosciutto crudo sapendo che mediamente ha alle spalle una stagionatura di 10-14 mesi e che quindi le carni erano sicuramene esenti da inquinamento radioattivo. Prima io vendevo circa 3-4 prosciutti al giorno, da aprile ne vendo 5-6. Oggi riuscire ad ottenere dalle case produttrici un prosciutto crudo di Parma o San Daniele è un'impresa; i salumifici sono in difficoltà nelle consegne». Quattro o cinque mesi orsono i prezzi dei prosciutti all'ingrosso (sempre quelli di marca e di prima scelta) si aggiravano tra le 9500 e le 13 mila lire il chilo; a questa cifra si dovevano aggiungere il 18 per cento di Iva. lo scarto del 35 per cento, le spese- di trasporto e una serie di altre voci. Al dettaglio, il salume veniva venduto tra le 28 e le 30 mila lire il chilo. Oggi all'ingrosso si paga 15-16 mila, con pùnte oltre le 17 mila. E il rincaro ha avuto immediati riflessi nei negozi: molti salumieri sostengono di poter vendere prosciutto crudo di prima qualità a 28-30 mila lire solo perchè avevano ancora scorte in magazzino, prodotti acquistati e pagati prima degli aumenti; tutti però assicurano che le nuove partite in arrivo costeranno dalle 32 alle 35 mila con punte di 38 mila lire il chilo. I commercianti più seri sono preoccupati per l'impennata e assicurano che anche i produttori consigliano di non stimolare le vendite, nella speranza che i prezzi si normalizzino, anche grazie a una diminuzione del consumo stagionale (d'estate, si sa, prosciutto e melone sono un piatto d'obbligo) e a un cessato allarme per le conseguenze della nube radioattiva. Speranze e timori sono fondati. Anche perchè si dovranno attendere le reazioni dei consumatori. Meglio non dimenticare che proprio nella nostra città alcuni anni orsono le vendite di parmigiano reggiano erano crollate di circa il 40% in conseguenza di una notevole impennata del prezzo. In quell'occasione i consumatori si erano orientati su prodotti alternativi. Marina Cassi

Persone citate: Franco Ferri

Luoghi citati: Parma, San Daniele