Cosa Nostra di provincia di Remo Lugli

Cosa Nostra di provincia Palermo, i magistrati tracciane la geografia segreta dell'organizzazione mafiosa Cosa Nostra di provincia Uno degli imputati descrive regole e strutture gerarchiche - Nel rituale dell'iniziazione al neofita si punge un dito, si bagna un «santino» col suo sangue e lo si brucia - «Se tradirò brucerò così» DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Ecco uno spaccato di vita mafiosa di provincia. Viene fuori da alcune delle 1400 pagine della sentenza istruttoria di rinvio a giudizio di 80 persone nella istruttoria bis della mafia, depositata sabato scorso alla Cancelleria del tribunale. In questi cinque volumi, che costituiscono il lavoro di molti mesi del giudice Caponettn e dei suoi colleghi, c'è tanta anima segreta siciliana. Nel terzo volume a un certo punto s'incontra Vincenzo Marsala, un figlio di un anziano boss di Vicari, grosso paese ai confini con la provìncia di Agrigento. Vincenzo racconta di suo padre, Mariano, boss mafioso, sparito per «lupara bianca». Lui intuisce per opera di chi è scomparso e sa anche perché: si opponeva allo strapotere sanguinoso dei «corleonesi». Due giorni dopo la scomparsa del genitore va, in compagnia di un altro «uomo d'onore», in casa di Ciccio Intile per chiedere notizie. Capisce a un certo punto di correre pericolo lui stesso di non uscire da quelle quattro mura, ma si salva perché s'affretta a dire che in paese c'è chi lo ha visto venire 11. Vincenzo Marsala, imputato d'associazione mafiosa è. in questa istruttoria, prodigo di notizie sull'organizzazione. Seco come la spiega. La mai fla si articola in «famiglie» ciascuna delle quali controlla un territorio particolare. Nell'organizzazione si entra con un rituale: l'aspirante viene presentato ai componenti la «famiglia» locale in riunione mentre tiene in mano una «Santina», immagine sacra. Viene punto con uno spillo a un dito, col sangue che esce bagna la «Santina» che viene incendiata e mentre brucia passa di mano in mano. L'aspirante giura fedeltà alla «famiglia» dicendo che se non si manterrà fedele lui stesso dovrà bruciare come la «Santina». Ogni «famiglia» è diretta da un rappresentante eletto che nomina un sottocapo con il compito di sostituirlo in caso di assenza, anche per detenzione. Poi c'è un «capodecina» che ha il compito di convocare gli affiliati per le riunioni, d'intesa con il consiglio, persone di solito anziane, chiamate per elezione ad un ruolo di consulenza nei confronti di tutti gli «uomini di onore» della «famiglia», compreso il capo. Le famiglie sono riunite in «mandamenti», coordinati a loro volta da una «commissione» che ha il controllo di Palermo e dell'intera provincia e nomina i capi manda¬ mento. TJ singolo affiliato può avere rapporti con uomini d'onore di altri mandamenti solo attraverso il capo del proprio. Quando mancano i rappresentanti, le «famiglie» sono dirette da uno o due reggenti nominati dal capo mandamento. Gli uomini d'onore privi di cariche sono semplici «soldati». Per sopprimere un uomo d'onore occorre l'autorizzazione del capo mandamento che a sua volta richiede il benestare alla commissione chiamata anche semplicemente «provincia». Invece per uccidere una persona non appartenente alla mafia è sufficiente la decisione della famiglia locale, ma se l'omicidio deve essere eseguito fuori dal suo territorio occorre l'autorizzazione del capo mandamento. Un uomo d'onore non può presentarsi direttamente come tale ad un altro affiliato, ma deve essergli presentato da un terzo uomo d'onore che conoscono entrambi. Questi, per fare intendere che la persona da lui presentata è un affiliato, usa la frase: -Questa è la stessa cosa». La vita mafiosa in provincia e non solo in provincia non dimentica l'aspetto politico-elettorale. Racconta Vincenzo Marsala: -Come regola fondamentale era ammessa propaganda politica degli affiliati soltanto in favore della de, mentre era severamente vietato fare propaganda e votare per i comunisti e i fascisti. Per quello che mi risulta gli appoggi della mafia erano dati soltanto agli uomini politici e a quelle persone che, per la loro importanza e per il potere che avevano, erano in grado di fare dei favori-. Remo Lugli

Persone citate: Santina, Vincenzo Marsala

Luoghi citati: Agrigento, Palermo, Vicari