Prima che nascesse Venezia di Sabatino Moscati

Prima che nascesse Venezia SI CONCLUDE IL VIAGGIO NELL'ANTICA CIVILTÀ' ADRIATICA Prima che nascesse Venezia La leggenda dì Antenore, eroe troiano - Recenti scavi ci hanno presentato gli antichi Veneti: una folla di figurine votive, uomini con elmi e corazze, donne con gonne svasate e alti stivali - Da Eraclea, città fantasma, alla romana Aitino, ad Aquileia cristiana Fino agli splendori della Serenissima - Vivere sulla laguna: «Qui, alla maniera degli uccelli acquatici, avete la vostra casa» ALTINO — Quanti mai, tra i frettolosi turisti che affollano l'aeroporto di Venezia, sanno che a brevissima distanza la piccola località di Aitino cela le testimonianze di una civiltà millenaria? E non solo sotto le fertili distese dei campi, ma anche in un suggestivo museo che si può visitare in breve tempo e nel quale si trovano le testimonianze della città che precedette Venezia sulla laguna. Una città che raggiunse l'apice della sua fioritura nel I secolo d. C. e dalla quale ci giungono, proprio ora pubblicati in un volume d'insieme, non solo gli oggetti del vivere quotidiano, non solo le strutture architettoniche e le iscrizioni, ma le immagini stesse, rudi ed espressive, degli antichi Veneti. Vivere sulla laguna. Ecco il destino di una gente sobria, industriosa, geniale, di cui uno scrittore d'eccezione, Cassiodoro, descrisse agl'inizi del Medioevo magistralmente la condizione: «Qui l'alterno avvicendarsi del flusso e del riflusso del mare ora ti toglie, ora ti apre la visione dei campi. Qui voi, alla maniera degli uccelli acquatici, avete la vostra casa. Infatti una persona ora si vede stare sulla terraferma, ora su un'isola». Eppure, aggiunge Cassiodoro, «la terra è solida e non si teme di opporre alle onde marine una difesa fragile: il litorale basso non può scagliare a terra grandi ondate, e le onde vengono senza forza perché non hanno l'aiuto della profondità». Ancora una volta — è questo il motivo conduttore della nostra inchiesta sulle origini della civiltà adriatica, che oggi si conclude — incontriamo genti venute dall'Oriente, certo dalla Grecia, forse e prima ancora dalla città di Troia immortalata dalla poesia omerica. Questo, almeno, affermano concordemente gli antichi storici, narrando il lungo viaggio dell'eroe troiano Antenore, vecchio e ■ saggio consigliere di pace che aveva ospitato gli ambasciatori nemici e aveva inutilmente raccomandato ai suoi concittadini la restituzione di Elena agli Achei. Il consiglio, si sa, non fu ascoltato. Ma, al momento della conquista di Troia, i vincitori se ne ricordarono: «Davanti alla porta di Antenore — narra Strabene — fu appesa una pelle di leopardo, quale segno di riconoscimento perché si lasciasse inviolata la casa». Antenore e i figli, continua il racconto, decisero di partire; e «con gli Eneti sopravvissuti si dires< sero alla volta della cosiddetta terra enetica sull'Adriatico». Eneti, cioè Veneti: questa sarebbe, dunque, l'origine del nome. Da Troia, dopo lunga navigazione, i seguaci di Antenore approdarono sulle coste settentrionali adriatiche, fondando Padova. Ecco l'altro punto fermo della leggenda: tanto fermo che si è conservato nel tempo, sicché a Padova ancora si può visitare, dinanzi al Palazzo della Prefettura, la «tomba di Antenore». Che poi l'identificazione sia fantasiosa, è possibile e probabile. Ma il punto è un altro: da quando? Ebbene, l'archeologia è intervenuta recentemente ad aprire la .tomba di Antenore», allorché il progressivo degrado del monumento ha reso necessario un restauro e la scoperta di un tassello sul lato orientale ha offerto la possibilità, rimuovendolo, di guardare senza danno nell'interno. Si è trovata, cosi, una cassa di legno sulla qua le alcuni sigilli forniscono un primo elemento di datazione. Essi recano, infatti, il nome della città di Padova e una dicitura che la caratterizza, «n Musone, i monti, l'Adige e il mare mi danno confini certi». Siamo, con questi sigilli, al XIII secolo della nostra èra. Lo scheletro apparso nella cassa è, naturalmente, più antico. Di quanto, lo sapremo quando sarà completato l'esame in corso delle ossa, ma intanto una cosa è certa, che già nel Medioevo esisteva a Padova la tradizione di Antenore; e dunque, se anche non e autentico il corpo, è autentica la tradizione stessa. Ma Padova ha ben altre novità dei nostri giorni, e le si può vedere nel Museo ci vico da poco riaperto. In sin tesi, essa rivela, affiancandosi in ciò alla vicina Este, le testimonianze più antiche dei Veneti. spfpvccrmvzrigndpads A partire almeno dall'VIII secolo a. C„ infatti, questo popolo diede vita a un'arte fiorente, le cui attestazioni più caratteristiche sono lavorate nel bronzo: le situle, cioè i recipienti a tronco di cono rovesciato, sulle cui pareti emergono a sbalzo immagini umane in scene della vita quotidiana tra decorazioni geometriche; e le figurine sbalzate su lamine o a tutto tondo, che ci recano le immagini vivide dell'antica gente veneta. Ecco gli uomini con gli elmi e le corazze, le lance e gli scudi; ed ecco le donne con le gonne svasate e pieghettate, i cinturoni, gli alti stivali. In gran parte, questa produzione artistica ebbe carattere votivo, fu collocata nei santuari delle acque che caratterizzavano la regione. Come non pensare che sono le stesse sorgenti di Abano Terme? E dunque ai frequentatori delle odierne fonti termali non dispiacerà trovare, nei rinnovati musei di Padova ed Este, le immagini vivide dei loro remoti predecessori. Antenore, del resto, è presente anche qui: tra i bronzetti hanno larga parte le immagini di cavalli, e appunto come «allevatore di cavalli» viene definito l'eroe troiano. La civiltà veneta diffonde la sua produzione a largo raggio: i bronzetti compaiono fino a Lagole nel Cadore, le situle addirittura al di là delle Alpi. Poi Roma conquista la regione e la produzione veneta si spegne, sostituita da quella imponente che i Romani introducono e che Aitino, lo abbiamo visto, ben rappresenta. Occorre distinguere: vi sono opere romane importate, e dunque non caratteristiche della regione; ma v'è ben presto anche un'elaborazione locale, una serie di manifestazioni che possono dirsi •provinciali» rispetto alla capitale dell'impero, ma che proprio per questo presentano aspetti (si guardi ai tipici volti delle statue e dei rilievi) di spiccata originalità. Su tutti gli altri centri romani, progressivamente, si afferma Aquileia: come non suggerirne la visita ai turisti e ai villeggianti che affollano le spiagge dell'alta costa adriatica, da Venezia a Trieste? Tanto più che Aquileia, con il suo porto Grado, è un vero e proprio cantiere di continue scoperte, nelle quali la civiltà romana si salda a quella cristiana delle chiese e dei mosaici, in una vita ininterrotta che affianca gli edifici moderni a quelli anti¬ urata con iscrizione paleoveneta. chi. E c'è nel museo locale la ricchezza di un'arte che si effonde dal lavoro delle pietre dure a quello dei bronzi, dalle creazioni dell'ambra a quelle dei vetri. Tra le ultime rivelazioni dell'archeologia, davvero straordinaria è quella di Eraclea, sul luogo del sito moderno di Cittanova presso San Dona di Piave. E' la storia di un abitato fantasma, fiorito al dire degli storici tra il VI e il IX secolo d. C. su palafitte tra canali e •ril», né più né meno della futura Venezia, e poi scomparso alla vista. L'ha individuato ora la fotografia aerea; e lo rivelerà nella sua consistenza lo scavo che sta per seguire. Finalmente, Venezia. Quando ogni segno di vita scompare ad Aitino, Torcetto ne diviene l'erede, spostando così la vita sulle isole della laguna. Il trasferimento della sede ducale a Malamocco nell'VIII secolo e a Rivoalto (Rialto) nel IX vede il progressivo affermarsi di quest'ultima, il costituirsi di una struttura cittadina, infine l'erezione di una muraglia difensiva che è il segno stesso della città. E' di particolare significato il fatto che la nuova basilica dedicata a San Marco venga costruita con le pietre dei centri romani prossimi all'area lagunare. Si conclude, tra le. rive del Canalgrande, il nostro lungo viaggio alla riscoperta della civiltà adriatica. Dall'estremo Sud all'estremo Nord abbiamo ripercorso, lungo le spiagge popolate da turisti e villeggianti, un itinerario che vede risorgere, e indica a chi si trova ora in questi luoghi, una storia di millenni scandita da alcuni caratteri fondamentali che le scoperte archeologiche bene evidenziano: la civiltà viene dall'Oriente; la civiltà s'incontra con genti locali che l'assimilano e danno vita a nuove originali creazioni; la civiltà recepisce fecondi apporti dal continente europeo. Ma soprattutto, questo mare è una straordinaria via d'irradiazione per gli uomini e le culture, nel fascino dì un paesaggio che s'imprime da sempre nel cuore degli uomini. Sabatino Moscati Padova. Una delle più antiche testimonianze ritrovate: una stele figur

Persone citate: Antenore, Musone