Il patto col demonio di Frane Barbieri

Il patto col demonio L'Unione Sovietica e l'adesione al Gatt Il patto col demonio I disegni riformistici di Gorbaciov prospettano l'inserimento dell'economia sovietica nei grandi organismi commerciali e finanziari del mondo. E' quanto si può intuire dai segnali mandati da Mosca al Gatt e al Fondo monetario. Finora il governo sovietico nei loro confronti applicava una politica di ostilità o almeno di indifferenza. La richiesta di adesione al Cali, prevista per la fine di quest'anno, a seconda dell'andatura a cui potrà procedere la riforma, e le caute esplorazioni verso il Fmi, fanno trasparire la conversione del Cremlino ad una specie di ecumenismo economico. Anzi, più che l'ecumenismo, sottintende addirittura un patto con il demonio, il maligno mondo del capitalismo che l'economia socialista dcll'Urss si era sempre prefissata di spingere alla rovina. Una serie di preclusioni, infatti, dovranno cadere per spianare la strada all'ultima conversione dcll'Urss. La prima riguarda uno dei capisaldi ideologici. Secondo quella dottrina il mondo è diviso in due sistemi economici separati che riflettono due tipi di società contrapposte. L'economia socialista effettua degli scambi con l'economia capitalistica in primo luogo .per comprovare la propria superiorità e trarre vantaggi tecnici che aprono la strada a vantaggi più sostanziali: sociali, strutturali, storici. L'interscambio, però, non deve mai sfociare in forme di integrazione o acccttazione di un'economia mondiale unica, con leggi e regole universalmente valide. Era Suslov il più strenuo assertore delle due economie separate è in continuo cstorico» conflitto. Ora vediamo Mosca in procinto di abbandonare questa visione ideologica e riconoscere che la propria crisi fa parte di una crisi unica dell'economia mondiale, ripiegando, nella ricerca di soluzioni adeguate, sugli organismi internazionali, transideologici. Un altro crollo riguarda il concetto autarchico. Nell'Urss e radicata a tutti i livelli la convinzione che la potenza socialista è il prodotto dell'autosufficienza, il risultato di un rigido isolamento autarchico, in parte imposto ma molto più voluto. L'economia socialista che fiorisce non contagiata dall'economia capitalistica Ora siamo al riconoscimento che i ritardi sempre più palesi dell'economia sovietica nascono in gran parte proprio dalla sufficienza autarchica, dall'assenza non solo degli impulsi tecnologici esterni ma anche degli stimoli della logica di mercato. Cercare negli organi smi internazionali il rimedio per i guai della supereconomia socialista, un appiglio per le nuove riforme, comporta per le teste d'uovo raccolte da Gorbaciov al Cremlino anche il riconoscimento della validità delle dure regole, per nulla socialiste, sulle quali si regge la loro attività. Le distanze che Mosca in tutti questi anni prendeva nei confronti del Gali e del Fmi, spesso ricambiate da altrettanta freddezza, venivano motivate dal giudizio che si trattava di «due strumenti atti a consolidare il dominio del grande capitale mondiale». Diremmo che ora Mosca conti di poterlo sfruttare, il grande capitale mondiale, piuttosto che combatterlo. Il terzo preconcetto destinato a crollare riguarderebbe il Fondo monetario. Secondo gli ideologi moscoviti era congegnato da Washington per approfittare, tramite i crediti, delle difficoltà finanziarie dei Paesi colpiti dalle congiunture selvagge dell'economia mondiale. Dalle dichiarazioni dei funzionari moscoviti si deduce che il giudizio ideologico permane: il Fmi sarebbe dominato da Washington e da Sua Maestà il Dollaro. Tuttavia Mosca sta avviando cauti sondaggi, prospettando anche la possibilità di riformare il Fondo: curiosamente, proprio in un momento di congiuntura negativa dell'economia sovietica nel contesto mondiale. Le importazioni toccano un aumento del 9 per cento nell'ultimo anno mentre le esportazio¬ ni diminuiscono più del 4 per cento. Causa principale è il crollo del prezzo del petrolio. Il più arabo degli arabi, il più grosso estrattore di greggio, l'Urss, si è vista diminuire di un buon terzo l'introito delle esportazioni del greggio. Esportatrice quasi esclusivamente di materie prime, oltre che di ideologia, copriva con il petrolio i due terzi del totale delle esportazioni. Le grosse esigenze in tecnologie, base materiale della riforma gorbacioviana, hanno indotto l'Urss ad un grosso incremento del debito estero, vero e proprio rastrellamento dei crediti. Solo la Bis, la Banca per gli affari internazionali, ha reso pubblico che la richiesta del Vneshtorgbank (la banca per il commercio estero sovietica) presso i suoi sportelli è salita nel giro di un anno da 16 a più di 23 miliardi di dollari aumentando di un altro miliardo dopo Cernobil. Secondo i calcoli degli specialisti l'indebitamento Urss dovrebbe andare, in conseguenza del gap fra importazione tecnologica e consumistica indotta dalla riforma, ed il crollo dei prezzi in esportazione, oltre i 50 miliardi. E come tutti i debitori, effettivi e ipotizzabili, anche Mosca è sedotta, con tante remore, dai tentacoli del timo Siro» Fmi. Frane Barbieri

Persone citate: Gatt, Gorbaciov