Un medico con le ali di Giuliano Marchesini

Un medico con le ali Bolzano, visita al centro aereo del soccorso alpino Un medico con le ali Sono 5 le basi da cui partono gli elicotteri impiegati per soccorrere gli alpinisti in difficoltà - In dieci anni hanno compiuto 1922 operazioni e trasportato 1521 feriti DAL NOSTRO INVIATO BOLZANO — La montagna è quiete, distensione. Ma anche insidia: un piede in fallo, uno scivolone durante l'escursione, il cedimento di un appiglio nell'arrampicata, ed è il dramma. In estate, sui monti la vacanza è qui e là troncata dagli incidenti. In questa piana alla periferia di Bolzano, ci si rende conto di quanti rischi si corrano ad andar verso le vette, spesso con imprevidenza. E' la base del raggruppamento Ale (Aviazione leggera esercito) «Allah-» del IV Corpo d'armata, impegnato nell'opera di soccorso alpino. Il centro è stato istituito nel '76: i suoi compiti militari sono quelli del trasporto di truppa, di pezzi di artiglieria e munizioni, della ricognizione e dei collegamenti. Ma nel suo «curriculum» c'è una lunga militanza al servizio dei civili che in montagna sono incorsi nella disavventura. «Siamo a disposizione di chi ci chiama-, dice il comandati te. colonnello pilota Alessan dro Borsotti. Altri reparti sono dislocati ad Aosta, Venaria, Belluno e Udine. Qui, all'aeroporto di Bolzano, ci sono due elicotteri multiruolo «AB-205», uno dei quali sempre pronto al decollo immediato, e due mezzi da ricognizione. In 10 anni, il raggruppamento è stato protagonista di 1922 operazioni di soccorso, ha trasportato 1521 infortunati Come si compie un salvataggio? Spiega il colonnello Borsotti: «Le chiamate arrivano in genere dalle stazioni del Soccorso alpino, che fanno capo al Cai, ai carabinieri e alla Guardia di finanza. Ma possono giungere anche da privati cittadini. Noi qui si riempie un modulo. Ma niente di burocratico, per carità. Si chiede il maggior numero di informazioni possibile. Naturalmente, se la segnalazione viene dai centri di soccorso la procedura è molto più semplice-. Intanto, alla base dell'Ale «Altair» ulula la sirena: due piloti, uno specialista e un medico saltano sull'elicottero, in pochi minuti l'operazione è in atto. «zi volte — precisa 11 comandante — i dati sull'intervento da compiere si completano via radio, durante il volo. Ricordo di quando ci fu la tragedia della diga di Tesero: le prime notizie erano incerte, frammentarie. Si trattò di far decollare i mezzi senza sapere bene che cosa i nostri uomini dovessero fare. Poco dopo fummo in grado di inquadrate la terribile situazione-. Quando la chiamata arriva dai centri di soccorso, l'elicottero va a caricare i soccorritori, in breve la squadra è sul luogo dell'incidente. «Certi casi si presentano particolarmente impegnativi: ci sono grosse difficoltà a posare l'elicottero vicino al ferito. Mettiamo che si tratti di un alpinista caduto in un crepaccio. Allora si calano i soccorritori con il verricello, lo si tira su nella barella e via verso il più vicino ospedale-. Il colonnello Borsotti ha partecipato a parecchi di questi salvataggi. «Soprattutto nel periodo in cui prestavo servizio in Val d'Aosta.. Ricorda uno degli Interventi più ardui. «Quello su una parete del gruppo del Gran Paradiso, a 3900 metri di quota. Decollai con un "AB-205", con un volontario del Soccorso alpino e una guida. Durante la prima ricognizione non avvistai nulla. A un certo punto vidi delle segnalazioni provenire da una baita. Atterrai e là trovai il portatore che al momento dell'incidente accompagnava l'alpinista rimasto ferito-. Stava facendosi buio, quando trovarono lo scalatore precipitato. «Lo vedemmo su una cengia, sopra una striscia di neve segnata di sangue, il verricello non riuscimmo ad utilizzarlo, perché la parete era quasi verticale. Allora scaricai i soccorritori sulla cresta. C'era una turbolenza infernale, sembrava che l'elicottero si spaccasse. Gli uomini scesero in cordata, e raggiungere l'infortunato fu una fatica tremenda. Quando riuscimmo ad agganciare la barella, eravamo al limite della visibilità-. Quell'alpinista salvato in extremis scrisse poi una lettera densa di commozione al comandante del raggruppamento. Di storie come questa, se ne sono raccolte parecchie all'Ale «Altalr». Nel periodo estivo, gli equipaggi compiono anche sette, otto interventi in un giorno. Nell'intera stagione, la media delle operazioni supera il centinaio. Non sono soltanto sfortunati scalatori a trovare tra i monti questi «angeli custodi». Sempre più spesso gitanti maldestri, escursionisti improvvisati finiscono in barella su un elicottero del raggruppamento di Bolzano. Dice il colonnello Borsotti: -Gran parte degli incidenti è dovuta a impreparazione, imprudenza, mancanza di adeguato equipaggiamento nell'affrontare vie impegnative, scarsa conoscenza delle zone. Quando si va sii per la montagna, bisogna sapere bene quello che si fa-. Giuliano Marchesini

Persone citate: Borsotti