Un museo d'arte moderna per la «Ginevra italiana» di Angelo Dragone

Un museo d'arte moderna per la «Ginevra italiana» TORRE PELLICE: IN MOSTRA LA COSPICUA COLLEZIONE Un museo d'arte moderna per la «Ginevra italiana» DAL NOSTHO INVIATO TORRE PELLICE — Può accadere, in Italia, che un Comune sbandieri l'idea di darsi un'intera Galleria d'arte moderna — cento milioni II solo studio progettuale, dieci miliardi la realizzatone — per opere in gran parte di là da venire, mentre Torre Pellice, la Ginevra italiana del De Amicis, debba stipare poco meno di trecento pezzi, tra dipinti, sculture e grafiche, di cui è venuta in possesso senza alcuna spesa, in una mostra ospitata nella dépendance del nuovo Oilly Hotel, in attesa di dar loro una sede adeguata. Il promotore E' dal 1949 che, nello stesso spirito della sua vocazione pastorale di valdese di Sicilia risalito al Nord, il pittore Filippo Scroppo, non senza personale sacrificio, ha dato vita ad una Rassegna d'Arte contemporanea destinata a fare di Torre Pellice un annuale, preciso punto di riferimento, pressoché unico in Piemonte, per gli artisti di tutta Italia. La XXVI edizione, oltre a dar prova d'una continuità che l'ha persino preservata dalla grande contestazione, ha finalmente visto manifestarsi una presa di coscienza (tardiva, ma non per questo meno opportuna) da parte degli enti pubblici, cui spetta ora di fare l'ultimo passo. Con l'appoggio della Regione e della Provincia di Torino, il Comune — che, sindaco il prof. Marco Armand Hugon, ha di recente acquistato un edificio adiacente al municipio — e la Comunità montana, presieduta dall'arca. Piercarlo Longo, si sono impegnati a far sorgere al più presto il nuovo museo. U prezioso insieme d'opere d'arte riunito da Scroppo attraverso gli armi e donate a Torre Pellice potrà cosi trasformarsi in una 'Galleria d'Arte moderna della Val Pellice» destinata a farsi naturale tramite culturale anche tra gli opposti versanti alpini. Nel nuovo museo, scrivono in catalogo il Sindaco Hugon e il presidente Longo, si dovrà vedere da un lato uno -strumento per valorizzare un patrimonio di opere d'arte unico nel suo genere», assicurandone i futuri accrescimenti; dall'altro, proprio per la qualità della stragrande maggioranza delle opere, una testimonianza dei principali accadimenti estetici di più d'un trentennio — dal neocubismo pleassiano del dopoguerra all'informale e oltre — facendone il più valido mezzo di divulgazione artistica, in primis tra la popolazione della Valle ma anche per quanti eleggeranno la Val Pellice come meta di qualche loro soggiorno. Cosi è stato fin qui con le mostre di Torre Pellice, ma quest'anno, anche tenendo conto dei programmi, il Comitato di consulenza ha ritenuto opportuno concedersi un momento di riflessione: con un occhio, dunque, alla sede museale proposta, un altro alle opere che, proprio in vista di questa presentazione, si sono accresciute di un'ottantina, giunte in dono propiziale da artisti tra i più noti di tutta Italia, cominciando dai torinesi di maggior spicco (da Assetto a Rambaudi. da Nespolo e Brazzani a Gastini o a Tuninetto, da Franco e Calandri a Bolla, come da Galdi e Gribaudo o da Nuzzolese a Rotta Loria e a Surbone, tanto per dare un'idea della dimensione dell'apporto, attraverso qualche nome soltanto). Civile risposta Vi si potranno aggiungere in ogni caso gli esponenti di altre regioni, da Spinosa di Napoli a Nativi e Berti di Fi renze, da Strazza di Roma e da Veronesi a Grlgnani e a Mandelli di Bologna; a volte il dono è pervenuto dai familiari di artisti scomparsi (come i nuovi pezzi in ricordo di Franco Garelli, Mario D'Adda e Franco Costa) o da benemeriti collezionisti. Ed è anche questa la risposta civile, generosa al civilissimo tm pegno di quanti per questa iniziativa si sono fin qui ado- pe Angelo Dragone