I sei errori di Cernobil di Emanuele Novazio

I sei errori di Cemobil Il rapporto sul disastro nucleare illustrato a Mosca I sei errori di Cemobil «Una catena di sbagli dei tecnici che i progettisti non potevano prevedere» • Ancora lievi fughe DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Scorie radioattive continuano a uscire dal reattore danneggiato a Cernobil: una polvere Invisibile che il vento spande al di là della centrale, qualche decina di milliroengten al giorno. Finirà soltanto quando il reattore numero quattro sarà completamente ingabbiato, avvolto dal .sarcofago» di cemento armato e sepolto: presto forse, entro l'autunno, se 1 lavori procederanno come previsto (è appena stato completato il primo muro di contenimento: con macchinari italiani forniti da una ditta di Pordenone, trivelle capaci di portare le gettate di cemento fino a cento metri di profondità). Mentre il bilancio dell'esplosione di aprile si aggrava ancora (i morti sono saliti a 31, i feriti per i quali si teme sono tre, in ospedale restano 203 persone per malattie da radiazioni, gli sgombrati sono complessivamente 135 mila: tutti visitati, tutti analizzati, tutti rimasti sotto controllo), il verdetto dell'inchiesta ufficiale promossa dal governo sovietico conferma: i pericoli più gravi, nella zona di Cernobil, sono alle spalle; nel reattore numero quattro, semidistrutto dalle esplosioni, la situazione è 'abbastanza stabile dal punto di vista della temperatura e dei livelli di radioattività-. Nei «limiti di sicurezza-, quindi. Ma parte del combustibile, al di sopra del reattore, si disperde in minutissime scorie: i materiali assorbenti con i quali le rovine del reattore sono state bombardate «non assicurano al cento per cento il loro filtraggio-, non riescono a bloccarle del tutto. Per questo nella zona di maggior rischio, trenta chilometri tutto intorno alla centrale, accanto a «macchie» dove tutto è ormai normale e dove la popolazione è già tornata, ce ne sono altre in cui i lavori di decontaminazione continuano. Dietro tutto questo, all'origine del più grave disastro dell'industria nucleare mai avvenuto — conferma il verdetto ufficiale, che ieri è stato presentato alla stampa e lunedi sarà discusso a Vienna alla Conferenza dell'Aiea — ci sono colpe dell'uomo. Sono stati sei errori del personale di Cemobil, incomprensibili e gravi ma soprattutto legati in un'inspiegabile, tragica sequenza, a provo¬ care l'incidente del 26 aprile, durante un esperimento tecnico sul turbogeneratore •non connesso al reattore-: i tecnici volevano verificare per quanto tempo il generatore a turbina, che normalmente è alimentato dal vapore prodotto dal reattore, potesse continuare a funzionare nel caso in cui venisse a mancare l'energia. Errori tanto «imprevedibili e fataliche i progettisti della centrale «non avrebbero mai potuto ritenerli possibili, tutti insieme e in quella successione-. Non c'era quindi -supporto tecnico- per annullarli: non era stato previsto perché, a chi disegnò il reattore, pareva che tante sciocchezze non potessero mai essere compiute, in una centrale nucleare. Il rapporto illustrato ieri spiega nei dettagli le infrazioni commesse, che un comunicato del Politbjuro aveva più genericamente anticipato, un mese fa: dalla -significativa- diminuzione dell'energia necessaria all'abbassamento del livello di reazione nucleare nel nucleo al di sotto di quanto consentito dalla norma, che indebolì le .difese» del reattore; dal sovraccarico delle pompe del si¬ stema di raffreddamento principale dell'unità numero quattro al disinserimento del sistema di sicurezza automatico e del sistema di controllo per la pressione del vapore. Ma si sofferma soprattutto sulla più grave e incredibile: •L'imperdonabile chiusura, per dodici ore, del sistema di raffreddamento d'emergenza, una decisione presa contro tutti i regolamenti- e tale da provocare l'esplosione. La prima, almeno: è stato il vapore uscito dal reattore a innescare, poco dopo, le reazioni chimiche che hanno provocato la seconda. Nessun difetto di progettazione, dunque: le altre centrali a grafite non saranno modificate, dice il rapporto del governo; anche se le misure di sicurezza stanno cambiando, diventano più rigorose e severe; e si dovrà tener conto, in futuro, della disposizione geografica delle centrali. .Se almeno uno dei sei errori non fosse stato commesso, l'incidente non sarebbe avvenuto-, assicura Valéry Legasov. vicedirettore dell'Istituto di ricerche atomiche. O non sarebbe stato cosi grave. Emanuele Novazio

Luoghi citati: Mosca, Pordenone, Vienna