Samizdat in libreria a Belgrado di Paul Yankovitch

Samizdai in librerìa a Belgrado Samizdai in librerìa a Belgrado Suscitano scalpore i libri di Dusan Bogavac, licenziato da <(Kommunist» per critiche al regime NOSTRO SERVIZIO BELGRADO — Il movimento di contestazione innescato da Dusan Bogavac, redattore di Kommunist, l'organo del partito jugoslavo, si estende a macchia d'olio. Bogavac, che è stato ripetutamente punito per le sue critiche al regime — soprattutto sull'Incapacità di mettere ordine negli affari dello Stato e nel Kosovo — è stato escluso dalla Lega; ha poi aggravato la situazione invitando vari uomini politici e Intellettuali a proporre soluzioni per far uscire la Jugoslavia dalla crisi nella quale il Paese di dibatte. Ha infine pubblicato le opinioni degli intervistati, estremamente critiche nel confronti del partito e del potere, In due volumi intitolati Che fare? e stampati come 3amizdat, ma la cui vendita in alcune librerìe, almeno sinora, non è stata proibita dalle autorità, per quanto la cosa possa sembrare sorprendente. Bogavac considera «illegale» il suo licenziamento, e ha mobilitato i colleghi: il risultato è stato la costituzione di un «Fondo di solidarietà» per appoggiare moralmente e materialmente chiunque venga punito per avere espresso opinioni non conformi a quelle della .burocrazia, che è divenuta la forza dominante nel partito-. Il Comitato d'iniziativa del Fondo ha rivolto all'opinione pubblica una «lettera aperta» che ha ottenuto centinaia di firme da parte di illustri personalità di tutte le regioni della Jugoslavia. La maggior parte delle adesioni proviene però da giornalisti di Belgrado e di Lubiana, la principale città della Slovenia; da scrittori, artisti del cinema e del teatro, membri dell'Accademia delle Scienze e delle Arti, oltre che da giuristi, tra i quali 17 avvocati che si dicono pronti a difendere gli Interessi di Bogavac (il quale ha chiesto in tribunale l'annul¬ lamento delle misure decise nei suoi confronti). Le petizioni che circolano in favore di Bogavac richiamano l'attenzione dell'Intera Jugoslavia anche perché tra 1 firmatari compaiono, per la prima volta, nomi di dirigenti che da molti anni avevano abdicato alla vita politica. Tra questi, Koca Popovic, prestigioso comandante partigiano durante la guerra, e che dopo 11 1945 fu prima capo di Stato Maggiore dell'esci cito, quindi ministro degli Esteri (per 12 anni) e vice presidente della Repubblica. Popovic, che studiò filosofia a Parigi, combatté in Spagna con le Brigate Internazionali. Nel 1972 si legò a Marko Nikezic. anch'e gli ex ministro degli Esteri e a quell'epoca «numero uno» della Serbia, e che era in contrasto con Tito sul problema della nuova Costituzione federale. Secondo Nikezic, il progetto del Maresciallo rischiava di portare alla parcellizza¬ zione della Jugoslavia in tante Repubbliche e Regioni autonome; e il principio del consenso, sancito per le decisioni importanti a livello federale, minacciava di paralizzare lo Stato. Gli eventi degli ultimi anni, peraltro, hanno ampiamente confermato queste previsioni. Nikezic venne accusato di -anarcoliberaUsmo- e fu costretto a dimettersi; Popovic, che condivideva le sue tesi, si ritirò volontariamente, rinchiudendosi in un silenzio assoluto. Per ora, si possono soltanto fare ipotesi sul vero significato dell'appoggio, che qui ha avuto l'effetto di una bomba, dato da Popovic al Fondo di Solidarietà. Forse se ne saprà di più quando uscirà il terzo volume del Che fare? di Bogavac: per questo libro, Popovic avrebbe già scritto un intervento. Paul Yankovitch Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Dusan Bogavac, Marko Nikezic, Popovic