Anche in Italia fisco da cambiare di Eugenio Palmieri

Anche in Italia fisca da cambiare Anche in Italia fisca da cambiare (Segue dalla 1' pagina) delle finanze ridotta in condizioni precarie. Spiega Giorgio Benvenuto, segretario della Uil: «Gli accertamenti in Italia sono meno del 2 per cento. Se si dovessero controllare tutte le denunce del 1985 ci vorrebbero cinquantanni. In Olanda lo si fa in cinque anni, negli Stati Uniti è un lavoro molto più spedito,. L'accertamento come deterrente, senza caccia alle streghe, è una delle vie per far pagare le tasse a tutti, afferma il sindacalista, annunciando che il sindacato farà del fisco un cavallo di battaglia alla ripresa autunnale. Continua l'esodo dalle stanze del ministero: si sono molti tecnici preparati ma malpagati che dopo un po' vengono assorbiti dalle imprese private con fior di stipendi, altri preferiscono il la voro nero presso gli uffici dei commercialisti sbrigando alla meglio quella che dovrebbe essere l'occupazione princl pale. n tempo pieno, affermano i sindacati, va pagato adeguatamente come avviene per i medici o i piloti. Allora perché le forze politiche non si muovono? Risponde ancora Benvenuto: «/ partiti hanno convenienza a tenere questo terziario, questo pubblico impiego straccione. Perché non funzionando, aumenta a dismisura la discrezionalità, l'intervento, la raccomandazione. Ma a che serve fare le leggi se poi non c'è nessuno che le fa applicare? A Roma in agosto molti negozi dovevano restare aperti ma ci si è resi conto, dopo, che non c'erano vigili a sufficienza per controllare a tappeto la città. Vlsentini è un uomo di valore, conosce la macchina dello Stato, nor. capisco perché è cosi apatico e rassegnato'. Il segretario del pli, Altissimo, sostiene che la questione si incentra sulla riduzione del deficit pubblico che genera automaticamente la voracità del fisco; i socialdemocratici sono scesi in campo e alla ripresa dell'attività del gover¬ no metteranno sul tavolo un documento per la riforma fiscale per rimettere un po' d'ordine nella giungla delle leggi che regolano 11 sistema. Una richiesta che viene anche dalla Cgil. Secondo il direttore generale della Confindustria, Paolo Annibaldi, le modifiche di cui si sta discutendo negli Stati Uniti rappresentano un grosso passo avanti per quel Paese, ma in Italia sarebbero difficilmente applicabili per il diverso equilibrio fra progressività e detrazioni (queste ultime molto estese in America), per l'inadeguatezza della amministrazione in Italia: «17 ministro Visentlni ha fatto bene, molto più dei suoi predecessori, anche se i frutti ovviamente ancora non si vedono. C'è ancora molto da fare, certo, soprattutto per dirigere la politica fiscale verso lo sviluppo'. Anche il vicesegretario della de, Vincenzo Scotti, concorda sul fatto che la cosa più urgente è il funzionamento della macchina amministrativa, mentre Giancarlo Pajetta sostiene che il problema vero non è quello di gridare allo scandalo ma di intervenire perché lo scandalo non si consumi. Che fare? Rivedere gli organici, pagare adeguatamente i tecnici del fisco, sfoltire i meccanismi burocratici, ridurre seccamente le aliquote e con esse una progressività feroce. E soprattutto, è la tesi di fondo del ministro Visentini, ridurre U deficit pubblico Se il settore pubblico incassa 300.000 miliardi e ne spende 400.000, i 100.000 miliardi in più graveranno sui contribuenti italiani di oggi e dì domani. Nel 1960, ha fatto notare il prof. Antonio Martino, politici e burocrati prelevavano meno di un terzo del nostro reddito, cioè si lavorava per l'apparato pubblico da gennaio alla fine di aprile e il resto dell'anno per se stessi; nel 1985 il drenaggio pubblico è stato di oltre il 60 per cento. Eugenio Palmieri (A pagina 10 altro servizio: Anche Germania e Belgio preparano riforme).

Persone citate: Altissimo, Antonio Martino, Giancarlo Pajetta, Giorgio Benvenuto, Paolo Annibaldi, Vincenzo Scotti, Visentini