II prete «pensionato» va in crisi

II prete «pensionalo» va in crisi Un convegno dedicato ai problemi dei sacerdoti anziani II prete «pensionalo» va in crisi Più della metà degli ultrasettantenni continua a lavorare - Poco gradite le «case del clero» ROCCA DI PAPA (Roma) — Ai preti non piace andare in pensione. In molti di loro la cessazione del ministero pastorale attivo provoca «un profondo disagio interiore per la perdita del proprio ruolo all'interno della Chiesa locale, con conseguente tendenza all'isolamento». Sono osservazioni della psicologa suor Cecilia Cantamessa, relatrice al convegno su .La condizione del prete quiescente in Italia» che si è concluso ieri a Rocca di Papa. Questo rifiuto — spiega la psicologa — è una conseguenza della formazione avuta a suo tempo in seminario: educati «a uno stile di vita di tipo individualistico,, i preti incontrano ora «notevole difficoltà ad accettare una qualsiasi forma di vita comunitaria, proposta come soluzione ai problemi della vecchiaia» «Andare in pensione», «invecchiare», «ammalarsi» sono problemi particolarmente vivi nella Chiesa di oggi, dove per la crisi delle vocazioni il clero ha un'età media molto alta. «A 75 anni un prete può ancora essere considerato in servizio attivo?». Questa la domanda posta al convegno dal direttore della Federazione italiana assistenza sacerdoti (Fias), don Giuseppe Pernigotti. Dal punto di vista giuridico la risposta non è semplice: il diritto canonico prevede a 75 anni l'età di «pensionamento» per i vescovi e a 80 quella per i cardinali. Ma per i preti? La realtà è che, finché possono, i sacerdoti restano in attività perché il «lavoro» non manca certo e, in qualche misura, anche perché — come ha detto la psicologa — si troverebbero in difficoltà senza il ruolo tradizionale e magari costretti a vivere in comunità con altri preti anziani. Anche le statistiche lo confermano. Un'indagine promossa dalla stessa Fias e condotta in 185 diocesi (in totale le diocesi italiane sono 265) indica che su 2600 sacerdoti ultrasettantenni ben 1256 sono ancora in attività; e di questi più della metà sono parroci (682). Sempre tra i preti che hanno più di 70 anni, nelle diocesi prese in esame, soltanto il 47,65% è «pensionato»: In maggioranza si tratta di persone autosufficienti, ma 291 sono costretti a letto; a questi vanno aggiunti circa 170 sacerdoti non autosufficienti, che hanno meno di 70 anni. Nasce per tutti i pensionati, ma soprattutto per quelli in cattive condizioni di salute, il problema a volte drammatico di «dove andare». Un rifugio è rappresentato dalle cosiddette «case del clero», gestite da religiosi e suore per conto delle diocesi, ma esse non esistono ovunque: ben 110 diocesi ne sono sprovviste. Inoltre molte di esse hanno carenze di strutture e non «invogliano» il prete anziano a cercarvi ospitalità. Per i preti anziani la Fias chiede la solidarietà dei vescovi, degli altri sacerdoti e dei fedeli. Ai lavori del convegno ha partecipato, in rappresentanza dell'episcopato italiano, mons. Francesco Cuccarese: questa presenza è stata interpretata come una garanzia dell'impegno della Cei affinché «la vecchiaia possa essere per il prete diocesano una riscoperta autentica del presbiterio».

Persone citate: Cecilia Cantamessa, Francesco Cuccarese, Giuseppe Pernigotti

Luoghi citati: Italia, Rocca Di Papa, Roma