Battaglia sull'amnistia di Roberto Martinelli

Battaglia sull'amnistia Cominciato il conto alla rovescia per l'atteso provvedimento Battaglia sull'amnistia Contrari i liberali - E pri: nessuna concessione a terroristi e corrotti - Si preannuncia una valanga d'emendamenti di tutti i partiti - Il testo del governo potrebbe uscirne stravolto - E' certo però che ci sarà larga clemenza ROMA — Sarà l'amnistia più anomala e tormentata delle tante che hanno scandito il ripetersi nel tempo della rinuncia delle istituzioni a far valere la pretesa punitiva nei confronti di chi ha violato la legge. Come prima cosa, non porterà la firma del ministro della Giustizia che, pur essendo contrario al provvedimento, sottoscrisse, per ragion di Stato il disegno di legge ora all'esame del Senato. Martinazzoli ha lasciato il ministero di via Arenula e al suo posto c'è Rognoni, che non è mai stato un entusiasta sostenitore di una tale scelta. Da Martinazzoli, il disegno di legge era passato al vaglio del Consiglio dei ministri e quindi trasmesso a Palazzo Madama. Qui era stato affidato a Giuliano Vassalli, presidente della commissione Giustizia e giurista di indiscusso valore. Anche lui, col cambio della guardia tra il primo e il secondo gabinetto Craxi, ha cambiato ruolo. E' il nuovo presidente del gruppo socialista e non potrà mantenere per molto il doppio incarico. Come dire che difficilmente potrà portare a termine, l'esame del provvedimento che comincia il 9 settembre davanti alla sua commissione. Ed ancora. Contro l'amnistia si è espresso più volte il massimo garante istituzionale della legalità repubblicana. Il ministro dell'Interno ha ripetuto sempre: «Non firmerò mai un'amnistia'. A Ferragosto ha ribadito la sua posizione. Per non parlare dei liberali che non ne vogliono sapere, dei repubblicani che non intendono fare concessioni a terroristi e corrotti. E dei radicali che propongono la soluzione alternativa dell'indulto e poi ancora dei comunisti che vogliono ridimensionare seriamente il testo proposto dal governo perché sostengono che i margini di manovra sono troppo larghi. E infine socialisti e socialdemocratici che non rinunceranno a formulare le loro richieste e ad avanzare soluzioni diverse. A venti giorni dall'inizio del dibattito, è cominciato il conto alla rovescia e i diversi esperti dei partiti stanno preparando una serie innumerevole di emendamenti al testo ufficiale preparato dall'ufficio legislativo dell'ex ministro della Giustizia. Prima la discussione in sede referente in commissione e poi il dibattito in aula (previsto tra un mese esatto) costituiranno il reale momento della verifica tra le forze politiche. I contrasti, all'apparenza neppure troppo velati, tra i partiti della maggioranza e lo scontro tra questi e quelli del'opposizione si scateneranno in una battaglia dall'esito incerto. Le modifiche, gli aggiustamenti, le tesi giuridiche contrapposte, le eleganti soluzioni mascherate pronte per essere suggerite sono tali e tante che il testo preparato da Martinazzoli ed approvato dal precedente governo Craxi potrebbe uscirne stravolto. La sola certezza che la vigilia del dibattito consente è quella di prevedere un'amnistia robusta perché, al di là dei contrasti di facciata o quelli apparenti, i partiti la vogliono cosi. L'ex guardasigilli ha giustificato l'esigenza di un tale provvedimento con la necessità di alleggerire il lavoro degli uffici giudiziari, fortemente aumentato nelle preture e nelle corti di appello dopo la recente modifica delle competenze su alcuni reati minori. Ed ha sottolineato come sia auspicabile che il nuovo processo penale, quando entrerà in vigore, non subisca forzature e incrinature determinate da un eccessivo arretrato; il quale finisce sempre per determinare carichi gravosi su tutto il sistema giudiziario. Poiché l'amnistia incide sui reati di competenza del pretore, l'arretrato di questi uffici finirà per essere annullato. Lo stesso discorso vale per il contenzioso in grado di Appello e in Cassazione. Ci sarà quindi obiettivamente un grosso sgravio di lavoro per i giudici italiani. Lo stesso discorso non può farsi per la situazione carceraria che ha superato il limi¬ te record delle quarantamila unità. L'esperienza delle ultime amnistie ha insegnato che la liberazione di alcune migliaia di detenuti non risolverà il problema penitenziario perché molti di coloro i quali beneficiano di un provvedimento di clemenza tornano ad incappare, in tempi brevi, nei rigori della legge penale. Ma non sono questi i motivi reali per i quali i partiti vogliono un'amnistia. Cosi come la ricorrenza del quarantennale della Repubblica è stato solo un pretesto. La stessa relazione ministeriale fa presente a questo proposito come il provvedimento acquisti un particolare significato non tanto celebrativo, ma di ••riaffermazione dei valori di socialità della dimensione giudiziaria e di manifestazione di ragionevole clemenza'. Ed allora: il motivo reale di tanta benevolenza sta forse nella volontà di azzerare le più scomode iniziative che la magistratura ha preso in questi anni nei con¬ fronti di alcuni pubblici amministratori che per conto del loro partito hanno usato dei loro poteri in maniera qualche volta avventata. I partiti sostengono che non è vero: affermano al contrario che si batteranno per escludere tra i reati da amnistiare quelli che costituiscono il pianeta della corruzione pubblica. Se cosi fosse come si giustificheranno con i loro stessi grandi elettori che hanno violato la legge nell'interesse comune? II dibattito, aspro e imprevedibile, che sta per aprirsi nelle aule del Parlamento svelerà i motivi reali che sono alla base di un provvedimento di clemenza che conferma il primato che il nostro Paese ha nella classifica mondiale delle amnistie e dei perdoni di Stato. E costituisce anche il primo test sugli altri nodi di politica giudiziaria che dovranno essere affrontati in tempi brevissimi: le leggi di riforma per evitare i referendum sulla giustizia, Roberto Martinelli

Persone citate: Craxi, Giuliano Vassalli, Martinazzoli, Rognoni

Luoghi citati: Roma