E il parroco dialoga con i gay di Gianni Riotta

E il parroco dialoga con 8 gay In Costa Smeralda il campeggio omosessuale dell'Arci non accende soltanto polemiche E il parroco dialoga con 8 gay DAL NOSTRO INVIATO ARZACHENA (Sassari) — La luna che brilla sul golfo illumina una scena insolita: un anfiteatro interamente costruito con assi di legno appoggiate su piccole pietre occupa la collina coperta dalla macchia mediterranea. Sulle assi siedono i ragazzi chiamati in Sardegna dall'associazione omosessuale Arcigay. Davanti a loro, per tutta la notte, spettacoli su un palcoscenico che ha come sfondo la baia spazzata dalla brezza. C'è chi insiste per la proiezione del film Kramer contro Kramer, chi pretende subito una bella assemblea di discussione politica, chi preferirebbe una serata di tango e di liscio o magari una sfilata di moda. Vanni Piccolo, animatore del circolo «Mario Mieli» a Roma, ricorda ogni momento che «siamo ani per stare rilassati, per giocare, in pace con tutti e con noi». Eppure il nome stesso della sua organizzazione dice del dramma che spesso accompagna la condizione gay: Mario Mieli, giovane e brillante autore di saggi di «critica omosessuale», è scomparso tragicamente qualche anno fa. Parlando di lui, una nuvola passa sugli occhi di tanti ragazzi, qui in Sardegna. Poi torna il sorriso, basta sempre parlare di guai. E ci pensa Stefano Casagrande, detto Don Francesco: «Vi accoglierò da cristiano, ma rispettate la nostra cultura» - Un programma di manifestazioni fino al 31 per coinvolgere anche il paese - Ma sulla spiaggia nasce qualche screzio con i giovani del posto Cesarina, ricci neri e guance decorate con due basettone alla Fra Diavolo, a snocciolare l'arguto programma delle serate. La sua lettura è accompagnata, come colonna sonora, dalla voce suadente di Marilyn Monroe che bisbiglia dal nastro •/ manna be loved by you», voglio essere amata da te. Per altri dieci giorni dunque, discoteca, discussioni e le attese serate speciali: sfilate di modelli, notte -sodo maso», la serata «Corrida, dive allo sbaraglio', sul modello della trasmissione di Corrado. Seguiranno «Afaoie Manta», dedicata alla magia nera, «Giallo a spillo», antologia di racconti polizieschi gay. fino a «Honolulu», «Corpi da Ballo» e «Pornorama». Mentre legge questi bizzarri titoli, Stefano alza gli occhi dal foglio per vedere la reazione di chi lo ascolta: -Tra noi» spiega Vanni Piccolo «c'è una grande autoironia, ci prendiamo in giro, ma è difficile che all'esterno ci capiscano in pieno». I guai ricominciano perciò quando un gruppetto di ragazzi che agita splendidi ventagli neri da signora viene bersagliato dal fotografi, attratti dai vestiti femminili. «Se c'è un solo travestito nel campeggio, la sua foto dura dieci anni, e per gli altri niente» si lamenta l'instancabile Franco Grillini, segretario Arci-gay. «Invece che guardare questa gente dal buco della serratura» dice Rino Serri, presidente dell'Arci e deputato comunista, sbarcato a Arzachena per incontrare gli organizzatori, «sarebbe corretto guardarli in faccia. Dirigenti come Grillini, segretario dell'Arci-gay, o Beppe Ramina, presidente, sono tra i giovani politici più seri che io conosca». Ramina e Grillini, con gli altri responsabili, invece per ora non mollano. Sui muri di Arzachena vecchia sono corri parsi manifesti della de, carta rosa shocking per attaccare ancora il campeggio. L'ex sindaco de Martino Demuro è andato al mare, la sua casa sotto una montagna che sembra tagliata da Henry Moore è deserta, il prato all'inglese luccica, vuoto e verdissimo sotto il sole. Ad un amico che lo ha raggiunto sulla spiaggia spiega di essere sempre contrario. E il parroco don Francesco che predica il dialogo? E' un uomo fuori dal tempo che non conosce il problema, ribatte Demuro. Dentro la sua minuscola chiesa, al paese, don Francesco Cossu non sembra invece cosi anacronistico. La sua faccetta sarda è vivace, nello scaffale, amorosamente spolverato dalla mamma, si allineano i suoi saggi «Da Massa a popolo di Dio», «Tradizioni popolari di Gallura». «Trenta anni fa», dice sorridendo don Francesco, «questo era un paese di pastori. Poi il boom dei turismo ci ha cambiati. I giovani sono dentro il modello nuovo, i cinquantenni come me rischiano la sedusione del consumismo sfrenato, e i vecchi che faticavano come schiavi sono tristi, si sentono inutili». Don Francesco ricorda troppo bene la «schiavitù del lavoro nei campi» per non apprezzare il turismo, ma, «senza farsi colonizzare dai modelli. Per questo io dico ai gay se volete parlare benissimo, vi accoglierò da cristiano nel dialogo, ma vi chiedo rispetto, rispetto per la nostra cultura e la nostra comunità». Nei suoi saggi don Francesco ricorda il mondo sardo che viveva nel tempo scandito dalla campana della chiesa e dalle stagioni. Ricorda la «manialia», il rito antichissimo per cui tutto il paese si recava dalla famiglia colpita da una disgrazia e stringeva la mano alle vittime; la «punitura». la solidarietà espressa dal paese quando la pestilenza sterminava i capi di bestiame di un clan: ognuno regalava un capo per ricostituire la mandria e «socializzare» la perdita. Arzachena era governata dai «ragiunanti», i vecchi saggi che dirimevano i litigi e don Francesco dice: -Oggi non è più cosi e va bene: ma io sto cercando di collegare vecchio e nuovo, di mantenere la nostra memoria». Ai gay l'offerta di dialogo è piaciuta e, assicura Grillini, • andremo presto a trovare il parroco». Del resto c'è una curiosa consonanza tra lo spirito comunitario della Sardegna antica, caro a don Francesco, e le tante iniziative prese in questi giorni dai circoli omosessuali, di fronte al flagello Aids. Vanni Piccolo racconta del caso di Roma, dove i gay sono riusciti a coordinarsi con le autorità sanitarie nazionali e regionali «per istituire un servizio di controllo e analisi dei casi di Aids, tutto basato sul colloquio diretto e personale. Se c'è il virus nel sangue il paziente lo apprende non da un ciclostilato o da una telefonata, ma da un medico e da uno psicologo, che restano sempre a sua disposizione». Nel campeggio di Arzache na regna per ora l'armonia tra la tendopoli dei gay e gli altri campeggiatori, discreti e intenti alle loro vacanze. Un ragazzo e la sua fidanzata, arrivati da Bologna su una Honda, dicono: «Che ci fossero i gay non lo sapevamo nemmeno e non ci importa, ognuno stari tranquillo e basta». Lunedi notte sulla spiaggia un gruppo di ragazzi ha cacciato dei bagnanti che arrivavano dal campeggio, ma è finora l'unico screzio. Per don Mariano, il gestore del bar «i gay sono i più educati clienti al mondo». Fino al trentuno agosto dunque ad Arzachena si balla, si fa il bagno, ci si maschera e trucca un po', si discute. «Sema tragedie, ma si parlerà ancora molto di Aids» dice un ragazzo romano tarchiato e abbronzato «scherzandoci magari su come quando abbiamo visto la tenda degli americani e ci Siam detti, via da li per carità. Occorre far prevenzione e cancellare l'idea che l'Aids sia colpa nostra». 11 nome non Io dice, a ottobre deve dare gli esami. «Gira e rigira spunta la clandestinità — si lamenta Grillini — ho scovato nel campeggio venti ragazzi, gay, che facevano finta di niente, vergognandosi di apparire persino tra noi. Lo sai che in città particolarmente ostili abbiamo fondato anche dei circoli clandestini, dove ci si incontra a discutere senza dare nell'occhio? E che abbiamo persino iscritti democristiani?». Gianni Riotta