Le ombre arabe di Arrigo Levi

Le ombre arabe Le ombre arabe I commenti del giorno dopo l'incontro israeliano-sovietico di Helsinki aggiungono un altro tassello al già ricco mosaico delle incertezze e contraddizioni della politica estera sovietica nell'era di Gorbaciov: o meglio, nella fase iniziale di quella che potrebbe diventare l'era di Gorbaciov. Appena due giorni fa il discorso televisivo dello stesso leader sovietico, che annunciava il prolungamento sino a fine anno della moratoria nucleare, rivelava con evidenza la preoccupazione del Segretario generale di giustificare questa decisione di fronte a critiche ad essa rivolte a Mosca. In politica estera, come del resto in politica economica, il «riformista» Gorbaciov si trova, chiaramente, di fronte a forti resislenze di fautori del vecchio corso: ciò provoca sbandamenti. Ieri, la severa messa a punto del portavoce Gherasimov, che ha cercato di minimizzare l'importanza dell'incontro tra i diplomatici israeliani e sovietici ad Helsinki, appare come un altro zig-zag nel percorso di una diplomazia che gli uomini nuovi di Gorbaciov faticano a indirizzare su rotte nuove. Gherasimov ha cercato di far apparire gli israeliani come i soli colpevoli di avere suscitato attese eccessive per un incontro che in realtà, per il fatto stesso di aver luogo, acquistava quel significato politico che il portavoce sovietico ha ieri negato. Ma era stato in precedenza il giornalista sovietico Viltor Louis (che conoscevamo già a Mosca venticinque anni fa come compiacente lanciatore di hallons d'essai per conto del governo sovietico) a stimolare quelle attese. Vi è così pure dissenso tra l'affermazione di Gherasimov che l'incontro non ha prodotto «nessun accordo'), e la dichiarazione di poche ore prima di un membro della delegazione sovietica ad Helsinki, Ghenrik Plinkhin, che aveva definito il colloquio «concreto e costruttivo»: a chi credere? Non è difficile spiegare almeno in parte il colpo di barra di Gherasimov con la preoccupazione-di rassicurare gli alleati arabi dell'Urss. E' anche possibile che i sovietici non si aspettassero che gli israeliani ponessero subito e con tanta determinazione sul tavolo del negoziato il problema degli ebrei russi a cui non è concesso emigrare. Gherasimov ha definito questo passo israeliano come «arrogante interferenza negli affari interni sovietici», confermando che il «nuovo corso» gorbacioviano ha ben poco di nuovo, ogni qua! volta venga messo in causa il sistema di potere sovietico. Forse coloro che al Mid, il ministero degli Esteri sovietico, miravano a restituire spazio di manovra ed elasticità alla diplomazia sovietica nel Medio Oriente, disancorandola dalla sterile posizione di appoggio totale al «fronte del rifiuto» arabo, si sono spaventati della loro stessa audacia, non appena si sono resi conto che avrebbero dovuto pagare un prezzo, in termini di rinnovato . dialogo politico con Israele, per raggiungere il loro obiettivo. O forse al passo indietro di ieri di Gherasimov seguiranno in futuro altri cauti passi avanti. E' difficile fare previsioni. E' vero che tutto il vertice del Mid è stato rinnovato da Gorbaciov: c'è un nuovo ministro degli Esteri, due nuovi primi vice-ministri, sei nuovi vice-ministri. Ma forse è più facile cambiare gli uomini che cambiare politica; e forse è ancora più difficile immaginare concretamente, e volere con fermezza, le politiche nuove che occorrerebbero per raggiungere gli obicttivi desiderati: e non soltanto in politica estera. Arrigo Levi

Luoghi citati: Helsinki, Israele, Medio Oriente, Mosca, Urss