Pieci mesi in una grotta di Renato Rizzo

Pieci mesi in una grotta Intervista alla missionaria della Consolata rapita dai guerriglieri Pieci mesi in una grotta Suor Ermanna Bottasso, a Roma, racconta la sua esperienza di ostaggio - «Paura no, ma angoscia per non poter tranquillizzare chi stava in pena per me» - Una marcia estenuante nella foresta, graffi, lividi e piaghe -1 colloqui con i carcerieri, la loro ansia di Dio - L'arrivo di due consorelle e poi l'annuncio: «Il tuo Papa ti chiama» La voce ha un dolce cantilenare portoghese che si mescola, di tanto in tanto, a parole pronunciate con la «e. troppo aperta di chi ha solide radici piemontesi. Suor Ermanna Bottasso, la missionaria della Consolata originaria di Costigliole di Saluzzo, liberata nei giorni scorsi, dopo 10 mesi passati come ostaggio fra i guerriglieri del Mozambico, ripercorre con ritrovata serenità l'incubo della sua prigionia. Ma, prima, quasi a scusarsi, precisa: «Abbia pazienza, mi lasci riordinare le idee, ancora non mi rendo perfettamente conto che sono in Italia, che la foresta è lontana, die sono libera». Poi aggiunge: .Paura? Si, ne ho avuta, ma non è stata paura fisica, semmai una sorta di timore morale. Mi continuavo a ripetere: "Nessuno fra guanti mi vogliono bene sa che io, qui, a migliaia di chilometri di distanza, sono ancora viva e, tutto sommato, in buona salute". Quest'impossibilità di comunicare, di dire "state tranquilli, non preoccupatevi", era la mia più grande angoscia». Rapita dai guerriglieri della Renamo (Resistenza nacional Mozambicana) la notte del 7 novembre '85 a Metarica. suor Ermanna è stata costretta a camminare per 22 giorni nella foresta In compagnia dei guerriglieri ribelli. Una marcia estenuante, che ha lasciato sul suo corpo segni non ancora del tutto scomparsi: graffi, lividi, piaghe ai piedi e alle gambe. Traguardo di queste peregrinazioni vissute nel rischio incombente di attacchi da parte delle truppe governative, un villaggio nella Zambesia, a centinaia di chilometri dal luogo del sequestro. Qui suor Ermanna ha co nosciuto la sua prigione: una grotta davanti alla quale montavano continuamente la guardia uomini armati. «Loro mi dicevano: "Non ti preoccupare, sei di passaggio, un giorno te ne andrai". Io pensavo che quel giorno sarebbe stato l'indomani, ma i mesi passavano, passavano le stagioni, non cambiava nulla. La speranza, però, non mi ha mai abbandonato». Rincorrersi di giornate sempre uguali: carne e polenta come cibo, una brandina per riposare, poche parole scambiate con i carcerieri: «Qualcuno di loro conosceva la Bibbia e mi chiedeva del mio Dio. Parlavo e mi dicevo che anche in queste condizioni si può essere missionari». Poi, il destino ha saputo ritagliare nell'angoscia e nella solitudine di suor Ermanna un'occasione di piccola serenità: «Dopo 5 mesi sono arrivate due consorelle comboniane, suor Maria Piedade de Jesus Figueras, una portoghese, e suor Alma Lomboni, un'italiana nata in provincia di Bergamo. In mezzo alla boscaglia è sorta una nuova famiglia». Lei. in 15 anni di missione in Mozambico, ha lavorato soprattutto come insegnan¬ te: in quel villaggio sperduto aveva qualche mansione? «Nessuna. Ho chiesto piii volte che mi dessero qualcosa da fare, mi hanno sempre risposto: "L'unico tuo lavoro è aspettare". Finché, qualcìie mese fa, dopo l'appello del pontefice in cui ho saputo die Giovanni Paolo II auspicava la nostra liberazione, un guerrigliero mi ha detto: "Devi stare tranquilla, il tuo Papa ti ha chiamata"». Di tutti i contatti diplomatici tessuti per approdare alla loro liberazione, le tre suore non hanno mai saputo nulla fino al 6 agosto quando, finalmente libere, hanno raggiunto l'Ufficio consolare italiano di Blantyre. nel Malawi Ancora trattative per superare scogli burocratici, controlli medici, quindi il trasferimento a Johannesburg da dove, in aereo, sono state accompagnate a Roma. Qui la religiosa piemontese ha potuto incontrare la sorella Maria Rosa e i due nipoti. E ora. suor Ermanna? «E ora ho due grandi desideri: essere ricevuta dal Papa e riabbracciare mio padre che non vedo da febbraio dell'83». E domani? «Domani sarà qual che vorrà il Signore». Renato Rizzo

Persone citate: Alma Lomboni, Bottasso, Giovanni Paolo Ii, Jesus Figueras

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Malawi, Roma, Saluzzo