Hanno dipinto i sogni di Federico II di Angelo Dragone

Hanno dipinto i sogni di federico II Undici artisti nel castello svevo di Barletta rievocano il grande personaggio Hanno dipinto i sogni di federico II BARLETTA — Se «la traccia d'un sogno — come afferma Georges Duby, uno dei grandi storici dei nostri giorni — può esser non meno reale dell'orma di un passo o del solco di un aratro nella terra» non deve sorprendere che a Barletta si sia riproposta la complessa figura di Federico II attingendo alla storia e alle antiche cronache come alle leggende che si sono tramandate, accogliendo insieme ogni provocazione della fantasia. Realtà ed immaginario si sono fusi infatti anche nei piani del Consorzio cooperativo per lo Spettacolo di Bari che, col patrocinio della Regione Puglia e la collaborazione di alcuni enti locali, nel realizzare il «Progetto Federico II» ha puntato sul personaggio storico come sull'uomo privato, sull'Imperatore e sul poeta come sul discusso legislatore e sull'esperto di falconeria evocati in un unico contesto spettacolare. «Da Oriente ad Occidente» è diventato cosi il titolo della manifestazione che — in attesa di diventare itinerante per la Puglia e la Basilicata toccando alcuni dei più famosi centri federiciani — s'è aperta all'interno delle straordinarie sequenze spaziali del Castello Svevo: la poderosa mole rinascimentale che fin dal 1527 Carlo V volle fosse realizzata, riplasmando le precedenti strutture con cui l'edificio federiciano s'era a sua volta sovrapposto all'impianto d'una più antica fortezza normanna sorta in riva al mare. Non, quindi, nell'ambiente neutro d'un teatro, ma nella più suggestiva cornice di un'architettura storica, si sono trovati ad operare tanto gli artisti pugliesi invitati da Pietro Marino ed impegnati in una serie di ricerche visive d'avanguardia, quanto Giorgio Albertazzl, regista e direttore artistico dell'intero spettacolo, che — attraverso il «laboratorio attitudinale» frequentato con appassionato impegno da una trentina di giovani di tutta Italia — sta mettendo insieme gli «eventi drammaturgici» di cui gli attori scelti si faranno interpreti. Anche il pubblico potrà cosi evocare il fantasma dell'Imperatore, rincorrendone insieme sogni e vicende storiche. Ed è la strada battuta intanto dagli undici artisti pugliesi che espongono in alcune sale del Castello avendo piegato risorse creative e strumenti alle loro rese più suggestive, giocando tutti insieme, nell'ambiguità stessa degli interventi, luci, suoni e rumori, con gli spiazzamenti sensoriali, l'evidenza scenica e 1 valori emblematici di ogni oggetto. A cominciare dal bifronte portale in ferro ispirato ad Ada Costa da un interno di Castel del Monte, con la plumbea canna d'organo, d'un tono basso, che lo fronteggia, e dall'ottagono nero ideato dieci anni fa da Nicola Carrino come intervento minimalista a copertura dello stesso monumento federiclano, evocato ancora tanto da Franco Sannicandro, nel simbolismo del Falco e della Fenice sotto l'immagine della trave dorata e piumata, quanto da Pantaleo Avellis nella proiezione figurata che con smaterializzata luminosità percorre leggera i muri della sala, dove l'artista ha raccolto (e quasi amplificato) lo stesso impetuoso soffio del vento e scoppi di tuoni e folgori come quella da lui abilmente intagliata nella pietra. Numerose sono le opere riunite nella «cannoniera» (sotto una straordinaria cupola emisferica di 16 metri di diametro) dove inferiormente s'aprono le gole profonde per l'affaccio delle bocche da fuoco. Tra le altre, le trombe (di latta) di Mimmo Conenn? nelle quali, dalle labbra non più che dipinte sulla parete, dovrebbero riversarsi, flebili, / lamenti di Federico; e, accanto, il dardo di Michele Carene che, come la stella di Federico, attraversa il cielo, trapassandolo; e cosi l'onirica sua lotta contro il drago, di Igino Iurllli, o l'arcano schiudersi del profumato Fiore di Gianfranco Pagnelli. come con un atto di magia. Pino Pipoli sa poi trasformare poche pietre e qualche legno in un specie di fiaccola luminosa mentre nell'Uomo dei cielo Franco Dellerba riprende il motivo del falco e del falconiere. Per il Viaggio di Federico, infine. Lino Sivilli ha scelto una vecchia tela impiegata nel trasporto delle olive e, con qualche frammento di specchio che riproduce la forma del guanto usato per l'incoronazione di Federico, ne ha fatto uno straordinario manto imperiale. Il primo ad esserne incantato è stato Albertazzi. E' proprio questo il «materiale povero» che gli serve, per meglio mettere in evidenza l'elemento drammaturgico, che come un collage riunirà testi e poesie cui hanno posto mano Raffaele Nigro, Christine Buchner ed Edoardo Sanguineti. Angelo Dragone

Luoghi citati: Bari, Barletta, Basilicata, Castel Del Monte, Italia, Puglia