« Caro Cossiga, ho bisogno di tre sedie »
« Caro Cossiga, ho bisogno di tre sedie » Dolore, miseria do]p>5clàrfrana a Senise nella lettera d'una madre che ha perso 3 figli « Caro Cossiga, ho bisogno di tre sedie » Chiede un aiuto per accogliere chi andrà a recarle conforto nell'anniversario della tragedia del Colle Timpone SENISE (Potenza) — .Almeno in occasione della Messa in ricordo dei miei tre figli morti vorrei poter ricevere con dignità i parenti e gli amici che verranno a trovarmi». Lucia Cifarelli non chiede molto: un tavolo, qualche sedia, bicchieri per ospitare coloro che la mattina del 26 agosto andranno a recarle conforto ad un mese dalla scomparsa di Giuseppe, Maria e Maddalena, i suoi tre bambini di 14, 11 e 8 anni travolti dalla frana del Monte Timpone. Per ottenere tavolo, sedie e bicchieri, Lucia Cifarelli e il marito Vincenzo Durante hanno dovuto scrivere al presidente della Repubblica Francesco Cossiga. 'Ci rivolgiamo a lei, signor Presidente, perché siamo rimasti senza niente e perché non vogliamo ridurci come i pezzenti, che tutte le mattine vanno in Municipio e chiedono un buono per comperare un capo di biancheria — scrivono —. Se chiediamo troppo, ci scusi per il disturbo». Senise ha paura di essere dimenticata, a 24 giorni da quell'alba afosa, quando la collina che domina il paese sprofondò su se stessa ingoiando case, uomini, donne, bambini. Otto i morti, tra cui una bimba di appena un mese e i tre figli di Vincenzo Durante e Lucia Cifarelli. Dal 26 luglio, i Durante vivono quasi come mendicanti: di giorno sono ospiti di un cognato, in un appartamento nei pressi della «montagna maledetta», occupato nonostante un'ordinanza di sgombero; di notte, dormono in un appartamentino attiguo alla scuola media, lasciato libero da un bidello. Ma tra quelle quattro mura non c'è neanche un mobile: solo due brandine da campo offerte dagli uomini della Protezione civile. 'Lavoravo come guardiano notturno presso un cantiere edile — scrive, a Cossiga. Vincenzo Durante —. Ho dovuto licenziarmi perché, durante la notte, non posso più lasciare sola mia moglie che dal giorno della sciagura non è più la stessa. Non so proprio come andare avanti». Senise è piena di storie di miseria e di abbandono, a quasi un mese dalla frana. Le tredici famiglie maggiormente colpite dalla tragedia del Monte Timpone, quelle che hanno perso davvero tutto, si sono riunite in comitato. L'ispiratore è un ex sacerdote che milita nelle file del pei, Giuseppe Carbone. 'Da quando faccio politica — spiega — non celebro più Messa. Ciò per volontà mia e non per imposizione*. Giuseppe Carbone sta preparando in questi giorni un libro bianco sulla tragedia di Senise, «un dossier — aggiunge — in cui vengono denunciati tutti i ritardi e i silenzi colpevoli che caratterizzano questa triste vicenda. A Senise c'è gente che ha perso tutto e che dopo un mese non ha ancora avuto nulla». E' il caso di Salvatore Pennella, 37 anni. Vive con sua moglie Eleonora D'Alessandro e i figli Antonio e Maddalena, di 13 e 9 anni, in un appartamento minuscolo. Lo spazio è insufficiente per quattro persone: i bambini dormono in cucina, sulle brandine da campo della Protezione civile. Sul Colle Timpone. Salvatore ha perso il frutto di 23 anni di lavoro da emigrato. 'Dall'età di 14 anni ho lavorato a Busto Garolfo, in provincia di Milano, come muratore — racconta con angoscia — Mi sono spaccato la schiena per fare un po' di soldi. Mi era andata bene: ero riuscito a comprare una casetta. Poi mia moglie ed io abbiamo deciso di tornare a Senise, così ho venduto la villetta e ho investito tutto per acquistare tre appartamenti sul Monte Timpone: due li avrei affittati, il terzo l'avrei tenuto per me. La montagna mi ha por¬ tato via tutto, sono ridotto in miseria*. Salvatore Pennella, come gli altri sfollati di Senise, chiede una sistemazione dignitosa e soprattutto una casa da costruire su un terreno più sicuro. »Il comitato sta preparando centinaia di schede sulle famiglie più bisognose — spiega Giuseppe Carbone —. Su questi fogli c'è la storia di interi nuclei familiari distrutti da una tragedia che si poteva evitare. Stiamo anche ricostruendo l'intero iter legislativo delle licenze rilasciate dal Comune di Senise che consentì la costruzione di decine di case su un terreno fatto di sabbia*. E' lo stesso lavoro svolto nell'ultima settimana dai carabinieri che hanno già inviato un primo rapporto alla Procura di Lagonegro, competente per territorio. Il magistrato ha inoltre disposto il dissequestro della zona colpita dal disastro. Fulvio .MiIone
Luoghi citati: Busto Garolfo, Comune Di Senise, Milano, Potenza, Senise
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