Mosca rinnova la moratoria di Emanuele Novazio

Mosca rinnova la moratoria Gorbaciov alla tv: nessun test nucleare fino al gennaio '87 Mosca rinnova la moratoria Il premier sovietico: «Abbiamo fiducia che un accordo possa essere firmato già quest'anno al vertice con Reagan» - La Casa Bianca risponde: non aderiremo, gli esperimenti sono necessari DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Gorbaciov prolunga la moratoria unilaterale sul test atomici, scaduta il 6 agosto, fino al primo gennaio del 1987. E si dice convinto che il secondo vertice con Reagan si farà, e si farà quest'anno. Il lungo silenzio è stato rotto, dunque: la carta della sospensione unilaterale di ogni esperimento atomico è stata rilanciata, per la quarta volta, dal leader del Cremlino, in un discorso di trentadue minuti al telegiornale di ieri sera. Non è ancora una risposta esplicita, diretta, alla lettera di Reagan e alle sue controproposte sul disarmo; ma il riferimento implicito sembra chiaro: Gorbaciov aveva ripetuto più volte, di recente, che un rinnovo della moratoria sarebbe stato legato, anche, a qualche risposta positiva degli Stati Uniti alle proposte sovietiche per la fine della corsa agli armamenti. L'accenno al summit è anch'esso significativo: 'L'Unione Sovietica ha fiducia che un accordo sulla fine degli esperimenti atomici possa essere raggiunto in fretta e firmato già quest'anno, al vertice Usa-Urss. Sarebbe senza dubbio il principale risultato del summit, un passo avanti considerevole sulla via che conduce alla fine della corsa agli armamenti». Non «nei caso di un vertice», dunque, ma «af. vertice, ha detto Gorbaciov (con un ottimismo forse un po' troppo di facciata; sostenuto, magari, anche da ragioni di tattica): come se molti degli ostacoli per un secondo incontro con il Presidente americano si fossero allontanati o fossero almeno sbiaditi, nelle ultime settimane. E come se lo scontato rifiuto americano di aderire alla moratoria (ribadito ieri sera dal portavoce della Casa Bianca, subito dopo il discorso del segretario generale, che ha definito gli esperimenti 'necessari-) non rappresentasse più un motivo di cautela. C'è un terzo elemento significativo: nel suo discorso, Gorbaciov ha attaccato «ctrcoli militaristi della destra americana», quanti cioè si oppongono al disarmo e incoraggiano al contrario la corsa agli armamenti; ma ha evitato ogni polemica diretta con Reagan. Al Presidente si è ri¬ volto soltanto una volta, a fine discorso. Con un appello, •perché valuti seriamente' la posizione sovietica ed eviti 'fraintendimenti» sull'Urss. Come altre volte nel recente passato, anche ieri Gorbaciov ha insistito a lungo sull'immagine di moderazione e ragionevolezza che il suo Paese offre al mondo prolungando la moratoria unilaterale. -Nei dodici mesi in cui la sospensione degli esperimenti è stata in vigore nell'Urss, gli Stati Uniti hanno compiuto diciotto test», ha detto. 'Avremmo validi motivi, dunque, di riprenderli ancìie noi, gli esperimenti. Eppure restiamo convinti che la fine dei test, non solo qui ma avelie negli Stati Uniti, sia un passo avanti reale verso la sospensione della corsa al riarmo nucleare, un modo per accelerarne la fine». E poco dopo: «Prolungando la sua moratoria unilaterale, l'Unione Sovietica dà un altro serio contributo alla lotta comune per assicurare che il 1986, anno della pace, rimanga degno del suo nome». La chiave del discorso, forse, è proprio qui: la fedeltà alla moratoria assicura, an cora una volta, il vantaggio dell'impatto emotivo sull'opinione pubblica mondiale (a pochi giorni, tra l'altro, da un significativo voto della Camera Usa in favore della sospensione dei test nucleari). Conserva all'Urss, in una delicata fase negoziale con gli Stati Uniti, il vantaggio del «silenzio nucleare»: quello richiesto dal «gruppo dei Sei», riunito in Messico, a Stati Uniti e Urss. E rilancia la palla a Reagan: noi siamo certi che il vertice si farà entro l'anno, dice al mondo Gorbaciov; riteniamo che un accordo con gli Usa sia possibile e dimostriamo ancora una volta di volerlo. La struttura del discorso di ieri sera rivela un'altra preoccupazione di Gorbaciov: presentare una nuova estensione della moratoria unilaterale (all'opinione pub blica mondiale, certo, ma so prattutto al popolo sovietico e a quanti, nei più ristretti circoli del potere, ostacolano le sue iniziative sul disarmo) come atto di forza e non di debolezza. L'annuncio che Mosca si asterrà per altri cin que mesi dai test nucleari è venuto alla fine di una lunga esposizione sui pericoli dell'atomo (con espliciti riferimenti a Cernobil) e sulle illusioni di quanti, negli Stati Uniti. «sottovalutano l'Unione Sovietica e sopravvalutano le proprie potenzialità, nutrendo eccessiva fiducia nelle proprie tecnologie». Allo stesso modo, ha detto Gorbaciov, la «partecipazione ai colloqui» con Washington «non è il risultato della crescita del potenziale militare americano e dello sviluppo del progetto Sdi». Al contrario, Mosca saprebbe prendere adeguate misure per controbattere alle «guerre stellari»: «Se necessario, potremmo rispondere in fretta, e non nel modo che molti si aspettano, negli Stati Uniti. Sarebbe una risposta che svaluterebbe l'intero programma dello scudo spaziale». Tutta la prima parte del discorso, inoltre, e stata occupata dall'esposizione di una sorta di «pensiero post-nucleare», quello avvialo dalla tragedia di Hiroshima. L'epoca nucleare, ha detto Gorbaciov. richiede un nuovo modo di accostarsi ai problemi internazionali. Emanuele Novazio