Le lettere della domenica di Sergio Quinzio

Le lettere della domenica Le lettere della domenica La religione e gli animali SI può esser d'accordo con Sergio Quinzio («Il capretto di Mose». «La Stampa-, 2 agosto) circa la scarsa sensibilità verso gli animali che percorre la tradizione cristiana. Meno, a proposito di quella ebraico-talmudica: una tradizione religiosa che. in virtù di una prassi rituale quale quella della macellazione casher, impone all'animale la lenta morte per dissanguamento, non mi sembra possa vantare grandi titoli in fatto di sensibilità alla sofferenza di quello, per quanti graziosi capretti possano esser citati nei suoi scritti. Meno ancora si può esser d'accordo quando le colpe sono attribuite al cristianesimo in quanto «ellenizzato». Anche lasciando da parte la presenza di una tradizione parareligiosa quale quella pi tagorìca. con il suo tutto par ticolare rispetto per il mondo animale (le tradizioni religiose sono sempre, in qualche misura, infide), va ricordato che la ricchezza di osserva zioni e il livello di razionalismo critico che i Greci hanno sapulo dispiegare, e nell'ani' bilo di una tradizione filosofica certo non secondaria — da Teofrasto a 8enocrate fino a Plutarco e Porfirio — per argomentare la somiglianza psicologica tra l'animale e l'uomo e il rispetto per gli animali che deve essere fondato sulla coscienza della nostra parentela con loro, non trova alcun possibile riscontro presso nessun altro popolo del mondo antico. Margherita Isnardi Parente, Roma Campeggio o acquitrino? Ho trascorso le ferie dal 7 al 31 luglio nel campeggio «Area attrezzata» di Metaponto (Comune di Bernalda, provincia di Matera). In quei giorni il campeggio è stato al lagato durante alcuni temporali. Siccome non è la prima volta che ciò accade (frequento il campeggio da più anni), appena mi si è presen tata l'occasione ne ho parlato con il sindaco di Bernalda chiedendogli spiegazioni. Purtroppo il sindaco è stato evasivo e mi è parso anche irritato dalle mie domande, Ora, visto che Metaponto è anche zona archeologica, mi sembra assurdo che, in un momento in cui si sta facen do tutto il possibile per promuovere sempre meglio e sempre di più i nostri luoghi di villeggiatura, un sindaco non si preoccupi che tutte le infrastrutture funzionino al meglio. Mario Cosimo, Torino Il mare di Albissola Nell'articolo pubblicato su La Stampa», domenica 10 agosto, dal titolo «Arrivano i ritardatari», è apparsa la notizia che il mare di Albissola sarebbe stato inquinato da scarichi fognari. Questa notizia non corrisponde al vero, infatti, né vi sono stati divieti alla balneazione di alcun tipo e, pertanto, vi invitiamo a pubblicare questa precisazio- II sindaco di Albissola Marina Due ragazzi sul caso Bresci Molti hanno espresso opinioni personali su Umberto I e il suo assassino. Perché è fuor di dubbio che il signor Gaetano Bresci sia stato un assassino, vero? Ragazzini come siamo non possiamo avere opinioni in proposito, però possiamo citare quella di nostro nonno che è rimasto molto seccato della faccenda. Lui dice che non si deve uccidere per un ideale. La vita umana va rispettata. E Bresci. invece, non ne ha tenuto conto. Neanche il Re. del resto. Quindi neppure lui sfugge al giudizio perché anche lui nei suoi anni di regno ha firmato parecchie condanne a morte. Non parliamo poi del suo successore, Vittorio Emanuele III con tutte le sue guerre. Il nostro nonno ha sempre male accettato i monumenti commemorativi. Dice che sono soldi sprecati. Per di più sono soldi pubblici che il cittadino amerebbe vedere utilizzati a proprio beneficio anziché scialati per l'ingombro delle piazze. A carico dell'uomo Bresci Gaetano si affaccia un'altra gravissima responsabilità: quella di aver alterato il corso della Storia. Forse il Re Buono sarebbe campato a lungo e l'imbelle Vittorio non avrebbe fatto tanti danni. E nemmeno suo figlio. Questo dice il nostro nonno. E potrebbe non avere tutti i torti. Isotta e Germano Pasquini, Firenze Un altro record postale A fronte dei 22 giorni occorsi per la consegna di una lettera-espresso segnalati da un lettore di Ancona contrappongo, dando il via ad un'inusitata gara, il mio personale «record»: una raccomandata-espresso dell'importo di lire 4450 spedita da Genova il 13 marzo e mai giunta a Drusacco (To): superfluo aggiungere come contenesse documenti urgenti e importanti. E' semplicemente scandaloso che alle soglie del Duemila la corrispondenza viaggi a velocità inferiore a quella resa possibile dalle torri civiche di millenaria memoria. Una lettera da Genova a Vico Canavese (20 km da Ivrea. 60 da Torino e 200 dal capoluogo ligure) impiega, e non per fatto stagionale, non meno di 7 giorni. Naturale e lecito — a questo punto — domandarsi per quali recondite ragioni, dato il non indifferente prezzo delle tariffe, il ministro delle Poste non ritenga di prende¬ re in serio esame — per migliorare il trasporto della normale corrispondenza — l'istituzione tra i vari centri di smistamento di un efficiente servizio di elicotteri. Franco Carola, Vico Canavese Una protesta dalla spiaggia Da oltre vent'anni trascorro una parte delle mie vacanze estive a Porto Maurizio (IM). Quest'anno stanno accadendo dei fatti che mi insospettiscono: diverse persone che fanno abitualmente il bagno alla spiaggia del Borgo Marina accusano irritazioni cutanee. Addirittura alcuni conoscenti che lavorano al Comune mi hanno accennato di fogne rotte e che circola voce sommessa di evitare bagni in alcune zone. Ricordo che l'anno scorso il cartello di divieto di balneazione è apparso sul molo lungo alla fine di agosto e in molti abbiamo avuto l'impressione di essere stati presi in giro: le acque si erano improvvisamente inquinate alla fine dell'estate? Carlo Rossi, Torino Terra affittata terra perduta La legge 3 maggio 1982, n. 203, sui contratti agrari, carpendo la buona fede di tanti piccoli ex coltivatori diretti per lo più anziani, ha imposto a semplici contratti verbali d'affitto già stipulati in base alle leggi allora vigenti che prevedevano una durata massima di nove anni, il vincolo di una durata di ben 15 anni, oltre a quelli già trascorsi dalla data della loro stipulazione. Di punto in bianco sono saltati gli articoli del codice civile n. 1350 che prescriveva doversi fare «per atto pubblico o per scrittura privata, sotto pena di nullità, i contratti di locazione di beni immobili per una durata superiore a nove anni», nonché n. 2643 che prescriveva doversi detti contratti «rendere pubblici col mezzo della trascrizione». Quanto ai requisiti richiesti al proprietario dalla citata legge per tornare prima in possesso dei propri terreni (art. 42) sono tali e tanti da togliere ogni illusione in me- rito. Senza parlare poi degli indennizzi da corrispondere all'affittuario (art. 43), equivalenti a buona parte dello stesso valore del terreno. Tutto sommato ci troviamo di fronte ad una vera e propria espoliazione, una specie di scippo. Luigi Cerosto, Ancona Non vogliamo il numero chiuso Il decreto del ministro Falcucci che impone il numero chiuso nelle facoltà della «Sapienza» di Roma costituisce un gravissimo colpo di mano estivo accademico-ministeriale. Di fronte alla carenza delle strutture didattiche, una parte dell'Accademia romana, invece di chiedere ed ottenere l'adeguamento delle strutture alla domanda di cultura e invece di rinnovare i contenuti e l'organizzazione dell'insegnamento ancora imperniato sulla titolarità della cattedra, ha chiesto ed ottenuto dal ministro lo sbarramento dell'accesso degli studenti a tutti i corsi di laurea. Il rettore Ruberti (che questo decreto ha voluto insieme ai presidi del suo ateneo) è arrivato a definire il decreto «un sostegno all'esplicazione dell'autonomia universitaria». In realtà il decreto Ruberti-Falcucci rappresenta un attacco all'autonomia dell'università ed espropria il Parlamento delle sue prerogative. p. la Segreteria dell'Assemblea Nazionale dei Ricercatori Nunzio Miraglia, Roma Avventura in treno Tutto cominciò quando decisi di passare le vacanze andando a trovare un po' di amici, qua e là per l'Italia. Arrivato miracolosamente indenne a Sacile (Pordenone), sabato 2 agosto partii per Lugo di Romagna, pianili cando accuratamente le varie coincidenze. Prima sorpresa: l'espresso 753 si ferma più di venti minuti a Padova. «Eh. sa — dice un conduttore — ha dovuto aspettare due coincidenze...». Bah, penso io, mi sembra anche giusto. Un vero peccato che. arrivato a Ferrara alle 12.20 invece che a mezzogiorno, il locale per Laverzola delle 12,05 fosse già svanito per la sua strada. Maurizio Codogno, Milano Siamo amici del Mozambico Apprendo con gioia la notizia della liberazione di suor Ermanna Bottasso e delle sue consorelle («La Stampa», 7 agosto 1986) e mi unisco al sollievo e alla soddisfazione delle missionarie della Consolata e dei loro parenti. La fine della loro prigionia è un piccolo segno di speranza per il futuro dei missionari presenti in Mozambico, al servizio dei più bisognosi. Vorrei anche segnalare la nascita, avvenuta nel febbrario 1984 ad opera della comunità romana di S. Egidio, di un «Comitato di amici del Mozambico... che si propone di inviare aiuti urgenti. Per coloro che desiderassero prendere contatto con il Comitato, ed offrire aiuti di qualsiasi genere, l'indirizzo è: Comitato Amici del Mozambigo. corso Cavallotti 9. 28100 Novara. Gian/ranco Giromini per il Comitato Amici del Mozambico. Novara La montagna di Bonatti Mi ha addolorato la frase di Marcello Moussilon, decano e guida emerita di Courmayeur, sui rapporti tra Walter Bonatti e la locale Società di guide: «Ero sicuro che non sarebbe stato una buona guida...». Stupisce che Alberto Papuzzi, autore dell'articolo «/ lavoratori del Monte Bianco* {La Stampa. 6 agosto), non abbia voluto chiarire la ben nota posizione di Walter Bonatti nei confronti della montagna, cioè quell'ideale che ha guidato questo grande alpinista in imprese eccezionali. Credo che possa illuminarci la seguente citazione tratta da -/ giorni grandi- di Walter Bonatti: «Ho fatto naturalmente anche la guida alpina, ma ho smesso presto sentendo di deformare e volgarizzare un ideale. Non potevo accettare chiunque al capo della mia corda, e neppure riuscivo a tradurre in denaro un legame che per me trova un senso soltanto nella reciproca amicizia del compagno di cordata. Ero dunque una cattiva guida, eppure dovevo vivere. Cesare Giubertoni, Novara // mestiere di guida, in quanto mestiere, ha avuto dagli alpinisti risposte diverse: chi lo fa volentieri, chi lo fa per vivere, chi lia per clienti solo amici, chi lo rifiuta. Rébuffat è stato g~ande alpinista e grande guida, ma è sempre più difficile conciliare le due cose. la. papi