Giovani militanti senza collare di Gianni Riotta

Giovani militanti senza collare Sulla strada detestate le nuove generazioni si incontrano per discutere dei loro problemi Giovani militanti senza collare Mentre mass inedia e partiti si dividono sul sacco a pelo, scout, verdi, pacifisti, comunisti e gay passano ore a dibattere problemi - Sono scettici davanti alle proposte manichee: non hanno pregiudizi e chiedono attenzione ROMA — Siedono sul ciglio della strada, aspettando forse un passaggio, con lo zaino enorme che incombe sulle spalle, le tute piene di scritte in inglese, ai piedi le scarpette cinesi di tela, di moda tra i viandanti dell'estate giovane. Le vetture passano lasciandosi dietro puzza di bruciato e di vernice, dallo specchietto retrovisore si allunga per un attimo uno sguardo di diffidenza. Assai fuor di luogo, in questo caso, perché i due ragazzi, Alessandro e Marcello, al collo portano una minuscola croce di legno, sono postulanti dai frati francescani in Liguria in cammino verso il loro convento. Musicista e marciatore per la pace Alessandro, apicoltore e obiettore di coscienza Marcello, i due sono indistinguibili dai loro coetanei ventenni. Leggono Herman Hesse. di cui forse mimano un po' la coppia di monaci amici Narciso e Boccadoro, ascoltano Lucio Dalla e il free jazz, si appassionano per le saghe di Tolkien. e di tanto in tanto praticano il karaté. Due monaci pacifisti dediti alle arti marziali? L'estate dei ragazzi che passano le va canze non dimenticando propri impegni è zeppa di contraddizioni del genere Gli scout cattolici discutono con i sandinisti. i giovani comunisti passano ore a dibat tere i problemi del Terzo Mondo con i padri missionari combonianl. verdi e frati camminano insieme per la pace e a giorni gli omosessuali dell'Arci-gay andranno ad un loro campeggio in Sardegna, vantandosi dei recenti colloqui con liberali e socialdemocratici. Mentre mass media, partiti e opinione pubblica si dividono sulla fenomenologia del sacco a pelo, questi ragazzi, conducono discretamente le proprie attività e insistono a scambiarsi le esperienze. Nella distrazione generale c'è però chi s'è accorto di loro La rivista Democrazia e diritto li ha battezzati -militanti sema appartenenza- e ha dedicato al tema un suo recente supplemento. Secondo lo studioso Giuseppe Cotturri la definizione -indica che si vuol spostare l'attenzione sui casi in cui non è necessario il riferimento partitico per cogliere forme di impegno attivo». Un team di ricercatori, coordinato da Aldo Garzia. ha schedato per la rivista le organizzazioni che rispondo no alla definizione: l'Arci, associazione culturale di sinistra, il Movimento federativo democratico, gruppo di matrice cattolica dove ha milita to anche Giovanni Moro, fi¬ glio del leader democristiano, il World wildlife fund, il Movi, il movimento per il volontariato, sono i gruppi «di non appartenenza- che hanno più seguito fra i giovani. E sulle strade d'estate questa generazione torna ad incontrarsi senza etichette, badando al sodo, condividendo i guai. -La fragilità è il problema che ci frega tutti-, dice Marcello, il frate obiettore che anima una comunità per i tossicodipendenti in Liguria, -siamo nati negli Anni Sessanta, del '68 abbiamo solo sentito parlare ma il terrorismo ci è scoppiato in piena faccia. Non abbiamo avuto punti di riferimento, né morali né ideologici. La provvisorietà di tutto ci ha reso difficile far delle scelte: viviamo frammenti di vita-. Il suo compagno di strada. Alessandro, con il quale fa finta di litigare per una insalata di mare ricevuta in dono ma lasciata troppo tempo al sole di Siena, aggiunge: -La generazione del '68 aveva voglia di cambiare. Noi abbiamo trovato tutto sconvolto. E' difficile tornare a credere che l'uomo non sia un robot programmabile e che esistano anche la fantasia e le esperienze uniche, irripetibili-. Nichi Vendola, dirigente non ancora trentenne dei giovani comunisti, omosessuale, si aggira per le stanze vuote del quartier generale del pei. in via delle Botteghe Oscure. Lontano per storia e cultura da Alessandro e Marcello, ne condivide però l'analisi: -In politica bisogna riportare al centro le passioni, se no i giovani tornano a casa. Sono scettici davanti alle proposte manichee, tutto il bene da una parte e il male dall'altra. Chiedono valori, concretezza, solidarietà, rispetto, bisogno di conoscenza. Secondo Giancarlo Lombardi, vicepresidente della Confindustria e animatore del campeggio scout di Piani di Pezza, i movimenti giovanili dei partiti vanno in crisi di fronte a queste originali forme di impegno -perché sono tradizionali: i ragazzi entrano per far carriera, sono portati irresistibilmente ad imitare i leader adulti, a ereditarne i difetti: e questo atteggiamento sta stretto a molti-. Alberto Melucci. docente di sociologia politica all'univer¬ sità di Milano, ha curato per Il Mulino un volume sui movimenti giovanili, scegliendo proprio il titolo di .Altri codici». A giudizio di Melucci è necessario difendersi dai clichés faciloni. -Dei movimenti- scrive Melucci -s'è persa traccia, eppure Viotti ne parlano. Per commemorarli, per biasimarli, per auspicarli... Sappiamo che essi esistono anche nel silenzio. Sappiamo che ciò che portano è vitale per le società dei segni. Sappiamo che senza la creazione paziente dei movimenti, senza la loro sfida sui codici, i sistemi contemporanei cesserebbero di interrogarsi sul senso, per chiudersi nell'ordine asettico delle procedure». Il silenzio dei movimenti, la pazienza un po' certosina dei militanti senza chiese, trova espressione in uno sconcertante ed inedito fenomeno analizzato da altri due ricercatori dell'ateneo milanese, Mario Diani e Paolo Donati: la scomparsa del leader. ./ movimenti attuali», scrivono Diani e Donati, -sembrano essere dei movimenti "acefali", prima ancora che "policefali"». Seduti per terra nei loro luoghi di incontro, né saccopelisti né paninari. questi giovani devono perciò fare i conti con l'assenza di leaders e di strutture permanenti. Il risultato è l'enorme peso che danno alla comunicazione tra le persone, il valore forse esagerato che affidano alla chiacchierata, magari un po' ingenua, tra coetanei. Sono gli adulti che qualche volta finiscono con l'essere confusi da questo scambio fitto fitto che non diventa mai comizio politico e da questo alveare di iniziative che non esprime un capo né debutta a Tribuna politica. Cosi i primi commenti ad una ricerca del Centro studi sugli investimenti sociali. Censis. anticipata da un settimanale, concludono che i giovani non parlano di politica con gli amici. Andando a guardare da vicino la ricerca si scopre però che i ragazzi parlano soprattutto di moda, tempo libero, scuola, lavoro, musica e spettacolo, cronaca, attualità e problemi del quartiere e che solo il 6.4 per cento discute di fatti politici, del Palazzo. Per il codice adulto può essere una prova ulteriore di qualunquismo, ma dentro gli -altri codici- giovanili è più -politico- parlare del verde nel quartiere, delle aule disastrate a scuola, del mostro di Firenze e persino del concerto degli -U2.. che non dell'ultima crisi di governo, vissuta come incomprensibile. La stessa trappola può scattare di fronte al dati raccolti dal Censis (l'intera ricerca sarà pubblicata a settembre) sui problemi dei giovani: al primo posto di gran lunga disoccupazione e droga, segno, si potrebbe obiettare, che i ragazzi si orientano più sui temi scelti dai mass media che non su quelli imposti dalla loro condizione. A.G.. venti anni, geometra in attesa di partire per un periodo di volontariato in un Paese latinoamericano, dissente da questa interpretazione: -Droga e lavoro sono i fatti su cui tutti, da Torino a Marsala, sbattono il muso ogni giorno. Un amico trova lavoro, un'amica si fa. Sono i giornali che sanno vedere solo i problemi di cui tutti parlano: pensi alla scuola, chi si occupa delle aule decrepite quando non c'è il corteo degli studenti? Se non deviano, i ragazzi e la scuola non fanno notizia-. Essere lasciati nel silenzio non preoccupa granché I giovani indigeni che popolano l'arcipelago dell'impegno senza etichette, è come se avessero troppo da fare per pensarci. Gianni Riotta

Luoghi citati: Firenze, Liguria, Marsala, Milano, Roma, Sardegna, Siena, Torino