Un Palio da rompicollo

Un Palio dei rompicollo SFUMATE LE POLEMICHE, ECCO LA CORSA: CADE ACETO, VINCE UN FANTINO VENUTO DA ASTI Un Palio dei rompicollo Sfreccia per primo il cavallo della Giraffa, montato da Mario Cottone - Andrea De Cortes va a mordere la polvere poco dopo la mossa: qualche contradaiolo sospetta - Cadono anche la Selva e la Civetta - In infermeria due vigili dopo una rissa - Subito finito lo sciopero della fame dello zoofilo padovano che contesta il «nerbo» DAL NOSTRO INVIATO SIENA — All'imbrunire vince la Giraffa, vince un giovane fantino al suo secondo Palio. Mario Cottone da Asti detto Truciolo, un biondo ricciuto che montava un purosangue chiamato Fenosu. All'imbrunire comincia e finisce tutto, esplode e si stempera l'urlo della folla. Massimo Coghe. il «mercenario» del Nicchio, va all'ospedale: il cavallo della Torre, Vipera, scalcia e una coppiola centra le gambe del povero «Massimlno»: sospetta frattura. Cade Aceto alla fine del primo giro e pochi capiscono come, qualcuno è sicuro che l'ha fatto apposta. Finiscono a mangiar polvere pure Guido Tomassucci della Selva e Tonino Cossu della Civetta. E' un palio furente quello che s'è appena chiuso. Un palio che ha vìssuto una vigilia affannata e polemica. Sergio Celin. il Don Chisciotte venuto da Padova, aveva iniziato e smesso un velleitario sciopero della fame contro il «sovatto ». il nerbo di bue che picchia l cavalli. Avevano fatto a botte quelli del Nicchio e del Montone, una rissa come ce ne sono tante tutti gli anni, una mischia turbolenta, una scazzottatura cieca che però questa volta aveva mandato in infermeria due vigili e coinvolto il sindaco di Siena, Vittorio Mazzone Della Stella, che tentava di far da paciere. Poi all'imbrunire passa tutto, scalpitano i cavalli sul tufo di Piazza del Campo. Aceto che stavolta corre per la Lupa stringe le labbra e il Cianchino. che porta i colori della Torre, guarda in cagnesco davanti a sé. Sono loro i favoriti della vigilia e se ne stanno tesissimi davanti al canapo. All'imbrunire i cavalli e i fantini corrono in cerchio fuori dal tempo. Tre giri pazzi in meno di un minuto e mezzo. Parte in testa Fenosu. inseguito proprio da Aceto e Cianchino. Aceto va giù, improvvisamente, contro i materassi di protezione e non resta che il fantino della Torre a contrastare la corsa di Truciolo. Niente da fare, la Giraffa concede solo un po' di suspense agli ultimi metri quando si lascia rimontare. Vince la Giraffa, perdono tutti gli altri, ma più di tutti la Torre che, dicono, avrebbe investito addirittura 750 milioni per poi finire seconda, il piazzamento più umiliante. La corsa è finita qui, un'esplosione d'amore e di violenza che dura il tempo di un gesto o di uno sguardo, e Siena adesso, sul far della sera, pare una città esaltata, sconvolta e stravolta. Eppure amata. Andrea De Gortes. che è il re del Palio e lo chiamano Aceto, è un po' il volto stranito di questa festa incredibile: prima stava a pelo sul suo cavallo, come un pellerossa, aspro e selvaggio, e andava intorno a cercare i contradaioli che lo dovevano difendere dai nemici, da qualcuno comunque, non si sa chi. Adesso sfugge accuratamente quelli della Lupa, che non sono troppo convinti del suo volo a gambe all'aria dopo la curva della mossa. Aceto e i suoi occhi infossati, e la sua piega amara della bocca, Aceto e la sua strana paura, ha quella faccia da mariuolo, quell'aria da gangster sciagurato che prima o poi magari è persino capace di arrossire, tra una sbruffonata e l'altra. L'ultima volta che vinse, nell'84, disse come Cassius Clay: «Sono qualcosa di più della bravura, non saprei spiegarlo». Ieri, invece, al mattino, ci aveva salutato come chi fa ancora il fantino più per gli altri che per se stesso: «Piacere, signor De Gortes», aveva detto, e quel «signore» contava più di tutto, dei suoi acciacchi e del suo mito che resiste alle scosse degli anni e alle ambizioni prepotenti dei giovani rivali. Aceto ormai dev'essere stanco di essere il simbolo un po' cialtrone di questa corsa fuori dal tempo, o immersa in un'epoca senza tempo. Propio lui che invece è rimasto l'unico in questa festa senza età a difendere e rappresentare per davvero quello che ha conquistato e che è passato. Cosi Andrea De Gortes ha in sé un po' il fascino contraddittorio e ambiguo di questa festa, «la più scellerata del mondo», di questo minuto e mezzo senza tempo. Arrivando qui. alla vigilia del Palio, pare di capitare in uno di quei posti dove i confini della storia sono cosi labili da sembrare senza significato. Anche la gente bardata in costume sembra paradossalmente figlia dei nostri giorni, come se oggi ci vestissimo cosi con borgognotte, cotte e gambali per andare all'assalto del nemico. Tutto ha la scansione di un Medioevo passato, presente e futuro: questa corsa che viene da lontano e non finisce mai di esaltare, le contrade e le loro vicende ribalde, le bande rivali che si linciano e si offendono tutte le volte come la prima volta, la cornice che abbraccia quel minuto e mezzo di furore e la passione che ne deriva. Poi, le grandi abbuffate, l'amore, la vita. E la morte. Le cene pantagrueliche che precedono e seguono la .carriera», i simbolismi sessuali che rappresentano i gesti e le figure del Palio (descritti in un libro. «La terra in piazza», di Alessandro Falassi e Alan Dundes. dove anche la Torre del Mangia e la piazza del Campo finiscono per richiamare parti erotiche del corpo umano), questo divertimento difficile da spiegare e raccontare. Dicono a Siena: ..Noi non si gioca il palio, lo si vive». Forse, non ci sono altre parole. E anche Aceto che è il suo re — oggi un po' scalcinato, un'altra volta sconfitto — ieri mattina confessava che qui lui non aveva mai giocato: «Questa è stata la mia vita, tutta la mia vita. Vita dura, però, non come avete scritto sui giornali». Lo diceva proprio bene: chissà se credergli... Pierangelo Sapegno Mario Cottone detto Truciolo Siena. Una delle cadute verificatesi durante la corsa con il fantino (iuido Tomassucci della «Selva» a terra (Telefoni Ansai

Luoghi citati: Asti, Padova, Siena