Ministro, ecco gli incendi ... di Ruggero Conteduca

Ministro, ecco gli incendi Ministro, ecco gli incendi «Mi sembra che quest'anno vada meglio: rispetto all'85 le missioni aeree sono scese da 935 a 344» - Dunque, nessun problema? «Ci servono velivoli speciali: ne abbiamo 10 contro i 22 della Francia» -1 problemi del suolo: «Stiamo intervenendo, anche in Piemonte» ROMA — Dopo alcune settimane di tregua, l'Italia torna a bruciare. Ettari di bosco sono andati ditrutti in provincia di La Spezia, Fisa, in Calabria, in Sicilia. Ministro Zamberletti, ci aspetta un agosto di fuoco? «Spero proprio di no. In ogni modo, mi sembra che quest'anno la situazione sia notevolemente migliorata. Dalle 935 missioni e daUe 1637 ore di volo del 1985, siamo passati a 344 missioni con appena 683 ore di volo, alla stessa data di quest'anno. I lanci di acqua o ritardante, che l'estate passata furono 3627, si sono ridotti a 1394». Siete stati però aiutati anche dalla condizioni meteo rologiche. Fino a oltre metà luglio è piovuto in tutta Ita' lia. «E' vero. Ma se vediamo le conseguenze disastrose che alcuni incendi hanno avuto in Francia, specie in Costa Azzurra, in Spagna ed in Grecia, si deve parlare anche di un'efficienza notevole ormai raggiunta dall'organizzazione italiana. Anche se, lo dico sempre, non siamo ancora ai livelli auspicati e che co munque ci auguriamo di rag giungere nel giro di qualche anno». Quali sono i principali pròblemi della protezione civile nel settore antincendio? .11 numero insufficiente dei velivoli, l'addestramento degli equipaggi, l'organizzazione a terra. Abbiamo solo dieci aeroplani grossi: 4 Canadair, 5 G-222 e un C-130. La Francia ne ha ventidue e tutti gli altri Paesi europei, nonostante abbiano delle aree interessate agli Incendi meno vaste delle nostre, dispongono di oltre venti velivoli. Noi invece dobbiamo coprire l'intera lunghezza dell'Italia, dalla Liguria a Pantelleria e Lampedusa, e dobbiamo supplire con una notevole organizzazione operativa che prevede la dislocazione con grande rapidità delle forze di cui disponiamo, tenendo di volta in volta conto delle previsioni meteorologiche nelle varie zone». Ma ci sono anche gli elicotteri dell'esercito, i vigili del fuoco e le guardie forestali a darvi una mano... «Quando parlo dell'organizzazione a terra, mi riferisco proprio a questo. Per esempio, in Sardegna da tre anni ormai dichiariamo l'emergenza il primo luglio, sino a metà settembre. Mobilitiamo centinaia di vigili del tuo co della riserva che vanno a collocarsi, insieme con fore stali richiamati, in una serie di basi con torrette di osservazione. Nell'isola, c'è anche nello stesso periodo, un sistema di vigilanza aerea assicurato da due G-222 e da un eli cottero CH-47 dell'aviazione leggera dell'esercito. Abbiamo quindi sul territorio una rete che assicura anche una presenza preventiva e capillare». Ma gli aerei che mancano, quando arriveranno? «Entro quattro-cinque anni. Pensiamo di ottenere due velivoli l'anno. Anche se bisognerà fare 1 conti con i mezzi finanziari a disposizione e, come dicevo prima, con gli equipaggi. Già l'aeronautica militare fa abbastanza per noi Dagli Incendi ai terremoti. Per la scossa dell'altro g'orno a Messina ci sono state polemiche perché il personale dell'osservatorio locale era assente. Molti sono in ferie... «Succede anche d'inverno, durante I week-end. Ma non ha importanza: da alcuni anni abbiamo realizzato un sistema automatico di rilevazione, collocato in tutti gli osservatori, che concentra tutti i dati presso l'Istituto geofisico di Roma dove la presenza del personale è assicurata 24 ore su 24 per 365 giorni l'anno. Da qui, fra l'altro, la possibilità di calcolo dell'epicentro è più semplice che non elaborando i dati provenienti da ogni singolo osservatorio. Siamo anche in grado di cai colare, In caso di scossa di forte magnitudo, le possibili conseguenze distruttive». Avete anche una mappa delle abitazioni con gli anni di costruzione di ciascun fabbricato? «Delle principali zone sismiche, si. L'Istituto nazionale di geofisica ha fatto un enorme lavoro sulla base dell'ultimo censimento». Il «caso Senise» ripropone un altro grosso problema del nostro Paese, l'assetto idrogeologico. Cosa fa la protezione civile in questo settore cosi delicato? • Proprio l'altro giorno il Parlamento ha approvato definitivamente un decreto-legge che stanzia cento miliardi: dieci per l'intervento speciale a Senise, novanta per la sistemazione idrogeologica di altre zone. Il gruppo nazionale per la difesa dalle catastrofi del Consiglio nazionale delle ricerche, su incarico del mio ministero, ha già stilato una lista di priorità sulla base dei rischi esistenti nelle varie zone. Interverremo in tutta Italia: per quanto riguarda, ad esempio, il Piemonte già dalle prossime settimane avranno inizio lavori di consolidamento nella comunità della Dora Baltea canavesana, in quelle montane della Valle Antrona e dell'Ossola, nella Val Formazza, nel Comune di Carema, dove c'è già stato un inizio di grossa frana, con tre miliardi inter- verremo nel Comune di Quincinetto ed a Pieve Vergonte. Certo, la necessità di approvare una legge organica per la difesa del suolo è importante perché altrimenti per quanto si corra a tamponare le situazioni più critiche non si riesce a fare un'opera di massiccia ed efficace prevenzione nazionale». C'è già chi parla di unificazione della protezione civile in ambito europeo. Cosa c'è di vero? «Sono ancora intenzioni, ma siamo sulla buona strada. L'ideale sarebbe la costituzione di una sala operativa europea per gli interventi nei vari Paesi. Sarebbe solo un fatto organizzativo, con scambi di mezzi ed esperti anche in caso di disastri di origine industriale, che non comporterebbero alcuna spesa per la Comunità. Lanciammo l'idea lo scorso anno durante il semestre di presidenza italiana nella Cee. Abbiamo avuto l'adesione della Francia e degli altri Paesi mediterranei. Chi ha fatto, ma solo in principio, un po' di resistenza, è stata la Danimarca. Ora, però, il problema mi sembra superato. Sarebbe un'esperienza davvero interessante, oltre che rassicurante per milioni di cittadini europei». Ruggero Conteduca

Persone citate: Zamberletti